SOCIETÀ

Le maree nei bacini delle acque e l’innalzamento del mare, il caso Bretagna

Le maree superficiali sono un movimentato fenomeno, periodico e abbastanza regolare, di sollevamento e di abbassamento di alcune acque costiere dei bacini oceanici, causato dalle forze gravitazionali che agiscono nel sistema Terra-Luna-Sole, poi influenzato sia dal clima che dal meteo. Risultano così un’abitudine quotidiana abbastanza scontata per chi vi risiede, un’attrazione straordinaria per turisti e visitatori occasionali, un originale laboratorio di ricerca per scienziati di varie discipline. Sostanzialmente, vengono provocate dall’azione combinata di due forze: l’attrazione gravitazionale esercitata dalla Luna sulla massa acquea e la forza centrifuga che nasce dal movimento reciproco della Terra e della Luna nello spazio del sistema solare. La Terra ruota intorno al proprio asse e, contemporaneamente, Terra e Luna insieme compiono un moto di rivoluzione intorno a un asse ideale, che corrisponde in prima approssimazione al moto orbitale della Luna intorno alla Terra. Nell’arco di uno stesso giorno, luoghi marini accanto alla superficie terrestre subiscono l’azione di due forze cicliche e variabili nel tempo.  

In base alla loro periodicità, dal punto di vista astronomico, è possibile abbozzare una classificazione: maree diurne, quando si verifica una sola alta marea e una sola bassa marea al giorno; maree semidiurne, quando si verificano due alte e due basse maree più o meno ogni giorno e di ampiezza poco diversa; maree miste, quando si verificano due alte e due basse maree circa al giorno di ampiezza molto diversa. Frequentemente, la condizione di alta marea si verifica nelle acque costiere due volte al giorno ma non proprio ogni 24 ore, circa 50 minuti in più, quando la Luna transita sul meridiano locale, è più vicina e l’acqua si “rigonfia”; poi approssimativamente 12 ore e 25 minuti più tardi, quando transita sullo stesso meridiano agli antipodi (nel luogo diametralmente opposto sulla superficie terrestre). Non appena completato il flusso di alta marea (colmo), si realizza il riflusso del livello marino che culmina, dopo oltre 6 ore, con la bassa marea (cavo), quando la zona interessata si trova alla massima distanza dall’allineamento con la Luna. Analogamente alla Luna, pure il Sole produce un’azione di marea, che risulta però meno efficace a causa della maggiore e notevole distanza dalla Terra. Nei giorni di Luna piena e di Luna nuova, quando Sole, Luna e Terra sono astronomicamente allineati, le maree hanno intensità o ampiezza massima (maree vive).  

Alcuni litorali dello stesso oceano o mare non conoscono maree di rilievo, invece in altri sono regolari e periodiche (soprattutto nel Pacifico). Influiscono, ovviamente, numerosi aspetti morfologici come: la superficie della massa d'acqua, la differenza di profondità dei fondali, la forma della costa (più o meno piana o “inclinata”), la presenza di baie e stretti, di fiumi affluenti ed estuari con relativi sedimenti. Non a caso, in italiano il termine ruota geograficamente intorno al “mare” (Mediterraneo), inteso come bacino acqueo; mentre, in diverse lingue nordiche si coglie ancora oggi il collegamento tra marea e tempo, tide e time in inglese, getijde e tijde in olandese, Gezeiten e Zeit in tedesco. Come è noto, anche le coste dell’Alto Adriatico e soprattutto la laguna di Venezia conoscono un peculiare fenomeno delle maree, condizionato dall’aumento del livello del mare, dalla subsidenza e dall’erosione.


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Se la Terra fosse interamente ricoperta dagli oceani su fondali omogenei, le forze gravitazionali produrrebbero maree uniformi. Invece, la presenza delle terre emerse e le differenze tra i vari bacini oceanici (e fra i vari mari) fanno sì che le maree abbiano “irregolarità”, ritardi frequenze intensità differenti da zona a zona. Si hanno, di conseguenza, località in cui le maree non ci sono; altre in cui si presentano con pochi minuti di ritardo rispetto al passaggio della Luna sul meridiano locale; altre in cui il ritardo è di alcune ore; altre ancora come detto con soltanto un flusso e un riflusso proprio giornalieri; località in cui la differenza del livello del mare tra alta e bassa marea è notevole (per esempio, nella Baia di Fundy in Nuova Scozia l’ampiezza è di 19,6 metri) e altre dove invece è ridotta. Negli oceani e nei mari ci sono anche alcuni punti singolari (considerati anfidromici) non coinvolti dalle oscillazioni di marea. Possono, inoltre, influire dinamiche climatiche e meteorologiche, un po’ come per le “onde” di ogni giorno sulla superficie marina: la marea può essere considerata un'onda estesa, detta appunto onda di marea, di lunghezza eguale alla semicirconferenza terrestre e periodo di 12 ore 25 minuti. 

Non c’è probabilmente miglior posto della costa atlantica bretone per lo studio delle maree, in quelle terre del Nord-ovest della Francia esce con molti mesi d’anticipo un annuario cartaceo delle maree (già circola da agosto quello del 2026): chi vi naviga o nuota, in vario modo, deve farvi obbligatoriamente riferimento. Ed è famosissimo al mondo il caso di Mont-Saint-Michel, lo stupore suscitato dal mare che invade durante l’alta marea l’intero territorio che l’imponente pittoresca rocca medievale dal resto della costa. Circa due volte al giorno l’enorme struttura edificata diventa praticamente un’isola, il mare avanza vertiginosamente dalla linea di bassa marea, lontana qualche chilometro dalla costa, preceduto da un rombo sordo che coinvolge l’udito oltre che la vista. Mille rivoli di acqua marina riconquistano un terreno poco prima asciutto, in un tumulto di schiume che, secondo la descrizione di tanti scrittori come qui Victor Hugo, “avanza rapido quanto un cavallo al galoppo”. Flussi e riflussi con innumerevoli risvolti storici e letterari

In Bretagna e in altri ambienti costieri caratterizzati dalle maree, gli alberghi indicano ogni mattina gli orari delle maree di quel giorno, non necessariamente accanto alle previsioni meteorologiche (o dei venti e della pressione). Chi va in spiaggia può organizzarsi: per alcuni intervalli di ore la spiaggia scompare ed è preferibile restare in alto sopra il muro retrostante; in altri è estesa e l’eventuale ingresso in acqua nelle stagioni “balneabili” risulta lento e tranquillo; in altri ancora si deve essere vigili (magari “armati” di macchine fotografiche a documentare le variazioni). Ed è l’intera vita umana sulla costa che si adatta: chi va in barca, a vela o meno; chi fa windsurf o immersioni; chi pesca, sulla riva o “a largo”, e così via. Allo stesso modo uccelli e pesci hanno imparato a tener conto della situazione, come quasi ogni altra specie vivente, animale e vegetale. Non è una novità, certo; ma lo sono le modalità e l’evoluzione.  

Ciò vale in particolare ora, che sono in corso cambiamenti climatici antropici globali e, fra gli effetti, esiste l’innalzamento del livello del mare, accanto agli altri fenomeni di inquinamento e acidificazione.


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Segnaliamo poi che, dopo oltre vent’anni di trattative, il Trattato ONU per la protezione dell’alto mareha avuto la ratifica decisiva dal 20 settembre scorso, entrando così in vincolante vigore a partire dal 17 gennaio 2026, permettendo forse di proteggere meglio la biodiversità nelle acque internazionali, finora rimaste in gran parte prive di tutela. Il sessantesimo paese ha depositato la ratifica, il Marocco, sull’Atlantico e sul Mediterraneo come la Francia, a oltre due anni dalla stipula dell’accordo

Il rialzo del livello medio può aumentare la frequenza di inondazioni e alte maree “estreme”, mentre la diminuzione della massa d'acqua può ulteriormente ridurre l'altezza delle basse maree. D’altra parte, le maree possono anche essere utilizzate per produrre energia e, anche in questo caso, vanno monitorati attentamente impatti ed effetti sugli ecosistemi, a breve e a lungo termine. Proprio in Bretagna settentrionale esistono due delicati enormi impianti di energie “rinnovabili”, uno antico e sulla costa (idroelettrico da quasi sessanta anni), uno recentissimo e in alto mare (eolico), il cui funzionamento va sottoposto ad attenta valutazione culturale e scientifica, intersecante variabili sia astronomiche che climatiche. La centrale mareomotrice dell’estuario del fiume Rance è stata inaugurata nel 1966 (dopo sei anni di complessi lavori ingegneristici e tecnici) e si trova appunto in una delle regioni del mondo dove le maree hanno l’ampiezza maggiore (13,50 metri). La diga relativamente piccola fu costruita “a secco”, il corso del fiume interrotto per tre anni sulla costa fra le punte della Briantais, lato destro (Saint-Malo), e della Brebis, lato sinistro (Dinard).  

Si tratta ora di una delle due sole centrali al mondo (l’altra in Corea del Sud, successiva) a produrre elettricità in modo industriale sfruttando la forza delle maree per un fabbisogno elettrico di quasi 250 mila abitanti. Sotto l’attuale asse stradale, un ponte fra le due città (prima vicine ma scollegate) poggiato come tutto l’impianto su solide “granitiche” sponde, vi sono 24 turbine Edf, all’interno di cassoni cilindrici autonomi e separati l’uno dall’altro. La marea riempie e svuota l’estuario (tutto con acque salate per venti chilometri) due volte al giorno; le turbine funzionano in entrambi i sensi della “direzione” del mare (con complicate questione connesse sia alla profondità dell’installazione sul fondo che alla verticalità e orizzontalità della spinta); si allungano così le ore di produttività dell’energia idroelettrica; non vi è emissione diretta di gas serra e molte specie di pesci e piante hanno avuto adattamenti vitali; il traffico auto e la navigazione nell’estuario hanno avuto facilitazioni (pur con orari specifici). 

Da due anni è, inoltre, operativo il mega impianto eolico offshore con 62 pale al largo di Saint-Brieuc situato a sedici chilometri dalla costa bretone settentrionale (poco a nord della stessa diga della Rance). Con una potenza totale di 496 MW, alimentato dalle turbine Siemens Gamesa, è in grado di produrre circa 1,8 TWh di energia all'anno, sufficienti a coprire il nove per cento del fabbisogno elettrico della Bretagna (all’incirca lo stesso della diga). Qui contano i venti distanti dal mare più delle maree costiere, certo; tuttavia, l’installazione ha dovuto molto tener conto delle correnti, delle onde e dei medesimi fenomeni marini. Alla vista, francamente, le pale bianche non disturbano il paesaggio, si confondono fra le vele e le imbarcazioni, fra i colori e le nuvole dello splendido bacino atlantico. Quegli stessi che si vedono da ogni porto e città della costa, in particolare da Saint-Malo, antica perla di viaggiatori e corsari, oggi residenza di quasi cinquanta mila stabili cittadini francesi e circa duecentocinquanta mila turisti estivi di tutto il mondo.  

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