SOCIETÀ

Sostenibilità ambientale: i tentativi "green" della musica live

Nell’ultimo periodo, il settore discografico, soprattutto quello legato alla musica live, sta prendendo coscienza della necessità di rendere i concerti più green e meno impattanti dal punto di vista ambientale. Diversi eventi si stanno muovendo in questa direzione e diversi gruppi, con una risonanza internazionale, stanno spingendo verso questi aspetti. Tra questi, i più rinomati sono sicuramente i Coldplay, che hanno sospeso per alcuni anni i loro concerti prima di trovare una formula più sostenibile e i Massive Attack. Ci sono, poi, anche realtà ben consolidate sul territorio, anche in Italia, che si occupano di Festival importanti e che fanno del lato “verde” un loro cavallo di battaglia. Tra queste c’è lo Sherwood Festival di Padova, che si svolge ogni anno nel mese di luglio, e che ha fatto della sostenibilità uno dei suoi capisaldi. Fin dagli anni Novanta, il festival ospita cantanti e musicisti di fama internazionale, ed è ormai un’istituzione in città e nel territorio veneto.

Alex Favaretto, direttore artistico dello Sherwood, ci ha illustrato nel dettaglio i progetti e le strategie che hanno adottato per rendere il festival sempre più green.

“Dal 2018 – ci spiega Favaretto – abbiamo avviato una campagna, Sherwood changes for Climate Justice, che punta a compensare, attraverso una serie di azioni concrete, il nostro impatto ambientale durante il mese del festival. Il nostro obiettivo a lungo termine è quello di diventare un festival a impatto zero entro il 2030”.

Per raggiungere questo scopo, Lo Sherwood è diventato uno dei primi festival plastic free in Italia, poiché i piatti e i bicchieri utilizzati sono tutti costituiti da materiali compostabili; viene posta particolare attenzione alla raccolta differenziata, e si utilizza solo energia rinnovabile.

“Inoltre – continua il direttore artistico – collaboriamo con WOW Nature ed Etifor, due società di consulenza ambientale, e tutto ciò che produciamo lo tramutiamo in alberi, che vengono piantati non solo in Italia, ma anche in Vietnam – com’è stato fatto negli anni scorsi - e, quest’anno, in Burchina Faso”.

Mettendo insieme i dati sul consumo di carburante per raggiungere il festival e quello di materie prime, gas ed energia, Etifor e WOW Nature – attraverso l’analisi carbonica -, valutano ogni anno l’impatto ambientale dello Sherwood: si stima che, dal 2018, le emissioni siano state abbattute del 50%.

Considerando che lo Sherwood è stato uno dei primi festival in Italia a intraprendere queste iniziative a sostegno dell’ambiente, Favaretto afferma che il riscontro da parte del pubblico e dei media è stato altamente positivo: l’evento dà ogni anno un contributo importante alla città di Padova e non solo, rendendo chi partecipa più attento a proteggere e salvaguardare l’ambiente. Inoltre, il festival costituisce un vero e proprio modello per altri eventi del genere, che sono diventati più green e sostenibili proprio sulla scorta di quanto fatto a Padova.

“Gli eventi musicali – conclude Favaretto – hanno un ruolo importante per la salvaguardia del nostro pianeta, poiché il loro impatto ambientale è molto rilevante. Purtroppo, però, in Italia noto molta attenzione su questo aspetto da parte degli eventi medio piccoli, ma meno in quelli più grandi, come i concerti nelle arene e negli stadi, che invece andrebbero spinti ancora più fortemente verso una maggiore sostenibilità”.

Tuttavia, a livello internazionale, non mancano artisti di fama mondiale che hanno reso i loro concerti sempre più green: Ne sono un esempio recente i Massive Attack che, lo scorso 25 agosto, hanno realizzato a Bristol Act 1.5, un concerto a impatto ambientale ridotto. Da diversi anni, il gruppo ha intrapreso importanti azioni concrete per ridurre l’inquinamento dovuto ai concerti: nel 2019, la band ha utilizzato, per spostarsi da una città all’altra durante il suo tour, solo i treni, evitando gli aerei, i più inquinanti tra i mezzi di trasporto. Nel 2020, poi, il gruppo si è schierato al fianco degli ambientalisti contro l’espansione dell’aeroporto di Bristol, invitando le autorità a non trascurare la gravità dell’emergenza climatica.

Perciò, l’evento del 25 agosto è stato solo uno dei tanti interventi dei Massive Attack a favore della sostenibilità ambientale. Per il concerto, la band è stata supportata da Charly McLachlan, che dirige il Tyndall Centre for Climate Change Research a Manchester. La collaborazione tra il gruppo e questo centro di ricerca va avanti da diversi anni: fin dal 2019, McLachlan valuta l’impatto degli eventi della band, misurandone le emissioni di carbonio e fornendo utili suggerimenti per rendere i concerti sempre più green.

Per questo, Act 1.5 è frutto di un vero e proprio lavoro di squadra, che ha unito la volontà di questi artisti di incidere positivamente sul mondo e sulla società e l’esperienza di studiosi che li hanno spinti nella giusta direzione per cambiare le cose. Già dal nome – che richiama l’accordo di Parigi sul clima, il quale prevede di limitare l’innalzamento della temperatura globale a 1.5 gradi -, l’obiettivo di Act 1.5 appariva chiaro: doveva essere un evento sostenibile, e arrecare meno danni possibili all’ambiente circostante. L’intento è stato perseguito attraverso diverse iniziative, che hanno coinvolto anche il pubblico che ha partecipato all’evento. Per prima cosa, l’intero concerto è stato alimentato da energia rinnovabile e batterie, con led e luci a basso consumo; inoltre, per assemblare e spostare le batterie, sono stati utilizzati camion elettrici. Ciò ha consentito di risparmiare circa 2000 litri di diesel, riducendo le emissioni di carbonio di 5.340 chilogrammi. Infine, sono stati previsti incentivi per chi viaggiava in treno, con il trasporto gratuito con un autobus elettrico dalle due stazioni principali di Bristol fino al luogo dell’evento, e sono stati messi a disposizione cinque treni in più dopo la fine del concerto. Anche l’offerta alimentare era completamente sostenibile, ed è stata adottata una politica di zero rifiuti in discarica.

Saranno necessari ulteriori studi, interviste a collaboratori e partecipanti e raccolte di dati per avere un’idea più precisa di quale sia stato l’impatto del concerto, e i ricercatori prevedono di pubblicare un rapporto entro la fine dell’anno; intanto, i Massive Attack hanno dato sicuramente un contributo importante per un cambio di direzione della musica live, che tenga conto anche del suo influsso negativo sull’ambiente e che tenti di ridurlo il più possibile.

I Massive Attack non sono gli unici artisti ad apportare il proprio contributo per arginare il problema dell’inquinamento ambientale; anche i Coldplay stanno facendo molto, come hanno dimostrato durante il loro ultimo tour. Attraverso una strategia costosa e imponente, sarebbero riusciti a ridurre il loro impatto addirittura del 59%: questo importante risultato è stato ottenuto grazie all’utilizzo di pannelli solari ed energia pulita, all’idea di piantare un albero per ogni partecipante ai concerti e con l’aiuto di particolari dispositivi, come una pista da ballo cinetica che consente al pubblico di generare energia per alimentare gli spettacoli, o cyclette che, pedalando, ricaricano gli impianti.

Ovviamente, c’è ancora tanto da fare perché la musica live riduca ulteriormente il suo impatto. Infatti, alcuni artisti tendono a trascurare questo aspetto: non mancano, ad esempio, le polemiche su Taylor Swift, per l’eccessivo uso dei suoi due jet privati, e per l’elevato consumo di energie e risorse che caratterizza i suoi concerti. Tuttavia, come abbiamo visto, i segnali di un cambio di rotta ci sono, e la sostenibilità sta assumendo un valore sempre più importante anche per il settore musicale.

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