CULTURA

Le "stanze private" di Maria Montessori

A scuola non dimostra interesse per nessuna materia in particolare e studia poco. Anziché ascoltare le lezioni, “organizzava giochi e scriveva commedie. Poco motivata a proseguire gli studi superiori [...], confessò di averci messo tanto tempo a capire le operazioni di aritmetica". È una bambina con un carattere forte e questo non sempre piace alle maestre, le quali spesso faticano a gestirla. Ma a casa, in famiglia, riesce a trovare il suo spazio felice: è ascoltata, sostenuta, circondata da affetto e attenzioni. Dall’infanzia all’età adulta, resta sempre molto legata ai suoi genitori e nel 1915, mentre si trova a San Francisco, scrive una lettera al padre, per ringraziarlo di tutto l'amore e il sostegno ricevuto. È già una donna di 45 anni eppure resta teneramente una figlia: "Mio caro e dolce Papà, hai fatto così tanto per me dal tempo in cui mi rimboccavi le coperte cullandomi e cantandomi delle ninne nanne; e quando ero più grande mi hai sostenuta dandomi tutto ciò che avevi e sacrificandoti per permettermi di continuare a studiare, per sedici anni dopo la mia laurea in Medicina. Non chiedevi nient’altro che la mia felicità. Papà carissimo, con i tuoi capelli bianchi e il tuo cuore così generoso, onesto, leale, […] spero di averti ricambiato, di averti dato soddisfazione e conforto. La tua bambina". Quella “bambina” si chiama Maria Montessori. 

Scritto da Martine Gilsoul e Charlotte Poussin, e recentemente pubblicato da Giunti, si intitola Maria Montessori. Una vita per i bambini e, attraverso un percorso di esplorazione che ne riprende le lettere e gli scritti, racconta tappe, conquiste e rivoluzioni di una donna dotata di straordinaria intelligenza e determinazione, ma sceglie, soprattutto, di approfondirne gli anni della crescita, le esperienze di giovinezza, le svolte, esplorando la parte più umana, fragile, intima, rivelando dettagli che vanno oltre il famoso "metodo" e aiutandoci a superare quell'immagine di lei che siamo abituati a rievocare ogni volta che ne pronunciamo il nome: una donna già in età matura, geniale pedagogista dai capelli bianchi, circondata dai suoi bambini, ritratta nella banconota delle mille lire (per tanti anni rimasta nei nostri portafogli).

La storia di Maria Montessori inizia nella sua casa natale a Chiaravalle, poi tra i banchi di scuola e tra quelli universitari, come studentessa di medicina (è la terza donna iscritta alla facoltà di Medicina di Roma). La sua vita privata rivela aspetti sconosciuti e alcune sorprese. Qualche esempio: "Assente nell’infanzia di suo figlio Mario [...] si riscattò svolgendo con passione il ruolo di nonna con i quattro nipoti", e ancora, "per rilassarsi leggeva soltanto romanzi polizieschi, gli unici libri che secondo lei valeva la pena di leggere, dopo le pubblicazioni scientifiche, perché aveva letto tutti i grandi classici", spesso inoltre "si sentiva incompresa e ciò la spingeva a moltiplicare gli sforzi per essere convincente [...] Ribadiva senza sosta le sue idee per lottare contro i pregiudizi troppo radicati, anche a rischio di non piacere, cosa di cui non le importava molto se il gioco valeva la candela".

"Cosette mise la bambola sopra una sedia, poi sedette in terra davanti ad essa e rimase immobile, nell'atteggiamento della contemplazione. Gioca Cosette!, disse il forestiero. Sto giocando!, rispose la bambina". La scena da I Miserabili di Victor Hugo risuona familiare: anche chi conosce poco la lezione montessoriana riuscirà qui facilmente a ritrovarne il senso, la sintesi perfetta. Per ricordare Maria Montessori, a 70 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 6 maggio 1952, torniamo a sfogliare anche il saggio della giornalista e scrittrice Cristina De Stefano, pubblicato nel 2020 da Rizzoli, in occasione dei 150 anni dalla nascita. Il bambino è il maestro, vita di Maria Montessori inizia con Maria bambina: ha sei anni e "detesta tutto fin dal primo giorno", organizza commedie, è una attrice nata, è appassionata di libri, ma non studia e, per evitare di fare i compiti, a casa finge forti emicranie.

"In silenzio, inizia la sua rivolta personale contro l’istituzione. Una specie di sciopero dell’attenzione, che la porta in pochi mesi a essere l’ultima della classe". Ha una vivace parlantina, non le manca il carisma, ma a scuola fatica e “quando passa l’esame finale delle scuole elementari [...] ha tredici anni e sembra la sorella maggiore delle sue compagne, che ne hanno dieci”.

”Fino all’impatto catastrofico con la scuola, ha avuto un’infanzia felice, figlia unica e amatissima di due genitori già anziani", scrive De Stefano. Come già si diceva, i genitori la amano, la sostengono e, una volta cresciuta e terminata la scuola, la madre la incoraggia a iscriversi all'università, invece "il padre spera voglia fermarsi. È orgoglioso di questa figlia brillante, ma teme di ritrovarsi in casa una di quelle donne che i pregiudizi di quel tempo descrivono come mascoline, tutte prese dagli studi e incapaci di essere mogli e madri. Quando la ragazza dichiara di voler diventare medico, è contrario ma sa che non ha nessuna possibilità di opporsi. Se madre e figlia si alleano, lui è sconfitto in partenza. Ha un carattere mite, poco portato allo scontro". 

De Stefano ripercorre gli anni universitari, gli studi di medicina trascorsi non senza incontrare difficoltà. Racconta aneddoti, uno tra tutti: quello della prima lezione di dissezione di un cadavere che segnerà una svolta, anche e soprattutto, per il suo futuro di pedagogista. "La prima lezione di dissezione è drammatica. Il professore solleva il lenzuolo scoprendo un cadavere femminile: È una giovinetta! disse il Dottore. Di giovinetta c’ero anch’io lì dentro. Tutti mi guardarono. Quando uno studente allunga una mano e inizia a palpare un seno, Maria non regge più e scappa dall’aula. Attraversa di corsa il parco del Pincio, il cappello aggiustato in fretta sul capo e i libri stretti al petto. Sotto un albero vede una mendicante, seduta per terra con il figlio. A quella vista rallenta, senza un motivo. È soprattutto il bambino ad attirare la sua attenzione. Come la madre, è coperto di stracci, ma sembra essere altrove, immerso nell’osservazione di una strisciolina di carta rossa che tiene in mano, passandola lentamente tra le dita. Raccontando l’episodio, Maria Montessori ricorderà soprattutto questo dettaglio. Quello che vede le parla, senza che lei sappia bene perché. Non immagina che tanti anni dopo, studiando l’impressionante capacità di attenzione dei bambini, cambierà per sempre il modo di pensare la pedagogia".

"La persona tra le cui mani questo metodo è nato non aveva nessuna intenzione di diventare un’educatrice e tanto meno di inventare un metodo di educazione. Io fui tra le prime donne in Italia, che, giovanetta verso i quattordici anni di età, andò in una scuola secondaria maschile – appunto perché per le donne non c’erano nel mio paese altre vie aperte che quelle dell’educazione, che non mi attraevano. – Così, arrampicandomi per vie incerte, iniziai i miei studi di matematica con l’intenzione primitiva di diventare un ingegnere, poi un naturalista e infine mi fissai negli studi di medicina", Maria Montessori, Il peccato originale, a cura di F. De Giorgi, Brescia, La Scuola, 2019,


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Quali parole usare per descriverla? Medico, educatrice, ideatrice del metodo che porta il suo nome, antropologa, attivista per i diritti dell'infanzia - partendo dalle condizioni dei bambini ricoverati negli ospedali psichiatrici - e delle donne, fondatrice della Casa dei bambini. Autrice nel 1909 de Il metodo della pedagogia scientifica, Maria Montessori è stata una figura di straordinaria umanità, sensibile verso le ingiustizie subite dalle classi più povere e disagiate, una scienziata, una femminista, una intellettuale dalla vita pienissima, madre di un pensiero pedagogico senza tempo e di una avventura internazionale diventata eredità per generazioni di insegnanti ed educatori di tutto il mondo.


 

Casa Montessori Chiaravalle

Maria Tecla Artemisia Montessori, questo il suo nome completo, nasce il 31 agosto 1870 a Chiaravalle, in provincia di Ancona, in una famiglia della piccola borghesia. Il padre Alessandro (1835-1915) è laureato in matematica e, prima del trasferimento al Ministero delle Finanze di Roma, è ispettore dell'industria del tabacco, lavoro che lo porta a spostarsi da una città all'altra, fino ad arrivare appunto a Chiaravalle. La moglie è più giovane, ha sette anni meno di lui: si chiama Renilde Stoppani (1842- 1912), è marchigiana, di Monte San Vito, e viene da una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Dall'amore tra Alessandro e Renilde nasce Maria, una bambina molto amata.

Nel dicembre 2021, dopo un lungo restauro, la sua casa natale a Chiaravalle è diventata una casa-museo. L'appartamento di 130 metri quadrati in un palazzo del centro al civico 10, con quattro finestre affacciate su Piazza Mazzini, ha accolto i primi anni di vita di Maria ed "è la casa fatta di stanze che si fa invenzione e progetto, esperienza e ricordo, prospettiva infinita del pensiero di Maria Montessori. Luogo del racconto – la donna, la madre, la studiosa, la viaggiatrice, la scienziata, la pedagogista – che connette Chiaravalle al mondo".

Il progetto di riqualificazione porta la firma di Cristiana Colli e si offre come "luogo di conoscenza ampia e non convenzionale, di raccoglimento e contemplazione, di disseminazione". La casa ricostruisce le mappe della ricerca esistenziale e scientifica di Maria Montessori "come riappropriazione, ennesimo ritorno a casa dopo quello dell’ottobre del 1950, un anno dopo l’ultimo viaggio in India, quando – al culmine del successo – realizza il desiderio di rivedere Chiaravalle. Accolta dal sindaco Molinelli, in una occasione memorabile e densa di commozione, le vengono tributati i più grandi onori. Dirà al figlio Mario: Adesso sono contenta, anche se muoio ho rivisto il mio paese. Nata sul mare Adriatico, Maria Montessori morirà sul Mare del Nord, nella casa di vacanza della famiglia Pierson a Noordwijk aan Zee, il 6 maggio 1952".

L'appartamento di Chiaravalle è diviso in cinque stanze, ognuna con un nome: la Stanza della mappa, la Stanza del metodo, la Stanza 3.0, la Stanza di lettura e la Stanza verde, aperta al cielo, con i bulbi dei tulipani come ideale raccordo tra la terra natia e l’Olanda, terra di adozione. In esposizione qualche cimelio concesso dai discendenti, un sari regalato da uno studente indiano a Londra, l’housecoat, le prime edizioni di pubblicazioni essenziali, l’immagine dell'aula dalle pareti di vetro, la demonstration classroom esposta alla Panama-Pacific International Exposition di San Francisco nel 1915, e le 1000 lire con il suo volto, stampate dal 1990 al 1998. Fino all'8 maggio Chiaravalle ospita Cosmi - Costruire mondi con l'immaginazione, festival dedicato all’educazione e alle scienze umane che prevede visite alla Casa Montessori.

Per approfondire

“Il bambino non è debole e povero; il bambino è padre dell’umanità e della civilizzazione, è il nostro maestro anche nei riguardi della sua educazione. Questa non è una esaltazione fuori misura dell’infanzia, è una grande verità”, Maria Montessori.

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