Nel 2020 la Mandragola di Niccolò Machiavelli compie 500 anni. Forse. In realtà il problema della sua datazione è piuttosto complesso, ma noi cogliamo la nostra ultima occasione per farle gli auguri di buon compleanno, visto che oltre a essere un'opera godibile è stata anche importante per conoscere meglio il fiorentino del Cinquecento.
"Per quanto riguarda la data – dice Andrea Afribo, professore di linguistica italiana – probabilmente non conosceremo mai quella precisa, ora ci sono addirittura ipotesi di retrodatazione che vanno fino ai primi del Cinquecento. Per quanto riguarda l'ipotesi del 1520, ci riferiamo soprattutto a Carlo Dionisotti, che la ritiene composta nel 1519 e poi rappresentata per la prima volta nel 1520.
La maggior parte degli studiosi, comunque, è concorde nell'indicare una data compresa tra il 1518 e il 1520". Ma ha davvero importanza, per i non linguisti, conoscere la data certa? La Mandragola un'opera interessante a livello contenutistico, una commedia che strizza l'occhio all'attualità e a personaggi che, mutatis mutandis, camminano ancora nelle nostre strade. La commedia prende le mosse dall'amore che prova Callimaco per Lucrezia, moglie dello stolido Nicia. Approfittando del fatto che la coppia non riesce ad avere figli, Callimaco si traveste da medico, e convince Nicia che l'unico modo per rendere la moglie feconda è darle una pozione di mandragola. C'è una sola piccola controindicazione: dopo aver assunto la "cura", il primo uomo che consumerà un rapporto sessuale con Lucrezia morirà. Il problema, comunque, è facilmente risolvibile: basta mandare al macello un garzone a caso. Nicia non ha alcun problema a sacrificare un garzone, ma lo turba un tantino l'idea che la moglie debba andare con un altro. Alla fine però si convince e per fortuna nessun garzone innocente viene sacrificato sull'altare della fecondità, perché a presentarsi a casa di Lucrezia sarà proprio Callimaco, nei panni di un garzone: la mandragola non ha, tra le sue proprietà, quella di uccidere amanti calienti.
E Lucrezia? Inizialmente è l'unica che si fa scrupoli per l'increscioso panorama che le si prospetta, ma per fortuna c'è sempre un prete compiacente a portata di mano: Fra' Timoteo la convince che a volte scendere a compromessi è doveroso in nome della famiglia. Alla fine per Lucrezia la nottata si rivela tutt'altro che noiosa: come replicarla? Facendo tornare in scena Callimaco nella sua interpretazione di falso medico, che viene assunto da Nicia per stare vicino alla moglie prima e dopo il parto, vivendo addirittura nella casa dell'amante.
Per le più recenti edizioni critiche la prima stampa non viene più presa come testo base perché scritta in una lingua normalizzata sulle regole di Pietro Bembo, che non era quella che utilizzava Machiavelli nei suoi scritti. Esiste invece un manoscritto, il Laurenziano Redi 129 che viene utilizzato come testo di riferimento da tutti i critici: qui la lingua non è stata normalizzata ed è un fiorentino vivo.
Il continuo passaggio tra il linguaggio più alto, utilizzato nei brani che parlano d'amore, e quello più basso e quasi osceno, dà un quadro abbastanza completo della lingua parlata a Firenze nel Cinquecento: la maggior parte dei testi dell'epoca seguivano la norma linguistica dettata da Bembo, che trovava i suoi modelli sì nel fiorentino, ma in quello letterario (Bocaccio per la prosa e Petrarca per la poesia) e non in quello effettivamente parlato. Era insomma una lingua costruita, che aveva poco a che fare con quella che forse gli stessi autori usavano ogni giorno. Machiavelli non si era però mai piegato alla norma del Bembo e nella Mandragola troviamo una piccola miniera di termini ed espressioni che erano presenti nell'uso dell'epoca.
"È una commedia corale – prosegue Afribo – con personaggi diversi per carattere, estrazione sociale, età: il toscano di Bembo non era adatto per rendere questa pluralità: la Mandragola è importante a livello linguistico, perché fa capire che il tosco-fiorentino di Bembo non aveva molto a che fare con il fiorentino contemporaneo, e che quindi mal si adattava ai testi realistici e alla simulazione di parlato. Particolarmente interessante è il modo di parlare di Nicia: cerca di esprimersi in modo forbito, anche utilizzando i proverbi, ma dalle sue interiezioni stupite emerge tutto il distacco da una realtà che lo spiazza di continuo".
La lingua, insomma, non mente, e tramite le parole emergono le caratteristiche di ogni personaggio: dalla stupidità di Nicia all'entusiasmo un po' incredulo di Callimaco, fino ad arrivare alla scintilla di furbizia del personaggio femminile. Sia per i linguisti che per i semplici appassionati di letteratura, la Mandragola è una commedia che si riprende in mano sempre volentieri. Il suo (ipotetico) compleanno è un'ottima occasione per approfittarne.