In principio c'era il VACMA (Veille Automatique Control par Maintien d'Appui), chiamato affettuosamente "pedale dell'uomo morto", forse perché "pedale dell'uomo abbioccato" non sortiva un effetto abbastanza drammatico. Questo pedale, inventato in Francia e importato in Italia, era l'incubo di ogni macchinista, che ogni 55 secondi doveva dimostrare al suo stesso treno di essere vivo e possibilmente sveglio: per farlo doveva rilasciare la pressione che esercitava costantemente sul pedale, e se non lo faceva a intervalli di 55 secondi come prima cosa scattava una sirena di avvertimento e poi, se la sirena veniva ignorata nei due secondi e mezzo successivi, il treno si riprendeva il controllo e frenava, perché "pensava" che il guidatore fosse morto/addormentato/preso da un attacco improvviso di dissenteria.
Per anni attorno all’Uomo Morto si sono scatenate proteste sindacali e polemiche di ogni tipo, tanto che è stato ritirato e riproposto in diverse forme. Se di primo acchito la cosa può far sorridere, meno divertente risulterà sapere che alcuni macchinisti, in coma vigile, continuavano a fare il gesto di premere sul pedale.
Se si chiede a un operatore di call center qual è la cosa che lo stressa maggiormente, ci sono buone possibilità di sentirsi rispondere che è il dovere di passare la chiamata entro 60 secondi se non è in grado di risolvere il problema del cliente. La conseguenza di un errore reiterato è un richiamo da parte dei superiori, mentre nel caso del macchinista era il blocco della circolazione, e l'ennesimo disagio per tutti i passeggeri. Certo, l'ansia del macchinista potrebbe sembrare un piccolo prezzo da pagare per la sicurezza, ma è dimostrato che compiere scientemente un atto ripetitivo sottrae una certa dose di concentrazione a tutto il resto, quindi il macchinista potrebbe non accorgersi che qualcosa non funziona, mettendo in pericolo se stesso e i passeggeri. A questo si aggiunge il fatto che questi meccanismi hanno consentito di passare al macchinista unico, "rivoluzione" da sempre criticata dagli addetti ai lavori: se un macchinista dovesse sentirsi male in una galleria, chi potrebbe portare il treno in direzione dei soccorsi? La politica dei tagli è sempre più sorda al benessere dei dipendenti.
Alcune ASL, per esempio quella di Prato, e due studiosi, Bagnara e Bergamaschi dell'università di Tor Vergata, hanno contribuito a certificare chel'Uomo Morto contrastava con le norme della legge 626 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, perché introduceva elementi di monotonia e di ripetitività espressamente vietati, quindi il pedale è stato sostituito con altri meccanismi manuali e meno ripetitivi che assolvevano la stessa funzione: su tutti i treni, infatti, c'è il SCMT (Sistema di Controllo Marcia Treno) che prevede solo una pedalata iniziale e registra la correttezza di determinati standard, come per esempio la velocità; se non vengono rispettati, frena in automatico.
Di recente, solo in alcuni treni, è stato reintrodotta una variante del VACMA: la pedalata regolare, in questo caso, può essere sostituita da altre azioni che presuppongono un macchinista vivo e vegeto, come la frenata e il suono della tromba. Sarebbe quindi meno invasivo dell'Uomo Morto, ma costituirebbe comunque un passaggio ulteriore e forse non fondamentale nella gestione del treno.
Ora però c'è una novità che potrà cambiare tutta questa procedura e, si spera, rendere meno macchinosa l’attività del dipendente delle Ferrovie: il problema verrà letteralmente risolto con un battito di ciglia, perché un software sviluppato dall’Istituto superiore di Sant’Anna dell’università di Pisa permetterà di verificare se il macchinista è vigile: una telecamera inquadrerà il volto del conducente del treno, e verrà fatto partire un allarme se non si registra lo sbattimento delle palpebre. Se il conducente non risponde all'allarme, il treno frenerà automaticamente.
Per ora il software sarà installato su 14 treni Jazz piemontesi entro aprile 2019, ma probabilmente si diffonderà ulteriormente nei prossimi anni.
"Sbatti le palpebre se stai bene" non sarà più solo la frase che si sentirà nei film quando l’eroe di turno si risveglia dopo un incidente, ma anche il mantra dei macchinisti. Del resto è sempre meglio di "testa bassa e pedalare".