SOCIETÀ

UE, la promessa della svolta green

L'ex ministro della difesa tedesco Ursula von der Leyen è stata eletta presidente della Commissione Europea, succedendo al lussemburghese Jean-Claude Juncker. 

In un discorso pronunciato nel Parlamento europeo poche ore prima della sua elezione, von der Leyen ha dichiarato che i cambiamenti climatici saranno in cima alla sua agenda e ha affermato che intende dare priorità al clima e all'ambiente in tutte le aree politiche dell'UE.  

In effetti il tema dei cambiamenti climatici ha svolto un ruolo decisivo per la sua elezione, dopo che liberali, socialisti e l'alleanza dei gruppi verdi avevano chiesto a von der Leyen di rafforzare la sua piattaforma climatica come condizione per il loro sostegno.

Dopo l’elezione, il nuovo presidente si è già impegnato a rafforzare i precedenti obiettivi UE di taglio delle emissioni di gas serra entro il 2030, dal 40% al 55% rispetto ai livelli del 1990, anno di riferimento da quando fu approvata nel 1992 la Convenzione ONU sul clima. 

Von der Leyen ha inoltre assicurato che si impegnerà affinché l'UE riprenda il suo storico ruolo di guida e di avanguardia nei negoziati ONU sul clima, a partire dalla prossima Conferenza delle Parti della Convenzione sul clima (dicembre 2019, a Lima) e che incoraggerà le altre principali economie del pianeta ad aumentare le loro ambizioni di contrasto ai cambiamenti climatici entro il 2021.

L'obiettivo di taglio ai gas-serra più ambizioso rispetto a quello della precedente Commissione - che dovrà comunque trovare il consenso delle nazioni europee attraverso il Consiglio d’Europa - è un passo avanti fondamentale nella direzione della indicazioni della comunità scientifica, che chiede di tagliare l'attuale livello di emissioni mondiali del 50% entro il 2030 e poter coltivare la speranza di mantenere il riscaldamento globale entro il tetto di 1,5°C rispetto all’inizio dell’era industriale (1750 circa).  Nel 2018, la temperatura media globale aveva già superato 1,2°C.

Von der Leyen ha anche annunciato un "Patto Verde per l’Europa" nei suoi primi 100 giorni di mandato. Questo Patto prevede l’approvazione di una legge per rendere l'Europa carbon neutral entro il 2050.  Anche in questo caso seguendo le indicazioni della scienza. 

L'accordo proposto - delineato in un'agenda politica che ha reso noto nei giorni scorsi in corso - include una strategia per la biodiversità per l'Europa per il post-2020, un allargamento  di sistema UE di  commercio delle quote  di emissioni (Emissions Trading Scheme, o ETS) dagli attuali confini (i 28 dell'UE, l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia) e una tassa per evitare quel fenomeno, nel gergo definito leakage,  che si verifica quando  le imprese di uno stato  trasferiscono perversamente la loro produzione e le conseguenti  emissioni di gas-serra verso Paesi diversi da quelli dell’ETS, poco attenti alle politiche anti-CO2 e di consentire, per esempio, che la lignite, la versione più sporca e inquinante di carbone, sia usato nelle centrali termo-elettriche in Kosovo o in Macedonia.


Cosa è e come funziona l’Emissions Trading Scheme dell’UE

L’Emissions Trading Scheme (ETS) dell’UE è una delle pietre angolari delle politiche europee per contrastare i cambiamenti climatici, attraverso un meccanismo basato sul mercato. L’ETS dell’UE è stato il primo mercato mondiale della CO2 e rimane il più esteso.

Il sistema ETS UE limita le emissioni prodotte da oltre 11.000 impianti ad alto consumo di energia (centrali energetiche e impianti industriali) e dalle compagnie aeree che collegano i 31 Paesi che ne fanno parte e interessa circa il 45% delle emissioni di gas a effetto serra dell'UE. Il sistema ETS dell’UE opera secondo il principio del cap and trade, ossia della definizione di un tetto delle emissioni e dello commercio delle stesse. In sostanza viene fissato un tetto alla quantità totale di alcuni gas serra che possono essere emessi dagli impianti che rientrano nel sistema. Il tetto si riduce nel tempo di modo che le emissioni totali diminuiscono.

Entro questo limite, le imprese ricevono o acquistano quote di emissione che, se necessario, possono scambiare. Possono anche acquistare quantità limitate di crediti internazionali da progetti di riduzione delle emissioni di tutto il mondo. La limitazione del numero totale garantisce che le quote disponibili abbiano un valore.

Alla fine di ogni anno le società devono restituire un numero di quote sufficiente a coprire le loro emissioni se non vogliono subire pesanti multe. Se un’impresa riduce le proprie emissioni, può mantenere le quote inutilizzate per coprire il fabbisogno futuro, oppure venderle a un’altra impresa che ne sia a corto.

Lo scambio crea flessibilità e garantisce che le riduzioni delle emissioni avvengano quando sono più convenienti. Un solido prezzo della CO2 favorisce inoltre gli investimenti in tecnologie pulite e a basso rilascio di CO2.


 

Il leader UE si è anche impegnata a sbloccare mille miliardi di euro nel prossimo decennio per investimenti di lotta ai cambiamenti climatici e a dedicare una apposita sezione della Banca europea per gli investimenti (BEI) per il clima e l’energia pulita, in maniera da canalizzare gli investimenti di privati che hanno deciso di disinvestire i loro fondi dai progetti 'fossili' e di indirizzarli verso quelli per il clima e l'energia rinnovabile e pulita.

Von der Leyen ha posto al centro del successo del suo programma climatico e ambientale l'impatto dei risultati della ricerca del programma quadro di UE per il periodo 2020-30, denominato Horizon Europe, a cui è stato assegnato un finanziamento di 100  miliardi di euro.

Questo nuovo corso è stato accolto con molto entusiasmo da molti settori e ambienti. Con le nuove politiche proposte, l'Europa—forte della sua grande economia e il suo ampio mercato—si avvierebbe a diventare leader negli sforzi internazionali per la protezione del clima, per la trasformazione e rigenerazione dell'economia e delle società, generando enormi opportunità economiche, aprendo nuovi mercati ed evitando i danni (anche economici) legati agli impatti degli eventi meteo-climatici estremi e dei cambiamenti climatici in generale. 

Le proposte climatiche di von der Leyen sono state accolte con cautela dall'alleanza dei partiti verdi, che il 16 luglio scorso aveva votato contro la sua elezione.  Ska Keller, co-leader dei Verdi europei, ha criticato il piano, soprattutto perché secondo lei non contiene proposte concrete per contrastare la crisi climatica. 

Secondo Philippe Lamberts, il suo co-presidente, si tratta di proposte vaghe, dell'ultimo minuto.

In una dichiarazione precedente all'elezione di von der Leyen, il gruppo dei Socialisti e Democratici ha affermato che i membri erano "scettici" sulla sua candidatura, ma dopo un chiarimento hanno ammesso che le loro richieste fondamentali, compresa l'azione per il clima, erano state nel complesso soddisfatte. "Saremo vigili e garantiremo che nei prossimi cinque anni che von der Leyen e la nuova Commissione Europea mantenga le sue promesse. Ma deve ricordare che senza di noi non esiste una maggioranza diversa", ha affermato Iratxe García, leader del gruppo dei socialisti e dei democratici europei.

Céline Charveriat, direttore esecutivo dell'Istituto per la politica ambientale europea, ha dichiarato che "per la prima volta i cambiamenti climatici sono diventati una priorità". Charveriat ha aggiunto che la nuova Presidente dovrà affrontare una dura battaglia per raggiungere un consenso sulle misure di decarbonizzazione.

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012