SCIENZA E RICERCA

Un viaggio scientifico nel mondo dei cosmetici con Beatrice Mautino

Immaginiamoci in questa situazione: ci svegliamo una mattina e la nostra pelle, come si suol dire, tira, cioè la sentiamo secca. E siccome parte del marketing ci ha insegnato a sentirci in colpa, stigmatizzando una presunta pigrizia, cominciamo a pensare che la responsabilità di questo sia nostra. In effetti, da quanto tempo non ci spalmiamo una crema idratante? Per fortuna si può correre ai ripari: la recuperiamo dal fondo del cassetto ma scopriamo che, da bianca che era, ha assunto un colore giallino, e che l’odore ricorda un po’ il burro rancido (e a dirla tutta non era il caso di incontrarlo prima di fare colazione). Ci rassegniamo e andiamo al supermercato. Davanti agli scaffali, però, ci ricordiamo perché sono passati anni dall’ultima volta che l’abbiamo comprata: troviamo cinque ripiani popolati solo di creme, bio, antirughe, per pelli grasse, miste, con l’aloe, con il coenzima vattelapesca, per pelli delicate, con filtro solare, profumatissime, senza profumo, ricche, con tre ingredienti in croce… Ci vorrebbe una guida, un novello Virgilio che ci possa dare una mano nella giungla dei cosmetici, dove per orientarsi non basta il navigatore: il supermarket non è citato nell’inferno dantesco, ma forse solo perché Dante non usava prodotti cosmetici. A vestire i panni di Virgilio, in questo caso, c’è Beatrice Mautino, biotecnologa e divulgatrice, che ha scritto La scienza dei cosmetici (Gribaudo), una guida molto pratica che, pur senza nominare marche specifiche, ci aiuta a capire come districarci tra un’etichetta e l’altra. L’abbiamo intervistata per conoscere un po’ questo mondo, in cui c’è molta più scienza di quanta si immagini.

Servizio e montaggio di Anna Cortelazzo

In realtà le cose sono molto più semplici di quanto crediamo, e possiamo già sfoderare una ragionevole certezza: i prodotti acquistati in profumeria e al supermercato sono sicuri. Ed è già un buon punto di partenza, visti gli allarmismi sui cosmetici che continuano a girare da anni, citando ingredienti che “vengono utilizzati anche per strofinare i pavimenti dei garage”, senza chiedersi nemmeno se c’è una differenza di dosaggio tra uno shampoo e un detergente per pavimenti (spoiler: c’è), un po’ come se si suggerisse di non accendere i fornelli perché il fuoco è lo stesso degli incendi boschivi.
In Europa – chiarisce Mautino –  abbiamo una legislazione in materia di cosmetici che è la più severa al mondo e che fa sì che tutti gli ingredienti autorizzati debbano essere sicuri alle condizioni d'uso normali, quindi da questo punto di vista possiamo stare tranquilli, a meno che non siamo allergici. Quando l’ho scoperto per me è stata una grande liberazione, perché a questo punto non ti devi più preoccupare degli ingredienti, perché se sono lì vuol dire che vanno bene, quindi puoi pensare al resto e chiederti se ti piace quel prodotto, se ha un prezzo adatto alle tue tasche e se è prodotto in maniera etica e sostenibile, perché adesso questi aspetti sono diventati molto importanti”.

Chiarito il fattore sicurezza, in altre parole, possiamo concentrarci sulle nostre esigenze personali, pratiche, estetiche, sensoriali ed economiche, senza preoccupazioni di sorta. “Per scrivere il libro – spiega Mautino – ho cercato di capire quale fosse la logica dietro alla produzione di un cosmetico e ho cercato di mettere tutti questi pensieri per iscritto utilizzando degli schemi, in modo da fornire indicazioni pratiche e concrete che permettono di capire cosa usare a partire da una specifica esigenza, così da potersi dirigere immediatamente verso lo scaffale giusto”.

Tutto questo partendo, come suggerisce il titolo del libro, dalla scienza, dalla funzione degli ingredienti all’interno delle varie categorie dei prodotti e dal debunking delle varie “bufale cosmetiche” che sicuramente ci è capitato di sentire (per esempio che l’hennè è più sicuro della tinta del parrucchiere, che l’uso del rasoio fa crescere i peli più forti, che alcuni ingredienti delle creme “penetrano in profondità”, che la pelle respira o che attorno ai capelli di chi utilizza prodotti con siliconi c’è una pellicola che, poverini, li soffoca).

Il capello non respira. Ogni volta che passa una pubblicità sui prodotti che farebbero respirare i capelli un biologo muore Beatrice Mautino

E se alcuni falsi miti si limitano a complicarci la vita, alcuni sono ancora più pericolosi, come l’idea, fatta passare per anni dalle aziende stesse, che la cellulite sia una malattia e che, in quanto tale, vada curata.
“Il 90% delle donne – chiarisce Mautino – ha la cellulite, e questo dipende dalla struttura fisica della rete di collagene che tiene su il pannicolo adiposo. Negli uomini è proprio una rete, quindi anche se loro mettono su ciccia rimane elastica. Per nove donne su dieci invece le fibre di collagene sono disposte a pilastri, e quindi se si accumula grasso tra un pilastro e l'altro si formano queste gobbette. Essendo questa una caratteristica strutturale, è impossibile eliminarla con un cosmetico, infatti nelle etichette troviamo un asterisco che chiarisce che si fa riferimento agli inestetismi della cellulite. Quello che possono fare i cosmetici è andare a modificare l'aspetto della pelle delle cosce, facendo sì che sembri per esempio un po' meno a gobbette, un po' più tesa, possono fare in modo che la luce si rifletta in una maniera diversa e quindi l’inestetismo si noterà un po’ meno”.

Se a una prima lettura si può reagire con una certa delusione, riflettendoci la nuova consapevolezza che ci regala questo libro ci permette invece di maturare una visione diversa, e più realistica, dei cosmetici, che non vanno usati per forza (tranne la crema solare, a seconda dell’indice UV di quando ci si espone al sole), ma che possono dare un aiuto concreto anche se non penetrano in profondità (se lo facessero sarebbe un problema più complicato da gestire). Una volta che abbiamo scoperto quali sono le nostre esigenze e anche, perché no, i nostri gusti, possiamo completare l’acquisto con più leggerezza, sapendo tra l’altro che il prezzo alto non è indice di una qualità migliore (e questa è una buona notizia). “Poi se qualcuno vuole comunque il prodotto di marca – conclude Mautino – va benissimo lo stesso, è anche quella parte del piacere, perché i cosmetici sono anche un po’ delle coccole, e non bisogna dimenticarselo”.

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