UNIVERSITÀ E SCUOLA

Se il nuovo Sessantotto venisse dai Mooc

Dimenticate Bendetta Parodi e Antonella Clerici, e date il benvenuto a Maya Adam della Stanford School of medicine. Dispensa ricette semplici e sane, ed è la nuova frontiera dei Mooc, i corsi online offerti – gratuitamente, per lo più – dalle università di tutto il mondo. I brevi video della Adam che illustra, con il pargolo in braccio, i frullati di frutta fresca o le verdure al vapore possono forse far storcere il naso ai puristi della formazione accademica, ma suggeriscono anche molte riflessioni sul senso autentico dell’educazione. 

Ci si interroga spesso – e sicuramente a ragione – sull’effettivo valore della formazione “scientifica” di un corso a distanza e se questo può davvero sostituirsi ai tradizionali corsi universitari. Ma mentre si discute sulle punte di diamante dell’educazione hi-tech, il mondo corre e adotta nuovi mezzi per strade antiche. Da sempre la scuola è vettore di educazione civica, sanitaria e morale per le masse, e dalla scuola gli allievi assorbono anche principi e ideologie, accanto alle informazioni basilari per vivere – semplicemente – meglio. 

Ecco quindi che il corso di Child nutrition di Maya Adam, percorso di educazione sanitaria per un paese in cui il junk food è di fatto una piaga sociale, comincia ad assumere altre prospettive. Allo stesso modo, considerata la tradizionale scarsa partecipazione al voto degli americani, scoprire che l’università del New Hampshire programmi per fine anno un Mooc sulle primarie presidenziali e l’Iowa State university ne prepari per settembre uno analogo sui caucus, equivale a ritrovare spunti di educazione civica e politica che forse anche nella vecchia Europa abbiamo dato troppo per scontati. Con i Mooc non si studiano solo la chimica o l’ingegneria: ci si occupa del mondo che ci aspetta, e si costruiscono cittadini in grado di affrontarlo.

E qui potrebbe emergere la vera differenza rispetto alla scuola tradizionale: la disponibilità di uno strumento formidabile, globalizzante, rapido, aperto a chiunque nel mondo abbia una connessione a internet. La nuova fiammata del web delle origini, gratuito e liberatorio, e insieme una piattaforma immensa su cui insegnare e predicare, ideale per i costruttori di consenso. Con possibilità di approfondimento (tra materiali dedicati e le enormi risorse del web), socializzazione su forum e chat, e conseguenti potenziali raggruppamenti virtuali e reali che non potranno non avere valore politico e sociale anche nel futuro prossimo. 

Per ora Edx ci insegna a intepretare le notizie di giornali e social media, scovando la verità in mezzo alle frottole. Iversity ci illustra invece le virtù della resilienza nei cambiamenti climatici, tra disastri ed ecosistemi, con il supporto dello United Nations Environment Programme. Oline si fa il punto sulla negazione del cambiamento del clima con la University of Queensland, in un corso in cui i docenti sono stati sia ringraziati che contestati di voler “evangelizzare i discenti”. Ci si prepara a sopravvivere ai disastri (Coursera), a capire come funziona la salute “globale” (sempre Coursera), a produrre cibo senza esaurire il pianeta (Edx) così come a scegliere le risorse di energia nel prossimo futuro (Canvas). 

Nei Mooc però si impara molto di più. Accanto alle lezioni sui classici della letteratura o a corsi più appealing sulle statistiche del baseball, si trovano gli aggiornamenti su Ebola pensati per specialisti ma aperti a tutti, insieme a corsi massicci di lingua e cultura cinese (con il dubbio Will China Rise as a Disruptive Force?). Si può imparare a diventare filantropi 2.0 (Coursera). E, dopo aver discettato sui paradossi della guerra (Coursera), l’Unione europea nella governance globale o di innovazione sociale (Iversity), nonché delle sfide della politica pubblica nel XXI secolo (ancora Coursera), si è pronti per cambiare il mondo. Coursera e Wesleyan hanno lanciato più edizioni di How to change the world, corso nato dal  Social Good Summit che si terrà anche quest’anno al 92nd Street Y di New York. Dalle idee alla pratica, si passa a “Changer le monde: passons à l’action!” (targata Essec Business School, dal 1907 a Parigi) per chi vuol far nascere imprese a vocazione sociale o ambientale. 

Indottrinamento o civica educazione, informazione o mistificazione, la linea di confine sarà sempre  labile come a scuola. Certo, il dubbio dell’accademico benpensante sicuramente resterà: ma questi Mooc – benché erogati da atenei a volte prestigiosi – sono davvero a livello universitario? Forse sì, forse no. D’altronde lo stesso dubbio emerge anche se di fronte ai programmi di certi esami dell’università “in presenza” stretti tra i meccanismi contorti dei crediti formativi. La domanda, pittusto, è: conta davvero? Un corso di fotografia scientifica del Mit (Making Science and Engineering Pictures) ha raggiunto in poche settimane 8.000 iscritti: pur considerando i semplici curiosi, quante saranno alla fine le persone raggiunte da questo corso – gratuito, frequentabile anche di notte – rispetto a un normale corso universitario? Quanti ne avrà raggiunti, nei mesi scorsi, “How to change the world”?

Per chi cerca alternative, su Edx è appena iniziato Ignorance!”, l’ultimo Mooc firmato Australian National University: un viaggio di cinque settimane nel mondo dell’ignoranza in tutte le sue forme. Le iscrizioni sono aperte. 

Cristina Gottardi

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