SOCIETÀ

Psicologia della crisi greca: leader troppo sicuri di sé

In queste ore è inevitabile provare preoccupazione riguardo al futuro della Grecia, dell’euro e dell’intera Europa. Se non sappiamo come andrà a finire la questione del debito ellenico, possiamo però provare a ipotizzare alcuni fattori che possono influenzare le decisioni degli attori coinvolti. Può essere utile in questo senso formulare alcune ipotesi a partire dall'analisi delle dinamiche dei processi decisionali, un ambito scientifico ormai consolidato. 

La ricerca sui decisori, in campo manageriale e relativa ai politici più potenti, come i presidenti americani, ha dimostrato che anche figure di grande esperienza e abilità possono fare errori apparentemente inspiegabili; errori che sono in realtà perfettamente comprensibili esaminando le precise dinamiche che li hanno generati, errori evitabili in futuro a patto di tenere conto di quelle dinamiche distorsive e neutralizzarle.

Quali sono le posizioni reciproche di Alexis Tsipras e Angela Merkel, i due principali attori in questa crisi? Guidare un governo è certamente un compito stressante e sappiamo come la fatica mentale e le preoccupazioni possano ridurre le risorse cognitive da destinare ai compiti richiesti da posizioni di questo livello. In particolare, la pressione temporale può creare un sovraccarico del sistema cognitivo e ridurre la qualità delle decisioni. 

Da questo punto di vista la situazione di Tsipras è forse la più difficile, visto che non può aspettare a lungo per raggiungere gli obiettivi che ha promesso in campagna elettorale: alleviare le sofferenze della popolazione greca e salvare il Paese dalla bancarotta. In questi casi, la qualità delle decisioni del leader dipende anche dalle persone che lo circondano e dalle dinamiche interne al gruppo di esperti con i quali si confronta. 

Un rischio è allora quello del groupthink o pensiero di gruppo, ovvero il fenomeno in base al quale un insieme di persone converge molto rapidamente verso una soluzione condivisa senza discutere a fondo le alternative possibili e gli aspetti critici. Le probabilità che questo avvenga sono di norma maggiori quando il gruppo è molto coeso e composto da persone con una simile visione degli argomenti discussi. Inoltre, il groupthink si presenta più facilmente quando il leader è autoritario e i membri del gruppo non osano contraddirlo, o quando per età, competenze, successi precedenti, gli viene riconosciuta una particolare autorevolezza che rende difficile mettere in discussione le sue scelte. 

È difficile dire se nel caso della crisi greca ci troviamo davanti ad un fenomeno di groupthink a livello europeo, tuttavia la rigidità della Germania e delle istituzioni europee fa venire qualcosa più di un semplice sospetto. Non sembra esserci sufficiente apertura nei confronti di soluzioni alternative all’austerità imposta fin qui, né la leadership autoritaria esercitata da Angela Merkel facilita l’uso di strategie di “pensiero divergente” che sarebbero invece decisamente auspicabili, se non altro per raggiungere un punto di compromesso.

I leader politici (come i manager) hanno la tendenza ad essere troppo ottimisti ed eccessivamente sicuri. Spesso il leader politico raggiunge la propria posizione superando una selezione spietata in cui deve competere con altri candidati molto preparati. È normale che la spunti chi è più sicuro di sé e prende qualche rischio in più. Quando il rischio paga, il candidato ottiene un ruolo più importante e, di conseguenza, accresce ulteriormente la propria sicurezza. Sulla base di questi fenomeni cognitivi è possibile ipotizzare che Tsipras abbia sottovalutato le difficoltà da superare per poter modificare gli accordi presi da chi l’ha preceduto. D’altro canto, Merkel è probabilmente troppo convinta che la sua ricetta sia quella corretta, quando invece la Grecia è quasi al punto di non ritorno a causa degli effetti delle politiche di austerità, che portando il Paese in recessione e diminuendo così i redditi e le entrate fiscali hanno allontanato, e non avvicinato, la riduzione del debito. 

Non vanno poi trascurati i processi selettivi con cui agisce la memoria, sia individuale che quella collettiva, e grazie ai quali si formano e consolidano specifiche convinzioni. In Germania è tuttora ben vivo il ricordo dell’alta inflazione patita nel 1923, ma si tende a dimenticare che non fu l'inflazione, bensì il successivo periodo di deflazione degli anni Trenta a favorire l’ascesa al potere di Hitler.  Questa paura e sopravvalutazione dell’inflazione è probabilmente dovuta al fatto che essa seguì alla drammatica sconfitta nella prima guerra mondiale e alle dure condizioni di pace imposte dai vincitori, piuttosto che da motivazioni strettamente economiche. 

Infine, un fenomeno che spesso influenza i negoziati è quello dell’escalation of commitment,ovvero intensificazione dello sforzo, indipendentemente dai risultati ottenuti. Entrambe le parti coinvolte nella crisi greca hanno preso degli impegni ben precisi e si sono spese in modo esplicito per portare avanti le proprie strategie. Tuttavia, come sottolineato anche dai premi Nobel Paul Krugman e Joseph Stiglitz, la politica di austerità voluta dalla Germania ha portato la Grecia a non poter più ripagare il suo debito a causa della contrazione dell'economia che ha innescato. Più passa il tempo e più questa strategia sembra rivelarsi fallimentare, tuttavia in situazioni di questo tipo i leader trovano difficile abbandonare un piano d’azione precedentemente scelto anche quando l'inefficacia è diventata evidente. Ciò avviene perché nel processo decisionale e nella strategia perseguita sono in gioco la propria credibilità ed immagine pubblica. Fenomeno, questo, ben documentato dalle analisi di celebri crisi diplomatiche. 

Quello che dovrebbe preoccupare, dunque, è la possibilità che un negoziato così importante venga influenzato da fenomeni ben noti a chi fa ricerca in psicologia, scienze politiche e management.  Tempo prezioso potrebbe essere sprecato se chi deve decidere si arrocca sulle proprie posizioni quando servono decisioni rapide e modifiche delle strategie precedenti

Enrico Rubaltelli

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