SCIENZA E RICERCA
Il riscaldamento globale non è fake news
Inquinamento dell'aria a Pechino, in Cina. Foto: Reuters/Stringer
Di questi tempi si parla spesso di fake news, del loro dilagare e delle strategie da mettere in atto per difendersene. Sebbene non esista un test diagnostico unico e universale per rivelare una fake news, esistono in una notizia dei marcatori, dei segnali sospetti, che dovrebbero far alzare le antenne al lettore attento. Uno di questi è la presenza, già nel titolo, di pretese di verità, promesse di rivelare tutta la verità, nient'altro che “la verità”.
Mercoledì 4 aprile il Corriere.it ha pubblicato nella sezione “opinioni” un articolo intitolato “riscaldamento antropico: la verità” a firma di Mauro della Porta Raffo, scrittore e saggista italiano. La tesi principale dell'articolo è che “l’inquinamento causato dall’uomo ha niente o pochissimo a che fare col riscaldamento globale (naturale) ma moltissimo, tutto, a che vedere con il degrado della Terra”. Il riscaldamento climatico attuale sarebbe un fenomeno del tutto naturale che farebbe storicamente seguito a eventi di oscillazione climatica passati e l'inquinamento antropico non influirebbe in modo significativo sull'innalzamento delle temperature globali.
Stefano Caserini, docente di mitigazione del cambiamento climatico al Politecnico di Milano e coordinatore del sito climalteranti.it, intervistato per il Bo Magazine, ci ha spiegato perché la tesi dell'articolo in questione è, senza mezzi termini, sbagliata.
Si può, sia sul piano scientifico sia su quello politico, tenere separati il riscaldamento globale e l'inquinamento antropico?
Le due questioni sono diverse e si collocano su scale temporali differenti, ma sono correlate eccome. Il cambiamento climatico è un tema che lasciamo soprattutto alle future generazioni, ha impatti che viaggiano su scale temporali molto diverse da quella dell'inquinamento antropico che riguarda i nostri polmoni o le acque degli oceani. Tutti i modelli climatologici oggi disponibili individuano nell'anidride carbonica (CO2) la principale causa del riscaldamento globale. Se bruciamo combustibile fossile come carbone, petrolio e gas non emettiamo solo CO2, emettiamo polveri sottili e ossidi di azoto. Se noi interveniamo con politiche per la qualità dell'aria interveniamo contemporaneamente anche sul cambiamento climatico. L'ultimo rapporto dell'Intergovernmental Panel on Climate Change 2013 conteneva per la prima volta un capitolo nel sommario per i decisori politici dedicato a inquinamento dell'aria e cambiamento climatico, temi strettamente legati. La Cina ad esempio sta facendo molto per combattere l'inquinamento dell'aria, riducendo l'impiego di carbone, e questo ha conseguenze sulla limitazione delle emissioni di CO2 e quindi sul cambiamento climatico.
Quindi si può dire tranquillamente che le tematiche trattate nell'articolo non hanno alcun valore scientifico.
Ci si stupisce che nel 2018 ci sia ancora chi porta questi argomenti, luoghi comuni vecchi di 15 anni che hanno perso qualunque credibilità. A livello scientifico negare l’influenza umana sul clima ha lo stesso valore che sostenere la correlazione tra vaccini e autismo, è una cosa che non è supportata da nessuna evidenza. Mettersi a spiegare queste cose a chi ripropone ancora questi argomenti probabilmente non è nemmeno utile, perché si tratta di persone che non sono interessate a capire quello che sta succedendo. Le prove portate dalla scienza del clima sono tante e diverse, gli argomenti del giornalista sono già stati confutati più volte, e quando esce una nuova ricerca che li confuta i climatologi dicono another nail in the coffin, un altro chiodo nella bara: stiamo chiudendo una bara già chiusa. Non ci darei troppo peso.
Per quanto riguarda temi di interesse collettivo così importanti come il cambiamento climatico, è sempre corretto dar voce a qualsiasi opinione?
Io sono per difendere la libertà d'espressione che è uno dei capisaldi del nostro sistema democratico, anche se fosse per dire che il grande puffo verde sta governando il mondo. Tuttavia se parliamo di pagine di un sito di informazione ritengo che una testata giornalistica dovrebbe cercare di discriminare le stupidaggini dalle tesi che hanno un fondamento scientifico, perché le persone assegnano a certi siti e a certe testate una certa credibilità. Poi io sono per difendere il diritto di ciascuno di andare a Hyde Park o a Parco Sempione e declamare ciò che preferisce.
Che cosa si può fare oggi per contrastare il cambiamento climatico?
Oggi disponiamo di due tipi di risposte possibili: la mitigazione e l'adattamento. La mitigazione consiste nel rimuovere le origini del problema. Occorre ridurre di emissioni di CO2 e degli altri gas serra in atmosfera. È necessaria la decarbonizzazione del sistema energetico basato sui combustibili fossili, quindi la rapida transizione a un sistema di approvvigionamento energetico che sfrutti ad esempio l'elettricità prodotta da fonti rinnovabili, e un ripensamento della mobilità; è qualcosa che va fatto molto in fretta. Occorre poi rimuovere dall'atmosfera la CO2 in eccesso che già c'è, quindi ridurre la deforestazione, perché gli alberi assorbono CO2 e ogni albero tagliato equivale a più CO2 nell'aria. L'adattamento invece consiste in tutta una serie di misure che dovranno essere adottate per via del fatto che una parte del riscaldamento globale è inevitabile: l'aumento di un grado lo abbiamo già avuto a livello globale ed è altamente probabile che ci sarà l'aumento di almeno un altro mezzo grado. Si tratta quindi di minimizzare gli impatti di questo aumento delle temperature. Mitigazione e adattamento vanno fatti assieme, non uno in alternativa dell'altro. Mentre ci adattiamo al cambiamento inevitabile bisogna evitare il cambiamento ingestibile.
Francesco Suman