UNIVERSITÀ E SCUOLA

Studia, ma lascia anche tutto pulito

Se in Italia la scuola pubblica senza soldi si appoggia sempre più sulle spalle, e sui portafogli, delle famiglie, che acquistano carta igienica e gessi e si tirano su le maniche nel fine settimana per imbiancare i muri delle aule, negli Stati Uniti alcuni istituti stanno facendo di necessità virtù, istituzionalizzando questa filosofia del fai-da-te ed elevandola a vero e proprio approccio pedagogico. Qui, però, non sono i genitori ad assumersi responsabilità che tradizionalmente non gli competono, ma piuttosto i docenti e soprattutto gli studenti. È questo il caso, ad esempio, dell’Armadillo Technical Institute, una scuola media e superiore a Phoenix in Oregon, nei pressi del confine con la California, che non impiega nessun bidello a tempo pieno.

“Ogni giorno dopo pranzo, gli alunni si radunano in ‘squadre’, solitamente organizzate per età, e per 15 minuti puliscono, sotto la supervisione di un insegnante, lo spazio in cui si trovano in quel momento,” dice Kim De Costa, direttore esecutivo e co-fondatrice di Armadillo, che ha aperto i battenti 15 anni fa. De Costa elenca una lunga lista di impegni di cui si fanno carico, a rotazione, tutti i ragazzi: essi devono passare l’aspirapolvere, spazzare e dare lo straccio, riempire e svuotare la lavastoviglie, pulire i tavoli e spolverare le altre superfici, riordinare le sedie, portare fuori la spazzatura, pulire le lavagne così come i bagni. Agli insegnanti spettano invece lavori di manutenzione più complessi come la pulizia di tappeti e moquette e la lucidatura dei pavimenti. Per le emergenze o i problemi più grossi, quando insomma c’è bisogno dell’intervento di un professionista, Armadillo si affida ad artigiani esterni. 

Le ragioni di questa scelta non sono prettamente finanziarie. “Volevamo creare una scuola in cui gli studenti imparassero a prendersi cura del proprio ambiente e facessero la propria parte, partecipando al lavoro di squadra necessario a mantenerlo pulito – spiega De Costa – In questo modo, essi vedono immediatamente i frutti del lavoro svolto e prendono possesso della propria scuola. Sono più coscienti del mondo che li circonda e spesso si incoraggiano reciprocamente a tenere le cose in ordine”. De Costa ci tiene a precisare che, a Armadillo Tech, i lavori di pulizia sono condivisi equamente da tutti e non sono mai assegnati a un singolo studente come punizione per essersi comportato male, un approccio invece che di recente ha sollevato grosse polemiche in un’altra scuola dell’Oregon.

Non ci sono dubbi però che questo sistema apporti anche dei vantaggi economici, offrendo in particolare la possibilità di migliorare il rapporto tra il numero di studenti e quello di docenti, che ad Armadillo si aggira tra i 15 e i 25 a uno a seconda della materia insegnata. “Ogni membro dello staff in più costa dei soldi. I nostri insegnanti sono incaricati di una serie di responsabilità amministrative oltre al proprio lavoro di docenza, e la pulizia è solo una di esse – dice De Costa – In questo modo risparmiamo e possiamo permetterci di ridurre le dimensioni delle classi”. 

Nonostante questa organizzazione sia piuttosto inusuale per una scuola, studenti, genitori e insegnanti (che spesso vengono assunti dopo aver fatto il praticantato ad Armadillo Tech e quindi sono già abituati a questo aspetto del loro lavoro) sembrano fin qui tutti soddisfatti. Anzi, dice De Costa, ai genitori piacerebbe riuscire a coinvolgere i figli, con altrettanto successo, anche nella pulizia di casa.

È importante sottolineare che quello di Armadillo Tech è una realtà abbastanza unica, perlomeno negli Stati Uniti (pare invece questa sia la norma in Giappone). Essa è infatti una scuola charter, finanziata con soldi pubblici ma gestita piuttosto come un istituto privato, e quindi gode di maggiore libertà decisionale su questioni che vanno dall’assunzione e licenziamento degli insegnanti alla formulazione dei curricula e delle attività ricreative. Un sistema simile, è in vigore anche presso la Brentwood Academy, una scuola privata religiosa fuori Nashville in Tennessee. 

Liberandosi dei bidelli, questo approccio non contribuisce certo a far aumentare l’occupazione, in particolare per i lavoratori meno qualificati. Può, però, rivelarsi forse utile in tempi di magra come quelli che stiamo vivendo ora, con le scuole pubbliche di mezzo mondo disperatamente a corto di soldi e, contemporaneamente, sotto enorme pressione affinché formino le nuove generazioni adeguatamente, preparandole a entrare nel sempre più duro e competitivo mercato del lavoro globalizzato. Certo, è difficile immaginare che i sindacati degli insegnanti possano entusiasmarsi all’idea di aggiungere mansioni di pulizia e manutenzione a quelle della didattica. In tutta probabilità, l’esperimento di Armadillo Tech è destinato quindi a rimanere una rarità. Ma non per questo va ignorato, in particolare nel contesto della vivace discussione in corso sulla riforma del mondo dell’istruzione, che non deve necessariamente essere fatto solo del passaggio unilaterale di conoscenze e contenuti predeterminati da docente ad allievo, nel contesto di un’aula scolastica o universitaria, ma che può includere gradualmente tutta un’altra serie di aspetti della vita quotidiana, dal viaggio alle nuove tecnologie e, perché no, anche alle pulizie.

Valentina Pasquali

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