SCIENZA E RICERCA

L'editoriale. Dubbi sani e dubbi malati

Nell’editoriale di oggi, all’interno dell’Aula magna dell’Università di Padova, dove – tra pochi giorni – sarà celebrata l’apertura dell’800esimo anno accademico, vorrei fare un esempio di come 800 anni di storia e di scienza ci possano dare insegnamenti anche su quello che accade oggi.

In tutti questi mesi, abbiamo parlato spesso di persone che negano l’evidenza o ne dubitano. Parto da un dato recente: quasi un quarto degli italiani dubita seriamente sulle evidenze dell’aggressione russa all’Ucraina. Mi colpisce molto: il 25% non è una percentuale piccola. Da un alto, si potrebbe dire: “Cosa c’è di male nel dubitare?” Niente, si tratta, in linea di massima, dell’atteggiamento contrario a chi è credulone. Significa spirito critico e sorveglianza, oltre ad essere il sale della scienza. Ma l’esercizio del dubbio come mai in questo caso porta a negare delle evidenze acclarate? Perché, come insegna la storica della scienza, Naomi Oreskes in un suo titolo recente, Perché fidarsi della scienza?, c’è uno scetticismo buono e uno cattivo.

Il primo è quello della scienza ed è costruttivo: si cerca di mettere in discussione le idee altrui e le proprie attraverso nuovi dati e argomentazioni razionali. Attraverso questo conflitto delle idee, aumentano le conoscenze. Poi c’è quello cattivo: sterile. Perché è dei “mercanti dei dubbi”, come spiega Oreskes, di coloro che mettono in discussione le cose perché hanno idee preconcette.

Esistono dei segni di riconoscimento chiari per individuare il dubbio cattivo: nega delle evidenze già acquisite, seleziona prove ad hoc, ingenera sospetto e scredita le fonti accreditate. Infine, è un dubbio complottista: pensa ci sia sempre un mainstream che ci sta ingannando e che ci sia qualcosa che non “viene comunicato”.

Chi parla, permettetemi, di spettacolo davanti alla morte di civili, di persone in fuga, sono loro che stanno dando un pessimo spettacolo nei media. I filosofi dovrebbero recuperare una categoria che di solito trattano male: la verità oggettiva. La morte delle persone in Ucraina è una verità oggettiva. Noi continueremo a difendere i valori della libertà, della razionalità, del dubbio buono. Valori di universalità che fecondano e alimentano la pace.

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