SOCIETÀ

Bologna: sono partiti i lavori dell’Assemblea Cittadina sul clima

Con mezz’ora di anticipo gran parte delle persone sono già fuori da Bologna Attiva, l’«Officina Metropolitana per il mutualismo, il nuovo lavoro e l’economia collaborativa» che è ospitata dentro agli spazi rigenerati di un’ex officina delle Ferrovie dello Stato, poco fuori dalle mura della città. C’è un’aria di curiosità e un po’ di rigidità, come capita quando un centinaio di persone che non si conoscono si trovano tutte assieme per partecipare a un progetto comune. Si cerca di capire chi sono le altre, da dove vengono. C’è chi si informa del progetto di babysitting previsto dall'iniziativa - confermato - e chi ha idee più o meno sviluppate su come affrontare la crisi climatica. Con pochi minuti di ritardo rispetto all’orario previsto delle 18, il 29 maggio, uno dei primi veri giorni di caldo di questo 2023, l’Assemblea Cittadina per il Clima convocata dall’amministrazione comunale di Bologna è ufficialmente cominciata.

Che cos’è l’Assemblea Cittadina

In un incontro preliminare dello scorso 26 aprile, la vicesindaca di Bologna con la delega all’Assemblea Cittadina, Emily Clancy, ha dichiarato che nel lavoro delle amministrazioni «troppo spesso lo sguardo dei cittadini e delle cittadine non viene coinvolto». La democrazia rappresentativa, infatti, prevede che attraverso il voto la cittadinanza deleghi a chi viene eletto il compito di decidere come amministrare, seguendo le necessità, i valori e i programmi proposti. L’Assemblea Cittadina, invece, è uno strumento di democrazia deliberativa che si affianca a quelli rappresentativi, permettendo almeno a una parte della popolazione di fare sentire direttamente il proprio punto di vista.

Il percorso prevede otto incontri da qui alla fine di ottobre che porteranno l’Assemblea a scrivere un documento collettivo con proposte e indicazioni per il Consiglio comunale, il quale è obbligato a esaminarlo. Nel caso in cui decidesse di non portarlo in una delle sedute per la votazione, il Consiglio è tenuto a dare una motivazione scritta del proprio rifiuto. Per arrivare a questo risultato finale, l’Assemblea è affiancata da un gruppo di esperti ed esperte che forniscono la propria competenza su diversi argomenti trattati, in modo che chi partecipa possa chiarire dubbi su aspetti tecnici e amministrativi e farsi un’idea più articolata di argomenti che magari conosce poco.

Come si è arrivati all’Assemblea Cittadina per il Clima di Bologna

Nel 2019 alcuni attivisti e attiviste per il clima, tra cui i gruppi locali di Fridays for Future e Extinction Rebellion, hanno organizzato una serie di manifestazioni e proteste contro il Comune perché non stava agendo per contrastare il cambiamento climatico e le sue conseguenze. Il confronto è stato serrato e ha portato il 30 settembre di quell’anno alla firma della Dichiarazione di crisi climatica da parte del Consiglio comunale: un impegno concreto ad azzerare l’impatto della città sul clima. Il che significa che oltre a dover mettere in campo azioni concrete per la riduzione delle emissioni e la mitigazione degli impatti, il Comune è ora vincolato a prendere in considerazione l’aspetto climatico in tutte le azioni che intraprende. Tra le azioni attese da questa dichiarazione c’era anche un’assemblea che permettesse alla cittadinanza di far sentire il proprio punto di vista.

Il cambio di passo teorico e di indirizzo ha poi avuto bisogno di quasi due anni, segnati anche dalle difficoltà della pandemia, per arrivare alla modifica dello Statuto del Comune per poter organizzare la prima assemblea che è quindi stata indetta per affrontare tre quesiti:

  1. Come promuovere una transizione energetica della città a partire dai settori ad emissioni climalteranti più impattanti, garantendo allo stesso tempo il principio di equità e giustizia climatica e contrastando i fenomeni di povertà e marginalizzazione?
  2. Come possono le istituzioni e i cittadini affrontare e contenere i principali rischi climatici della città (isole di calore, eventi meteorologici estremi, alluvioni, siccità, ecc.)?
  3. Quali sono eventuali ostacoli riscontrati nelle norme, nei servizi e nei regolamenti di competenza comunale al raggiungimento di questi obiettivi e possibili miglioramenti e innovazioni?

Come si compone l’Assemblea: 80 residenti e 20 non residenti

Il numero delle persone partecipanti è stato stabilito in 100, suddivise tra 80 residenti e 20 che vengono definite “city users”, cioè persone non residenti ma che in qualche modo vivono la città. Ma come vengono individuate? “Il confronto è stato lungo e articolato”, spiega Silvia Marreddu, dirigente dell’Ufficio Comunale di Statistica, “perché si voleva dare massima rappresentanza possibile a tutti gli abitanti e a chi vive la città”. Marreddu e il suo ufficio hanno messo a punto la metodologia per l’estrazione dei nominativi dagli archivi dell’anagrafe e delle altre entità coinvolte.

Per quanto riguarda le 80 persone residenti, queste devono essere equamente distribuite rispetto a quattro criteri: quartiere di residenza, genere, classe di età (scegliendo di includere le persone dai 16 anni in su) e cittadinanza (italiana o non italiana). I criteri sono stati scelti in base alla disponibilità dei dati anagrafici, per cui ad esempio i dati sulla popolazione vengono raccolti con la sola possibilità di indicare il genere maschile o quello femminile, senza nessun’altra opzione. Nel caso della cittadinanza non italiana, invece, “visto il piccolo numero delle persone selezionate”, spiega Marreddu, “non era possibile garantire una rappresentazione di tutte le comunità nazionali presenti in città”.

Va precisato subito che la composizione dell’assemblea “non ha validità statistica”, ma è un tentativo di dare la massima rappresentanza possibile della città attraverso l’estrazione casuale dei nominativi. Una volta individuati i criteri per l’estrazione, sono quindi il settore innovazione digitale e quello anagrafe a eseguire l’operazione per inviare quindi le lettere di invito.

I venti posti riservati per i city users sono suddivisi a metà tra studenti fuori sede e abbonati di Tper (l'azienda che fornisce il trasporto pubblico) che non risiedono a Bologna. Per quanto riguarda la prima categoria, si tratta di persone tutte all’interno della stessa classe d’età e l’unico criterio da rispettare è il bilanciamento di genere. Nel caso della seconda categoria, le classi di età sono invece più ampie. “Certo potrebbe succedere che un’abbonata Tper sia anche iscritta all’Università”, precisa Marreddu, che racconta come siano state le stesse Università e Tper a fornire gli elenchi per l’estrazione dei nominativi. Anche in questo caso si prevede una lista di nominativi per le eventuali sostituzioni che ammonta a 200 componenti.

Altre esperienze

Si intitola Innovazione nella partecipazione dei cittadini al decision making pubblico e nuove istituzioni democratiche – Cavalcare l’onda della deliberazione il documento presentato il 25 ottobre 2022 alla Fondazione Bassetti di Milano che rappresenta il primo studio comparativo tra le diverse esperienze partecipative. Il rapporto pubblicato dall’OCSE ha selezionato e analizzato 289 casi di successo di deliberazione tra 1986 e il 2019.

L’esperienza bolognese non è l’unica in corso nel nostro paese in questo momento. Proprio con la Fondazione Bassetti come capofila c’è il progetto europeo TRANSFORM che sta sperimentando la deliberazione a livello dei governi regionali in Lombardia, Catalogna e Regione di Bruxelles-Capitale. Spagna, Polonia e l’Emilia-Romagna sono protagonisti di un altro progetto di un altro progetto pilota a livello regionale e nazionale (Citizen engagement in the implementation of cohesion policy) e Milano, invece, ha messo in moto una Assemblea Permanente dei Cittadini per il Clima.

L’Assemblea bolognese è comunque un’esperienza pionieristica per l’Italia, dove gli strumenti partecipativi sono stati finora utilizzati per risolvere conflitti specifici, come per esempio quelli legati alle cosiddette grandi opere. Qui il passo sembra diverso, perché l’Assemblea è stata anche inserita nel programma di lavori previsto da un altro progetto in cui la città è stata coinvolta. Bologna, infatti, è una delle 8 italiane che fanno parte del network europeo di città che si sono impegnate a raggiungere la neutralità climatica nel 2030. Una sfida che l’assessora Annalisa Boni, che ha la delega alla Missione Clima per il Comune di Bologna, ha definito impegnativa come “lo sbarco sulla Luna”. 

Prospettive

Non sarà facile, anche perché sia il percorso assembleare, sia quello dell’obiettivo della neutralità climatica, sono novità e presenteranno con tutta probabilità intoppi, problemi da risolvere (anche pratici) e la necessità di mediare su molti piani con tanti interlocutori diversi. E si aggiungeranno anche diverse voci critiche sulle modalità e le scelte fatte. Per esempio, Extinction Rebellion Bologna lamenta che i tempi previsti per agire sul clima sono troppo lunghi e invoca azioni più coraggiose. 

Nel frattempo a Bologna Attiva è sceso il buio della sera e la prima riunione dell’Assemblea si scioglie dopo quattro ore di lavori. Facce stanche, ma cariche di entusiasmo. Con nuova consapevolezza si parla anche delle recenti alluvioni che hanno colpito la regione. Proprio qui fuori dall’edificio lo scorso 16 maggio le acque esondate dal vicino torrente Ravone hanno creato un strato di fango limaccioso, per fortuna eliminato in poche ore. Ma l’adiacente via Saffi era diventata per la stampa locale un nuovo Rio delle Amazzoni, con i soccorritori che sono dovuti arrivare in barca. Un monito che l’allarme lanciato dai movimenti non per un futuro remoto, ma per il qui e ora.

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