SOCIETÀ

L’otto marzo: una questione di pratiche

A cosa servono le  pratiche e perché se ne parla? Molestie e violenze sono purtroppo, ancora una volta e non solo l’8 marzo, all’ordine del giorno. Compromettono i luoghi dove lavoriamo o studiamo, gli spazi in cui viviamo e costruiamo le nostre soggettività nelle relazioni con le altre persone.

Per rispondere a questo problema ci servono strumenti efficaci per essere prontɜ a rispondere alle aggressioni (macro e micro) alle quali possiamo essere espostɜ e per essere buonɜ alleatɜ nel momento in cui una persona a noi vicina vive una situazione abusante. Nei dibattiti femministi si fa spesso riferimento alla necessità di inventare e adottare nuove pratiche da mettere in atto singolarmente e collettivamente. Ma che cosa si intende con questo concetto?

A livello generale, una pratica è una linea d’azione personale o condivisa stabilizzata. È un modo di agire che si è strutturato in una forma e che tende a essere ripetuto e trasmesso nelle dinamiche collettive. Per molto tempo molestie e discriminazioni di genere sono state pratiche accettate, comportamenti e modi di pensare considerati normali o non poi così gravi (“ma fatti una risata!”, “guarda che stava scherzando!”). Purtroppo i contesti accademici non sono esenti da questo problema. Come persone che lavorano e studiano in Università, ci siamo chiest3 che cosa possiamo fare per migliorare la situazione. I femminismi ci insegnano che per produrre una trasformazione quattro sono le cose importanti:

  1. la critica della realtà accettata, della cosiddetta “normalità”;
  2. la condivisione dell’esperienza, che da “privata” diventa collettiva, e quindi politica;
  3. l’individuazione degli aspetti o delle strutture che è necessario cambiare;
  4. la proposta di nuove modalità d’azione e di nuove alleanze.

Per costruire una società più giusta per tuttɜ, è necessario in primo luogo decostruire le pratiche e il sistema di relazioni tossiche che sono strumento di abusi, molestie e discriminazioni. Le Università sono parti integranti della realtà in cui viviamo e non sono immuni a questo tipo di fenomeni. Anche negli Atenei, quindi, è necessario agire per un cambiamento.

Una presa di consapevolezza critica sui comportamenti che adottiamo per abitudine o imitazione nella nostra quotidianità è indispensabile.

Dobbiamo interrompere questa abitudine, interrogarci su quali relazioni siano presupposte nel nostro agire e metterle in questione. Questo processo passa per la condivisione delle esperienze di atteggiamenti che avvertiamo come molesti, anche quando ci sembrano socialmente accettati e diffusi.

E dopo? Dopo vengono l’immaginazione, lo studio, la proposta di modi differenti di stare in relazione. Costruire nuove pratiche, alternative a quelle consolidate, e intrise di sessismo, richiede di fare ricerca su questi temi, interrogando le questioni di genere e facendoci interpellare da esse. È cruciale approfondire il pensiero dellɜ studiosɜ femministɜ e, allo stesso tempo, forgiare strumenti e strategie per produrre una trasformazione.  Prassi e teoresi, infatti, non sono separate: l’una è sempre condizione necessaria dell’altra nel presente in cui pensiamo e agiamo.

A livello europeo diverse Università hanno riconosciuto la necessità di creare consapevolezza e sapere critico rispetto al fenomeno delle molestie. Da una parte, hanno promosso la formazione sul tema con corsi interni per il personale e per la comunità studentesca. Dall'altra, si sono dotate di guide per la risposta immediata in situazioni di molestia. Atenei europei in Austria, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Portogallo, Spagna e Italia hanno cominciato un processo che vogliamo fare nostro e proseguire, partendo dalle esperienze personali condivise, mettendo a disposizione i saperi scientifici che le nostre intelligenze possono produrre collettivamente, creando strumenti sia per chi vive la violenza sia per chi vuole porsi come alleatə. Questo è un passo per generare un effetto reale sul mondo e costruire una comunità all’altezza dei tempi.

 

Questo testo è stato scritto collettivamente da Valentina Bortolami, Giulia La Rocca, Giovanna Miolli, Clara Mogno, Costanza Padova, Amelia Vietri.

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