SCIENZA E RICERCA
Marte, un grande lago ospitava la vita
Un autoscatto del rover Curiosity in missione su Marte. Foto: Reuters/Nasa/Handout via Reuters
Un lago con acqua fresca e probabilmente con forme di vita al suo interno. Niente di così inusuale se si parlasse della Terra, ma una scoperta senza precedenti se invece si tratta di Marte. È questo uno degli ultimi responsi giunti alla Nasa dalla sonda Curiosity, atterrata nel 2012 sulla superficie marziana. Secondo il rover, il cratere in cui è disceso non sarebbe il risultato di un impatto con un grande meteorite ma il letto di un lago ormai scomparso. Le analisi sono chiare: i minerali incastonati nelle rocce rivelano che quello che ora è una distesa arida chiamata Gale crater, era tre miliardi e mezzo di anni fa ricoperta di acqua fresca con disciolti altri elementi quali carbonio, idrogeno, azoto e zolfo. Elementi utili per nutrire micro-organismi e far sì che prosperino.
“Il lago potrebbe aver garantito un piacevole habitat per micro-organismi che possono aver vissuto per decine di milioni di anni - spiega il professor John P. Grotzinger, geologo al California Institute of Technology e uno degli autori della ricerca - da quello che ci risulta il lago aveva le dimensioni simili a uno dei più piccoli Finger Lakes dello Stato di New York (circa 50 chilometri di lunghezza per 5 di larghezza, Ndr) e una profondità media pari a quella di una comune piscina”.
La scoperta potrebbe essere la chiave di volta per la ricerca su Marte, il pianeta del sistema solare che più di tutti sta attirando l’attenzione delle agenzie spaziali e gli sforzi economici per missioni con equipaggio umano nel prossimo futuro. Sforzi che avevano visto un momento di stallo pochi mesi fa, quando, in una ridda di voci impazzite, la Nasa non aveva confermato di aver trovato tracce di batteri sulla superficie marziana.
Curiosity ora cercherà nel dettaglio tracce organiche di carbonio che spesso sono il segno di passati microrganismi che si sono poi decomposti. Il compito non è dei più semplici “dato che il carbonio - spiega ancora Grotzinger - in un ambiente pieno di radiazioni come l’atmosfera di Marte, si deteriora facilmente”.
I ricercatori sperano che le condizioni osservate possano aver favorito la nascita di organismi come i batteri chemioautotrofi: forme di vita semplici che ottengono il nutrimento di cui hanno bisogno attraverso l’ossidazione di sostanze inorganiche base come quelle contenute nelle rocce. Sulla terra questi batteri si possono trovare in profondità nelle miniere o anche in grotte e in aree termali. “I passi in avanti sono incoraggianti - spiega Arlin Crotts, professore di astronomia alla Columbia university di New York - sono segni di un’evoluzione della vita e non sarei così sorpreso di trovare questi batteri, ancora presenti al di sotto della superficie di Marte”.
La missione che ha portato Curiosity su Marte prevedeva proprio il compito di individuare condizioni utili a trovare la vita passata sul pianeta. Le ultime scoperte non fanno altro che migliorare le informazioni in possesso degli scienziati per svelare la storia antica del quarto pianeta del sistema solare.
Mattia Sopelsa