SOCIETÀ

Sogno americano e istruzione

Martedi è iniziata la convention democratica a Charlotte, North Carolina, e tutta l’attenzione è rivolta al duello nei sondaggi fra il repubblicano Mitt Romney e il presidente uscente. Michelle Obama ha parlato di come lei e il marito siano un frutto del “sogno americano”, la convinzione che chiunque può riuscire se si impegna con tutte le sue forze. Ma è davvero così? Negli Stati Uniti è l’educazione ricevuta che, sempre più, decide dell’intera vita di un individuo. Perfino l’aspettativa di vita dipende dal fatto di andare all’università o no.

Brendan Saloner, un dottore di ricerca in politica sanitaria ad Harvard, ha recentemente pubblicato nel blog “Inequalities”, di cui è collaboratore, uno studio sull’aspettativa di vita della popolazione statunitense in relazione al grado d’istruzione ricevuto. Saloner ha notato come la mancanza di un sistema scolastico valido e accessibile anche per le famiglie più disagiate, combinato con le diversità razziali, abbia segnato negli anni un solco che divide in due l’America. Nonostante i suoi sforzi, l’amministrazione Obama non ha ottenuto risultati significativi nel migliorare il sistema scolastico del Paese (che rimane una responsabilità dei governi degli Stati) anche per l’ostruzionismo della Camera, dove i repubblicani sono in maggioranza.

Saloner utilizza un grafico che mostra l’aspettativa di vita alla nascita delle donne bianche, per porre l’accento su tre fattori. In primo luogo, il divario esistente tra donne più e meno istruite è quantificabile in circa dieci anni. Inoltre, questa forbice è andata ampliandosi tra il 1990 e il 2008. Infine, tutto ciò è avvenuto a causa di una sensibile  quanto sorprendente riduzione dell’aspettativa di vita per chi ha frequentato la scuola per meno di 12 anni. A risentire maggiormente della mancanza dei benefici che derivano dall’istruzione sono i poveri e ciò si riflette nelle disparità fra bianchi, afroamericani e ispanici. I tagli ai finanziamenti per l’istruzione superiore e i bilanci statali in rosso dopo il 2008 di certo non hanno aiutato a risollevare la situazione.

Ci sono due teorie sulle ragioni per cui l’istruzione apporterebbe benefici alla salute. Chi è più colto in genere ha stili di vita più sani, una maggior efficienza nel superare lo stress e anche una gestione più efficace delle malattie croniche. Questi effetti indiretti sono conseguenze del raggiungimento di una buona posizione sociale, che comporta retribuzioni lavorative migliori, quindi redditi più alti: negli Stati Uniti chi non ha potuto completare un percorso di studi universitario si vedrà penalizzato per tutta la vita.

Le campagne dell’amministrazione Obama contro i fattori di rischio hanno presa diversa sulle varie fasce di popolazione: le minoranze etniche sono più esposte alle seduzioni della pubblicità. Ci vorranno molti anni prima che la campagna contro l’obesità all’insegna dell’educazione alimentare, condotta in prima persona da Michelle dia risultati. Ridurre il gap nell’istruzione e fornire al popolo americano strumenti validi per imparare a leggere criticamente la realtà in cui vive sembra una fatica di Sisifo.

 

Gioia Baggio

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