UNIVERSITÀ E SCUOLA

Due anni di Musme, dove il passato incontra il futuro

“Non è un museo tradizionale, ma una vera e propria immersione”. A descrivere il Musme è il professor Vincenzo Milanesi, direttore del Dipartimento di filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata dell’università di Padova e presidente del comitato scientifico durante l’allestimento del museo di storia della medicina. “È un piccolo monumento alla scuola medica padovana. Lo abbiamo realizzato con il chiaro obiettivo di far conoscere il contributo dato alla nascita della medicina moderna. Volevamo un museo per tutti, non ispirato a una logica elitaria per pochi studiosi, un luogo in cui ci fosse la possibilità di sfruttare oggetti e reperti delle collezioni dei dipartimenti della nostra università per un’autentica azione di diffusione della cultura scientifico-medica. Oggi il Musme si offre come attrazione turistica per la città, elemento di promozione dell’immagine dell’università e servizio per la collettività”. E Milanesi continua: “Potremmo definirla alta divulgazione, attraverso una personalizzazione della costruzione del percorso di visita”.

In pieno centro storico a Padova, nel palazzo di via San Francesco che ospitò il primo hospitale costruito nel 1414 dai coniugi Sibilia de’ Cetto e Baldo Bonafari da Piombino - dove, nella seconda metà del Cinquecento, per la prima volta, gli studenti di Medicina impararono la pratica clinica direttamente al letto dei malati -, oggi c’è la casa del Musme. Dalla finestra del secondo piano, spingendo lo sguardo più in là, si intravede il presente: da ospedale a ospedale bastano cinque minuti di bicicletta. “Un filo rosso attraversa i secoli, portandoci fino a qui”, spiega lo storico della medicina Maurizio Rippa Bonati del dipartimento di Scienze cardiologiche toraciche e vascolari e membro del comitato scientifico della Fondazione Musme. Muovendosi tra le sale, il professor Rippa Bonati veste i panni di guida d’eccezione per il Bo Magazine e descrive l’allestimento esaltandone i punti di forza: “All’inizio non capivo come si potessero inserire tante postazioni virtuali, la scelta non mi convinceva. Ora posso dire di esserne entusiasta. Qui si può toccare con mano quasi tutto, si può sperimentare”. Tra storia e tecnologia, dunque, il passato incontra il futuro. Il corpo umano è assoluto protagonista di un allestimento vivace che si snoda su tre piani e otto spazi tematici dedicati ognuno a un organo/apparato. Ai reperti antichi si affiancano postazioni interattive, video e giochi multimediali, tra cui spiccano i sette portoni virtuali, dotati di un vero batacchio metallico, dietro cui si nascondono i grandi protagonisti della scienza: da Vesalio a Morgagni, passando per Galileo.

 

Inaugurato nel giugno 2015, in due anni di attività, il Musme ha accolto oltre 65.000 visitatori: semplici curiosi, studiosi italiani e stranieri e moltissime scuole. La prima sala al piano terra è dedicata alla storia dell’ex ospedale di San Francesco Grande: dalle prime due porte virtuali spuntano Sibilia de’ Cetto, la prima donna amministratrice delegata di un’azienda ospedaliera ante litteram, e Giovanni Battista Da Monte, che spiega l’importanza di introdurre la pratica anatomica e la pratica clinica nell’insegnamento universitario della medicina. Nella seconda sala, il focus è dedicato all’università di Padova, tra il virtuale Galileo Galilei, proiezioni e touch-screen con le biografie e i contributi di studenti e docenti illustri passati per Padova e per le aule del suo ateneo. Salendo ai piani superiori, quattro sale rispondono ai grandi quesiti della medicina, in relazione al corpo umano: nella sala di anatomia ci si chiede “come è fatto?”, in quella di fisiologia “come funziona?”, nella sala di patologia ci si concentra sul “come si ammala?” e nella sala di terapia si chiude il cerchio rispondendo alla domanda “come si cura?”. Infine, dalle otto nicchie di approfondimento dedicate ad apparato locomotore, cervello, occhio, orecchio, cuore, polmoni, apparato digerente e ginecologia e ostetricia ci si affaccia sul teatro anatomico vesaliano dove trionfa un modello di corpo umano lungo otto metri. Tra i progetti da realizzare nel prossimo futuro, un’aula didattica multimediale pensata per rafforzare il servizio offerto alle scolaresche e una serie di mostre temporanee, da allestire nelle ultime due sale, per offrire opportunità di approfondimenti tematici.

Francesca Boccaletto

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