L'interno della sinagoga di Padova illuminato per la ricorrenza
Nella notte fra il 9 e il 10 novembre 1938, poi passata tragicamente alla storia come Kristallnacht, nel Reich tedesco furono centinaia le sinagoghe e i negozi di proprietà ebraica saccheggiati e incendiati (il riferimento ai cristalli si deve appunto alle vetrine in frantumi); molti ebrei furono inoltre aggrediti e uccisi da militanti nazisti sotto lo sguardo complice della polizia, mentre altri vennero arrestati e deportati a migliaia nei campi di concentramento.
Il pretesto ufficiale per dare sfogo a tanta inaudita violenza fu la morte di Ernst Eduard vom Rath, segretario dell'ambasciata tedesca a Parigi, ucciso due giorni prima per mano di un giovane ebreo di nome Herschel Grynszpan. La Notte dei Cristalli fu lo spartiacque che segnò il passaggio dalla propaganda e dalla violenza verbale a quella fisica. Per questo l’8 novembre (il 30 del mese ebraico di Cheshvan, con un anticipo di 24 ore per rispetto allo Shabbat), a 80 anni da quella tragica notte che segnò e l’inizio della Shoah, molte comunità ebraiche in Italia e in Europa ricordano quel drammatico passaggio della nostra storia tenendo accese fino al mattino seguente le luci delle sinagoghe e un lume nelle case private.
Tra gli aderenti all’iniziativa anche la comunità ebraica di Padova: un segno piccolo che però vuole esprimere la celebrazione della vita e la vitalità del popolo ebraico. “Non è solo un atto simbolico, è soprattutto sostanziale – spiega a Il Bo Live il rabbino capo di Padova Adolfo Locci –. Vogliamo indicare che, nella notte simbolo della volontà che avrebbe voluto spegnere per sempre la nostra luce, quella stessa luce ancora è accesa e irradia chiarore e calore. La luce dell’identità ebraica arde costantemente e non si spegnerà mai”.