SCIENZA E RICERCA

Addio Katherine, il “computer umano” che portò l’uomo sulla Luna

Già da bambina adorava contare, un talento speciale che l’ha portata lontana, fin sulla Luna. Il 24 febbraio 2020 si è spenta all’età di 101 Katherine Johnson, la matematica che ha aiutato prima a portare l’uomo in orbita attorno alla Terra e poi sulla Luna. Nella vita ha dovuto affrontare numerose sfide, dovute al fatto di essere una donna afro-americana intorno alla metà del Ventesimo secolo. La passione e la determinazione nel proprio lavoro furono premiate: nel 2015 riceve da Barack Obama la Medal of Freedom e nel 2016 la sua storia è stata raccontata in un film, Il diritto di contare

Katherine e il suo amore per la matematica

È il 26 agosto 1918 quando a White Sulphur Springs, in West Virginia, nasce Katherine, la più giovane di quattro figli; il padre è un agricoltore, mentre la madre è un’insegnante. Come riporta la Nasa nella pagina dedicata, Katherine adora contare, conta qualsiasi cosa, dagli scali per entrare in chiesa alle forchette e piatti mentre li lava. A causa delle leggi razziali presenti in quegli anni, il padre decide di trasferire la famiglia a Institute dove sia Katherine che i suoi fratelli frequentano la scuola superiore, associata con il West Virginia Collegiate Institute, una storica università statale frequentata da studenti afro-americani. La nostra protagonista si diploma molto presto, a 14 anni, e già a 18 consegue la laurea in matematica e francese. Finiti gli studi, si rende conto che le possibilità di fare ricerca per una donna afro-americana è molto bassa, per cui decide di accettare un lavoro come insegnante.

Nel 1940, tuttavia, viene scelta insieme ad altri 2 studenti afro-americani per frequentare un corso avanzato alla West Virginia University, un istituto per sole persone bianche a Morgantown: Katherine sceglie di dedicarsi alla matematica avanzata. Dopo l’estate di quell’anno, Katherine abbandona l’università, dopo aver scoperta di aspettare il suo primo figlio. La sua vita di insegnante, moglie e madre cambia radicalmente nel 1952.

Katherine, il “computer umano che indossa la gonna”

Nel 1935 la Nasa inizia ad assumere donne con una laurea in matematica, per sollevare i colleghi uomini dal lavoro di calcolo, pagandole ovviamente meno rispetto alla controparte maschile. Qualche anno dopo, il presidente Roosvelt firma l’ordine esecutivo n. 8802 in cui proibisce le discriminazioni sulla base del colore della pelle nell’industria della difesa. Ciò permette alla Nasa di aprire la strada anche alle donne afro-americane laureate in matematica: nel 1953 invia la propria candidatura e viene chiamata, insieme a un gruppo di altre donne, per diventare i “computer umani” che la Nasa necessita per i vari calcoli. Katherine però non è come le altre: la sua determinazione va oltre al semplice foglio di calcolo. Fa domande, vuole conoscere di più il lavoro che svolge e ciò che succede all’interno della Nasa; inizia così a partecipare alle riunioni, ambiente precluso alle donne prima di Katherine. Coinvolta maggiormente nelle attività dell'agenzia spaziale americana, abbandona il suo ruolo di “computer umano” e diventa un membro importante di diversi progetti spaziali.

Katherine verso la Luna

Katherine lavora alla Nasa fino al 1986, anno del suo pensionamento. Tra i suoi successi lavorativi più memorabili sicuramente si inseriscono le missioni per portare l’uomo sulla Luna, iniziate nel 1962. L’impresa, ovviamente, porta con sé un’enorme quantità problemi da risolvere che vengono affidati a diversi team: in un primo momento, Katherine si occupa di geometria applicata ai viaggi nello spazio. Tra le prime missioni in cui viene coinvolta c’è il programma Mercury che si pone l’obiettivo di portare l’uomo nell’orbita terrestre e riportarlo poi in salvo: il 5 maggio 1961 Alan Shepard diventa il primo astronauta americano a volare nello spazio. L’anno successivo la Nasa adotta dei computer elettronici per calcolare la traiettoria del volo di John Glenn, astronauta del programma Mercury che rimase in orbita attorno alla Terra per quasi 5 ore: a Katherine viene chiesto di controllare i calcoli dell’IBM 7090, affidandole la sorte della missione. Pur utilizzando la nuova strumentazione per i calcoli, Katherine rimane un punto fermo all’interno della Nasa per la sua precisione: collabora sia per determinare la traiettoria dell’Apollo 11 verso la Luna, sia per la missione Apollo 13, contribuendo a riportare sani e salvi gli astronauti dopo un malfunzionamento grazie alle procedure di backup e alle grafiche realizzate dalla matematica. 

If she says the numbers are good, I’m ready to go John Glenn

Negli anni successivi, Katherine prende parte ai programmi Space Shuttle e Earth resources satellites, oltre ai piani per le future missioni su Marte e alle stesura di 13 pubblicazioni scientifiche. Nel 2015 riceve dall’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama la Medal of Freedom, la più alta onorificenza americana; l’anno seguente la Nasa le dedica uno dei suoi edifici, il Katherine G. Johnson Computational Research situato a Hampton, Virginia. Nello stesso anno, inoltre, la storia di Katherine finisce anche sul grande schermo, grazie al film Hidden Figures, tradotto in italiano con Il diritto di contare.

Katherine Johnson Receives Presidential Medal of Freedom"Katherine Johnson Receives Presidential Medal of Freedom" by US Department of State is licensed under CC BY-NC 2.0

Dopo la sua carriera alla Nasa, Katherine ha sempre incoraggiato i giovani a studiare, a lavorare sodo e a seguire sempre i propri sogni, soprattutto nell’ambito STEM. Era una bambina a cui piaceva semplicemente contare me che è riuscita, partendo dal suo piccolo mondo, ad arrivare fin sulla Luna

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