SOCIETÀ

Cambiamento climatico: che strategie per Italia ed Europa?

Nei giorni in cui ci si chiede se l’Italia aveva un piano per affrontare la pandemia è utile anche farsi un’altra domanda, che riguarda un futuro oramai non più così lontano: l’Italia ha un piano per affrontare il cambiamento climatico?

La pandemia nel 2020 ha preso il sopravvento sia sanitario che mediatico, e non poteva essere altrimenti, ma non è l’unico stato emergenziale globale che stiamo vivendo. La crisi climatica è già in atto, e gli scenari sembrano essere ancora peggiori rispetto a quelli ipotizzati dall’IPCC nel suo rapporto iniziale.

Uno studio pubblicato poche settimane fa su Science conferma che lo scenario sembra essere più tragico del previsto. Mentre l’IPCC ipotizzava, secondo rivelazioni satellitari degli anni ‘90, che l’aumento del livello del mare potesse essere circa di 3,2 mm all’anno, Benjamin Hamlington, scienziato del NASA’s Jet Propulsion Laboratory (JPL), ha notato che la crescita negli ultimi anni è stata mediamente di 4,8 mm all’anno. Un aumento dovuto principalmente dallo scioglimento più rapido del previsto del ghiaccio della Groenlandia. Queste valutazioni ora saranno effettuate anche e soprattutto grazie ad un nuovo satellite europeo costruito e messo in orbita in collaborazione con la Nasa. L’obiettivo di Sentinel-6 'Michael Freilich', che prende il nome dall'ex-Direttore di Scienze della Terra della NASA, è proprio quello di eseguire rilievi precisi dei cambiamenti del livello del mare. 

L’Italia ha un piano per affrontare il cambiamento climatico?

Anche grazie al progetto Copernicus inoltre, il CMCC, cioè il  Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, ha redatto un’analisi del rischio dovuto ai cambiamenti climatici concentrata sull’Italia. 


“L’obiettivo di questo rapporto - si legge nel report - è quello di evidenziare quali sono gli scenari di cambiamento climatico attesi per l’Italia e quali rischi principali tali scenari potranno determinare in corrispondenza di diversi possibili livelli di riscaldamento globale, evidenziando alcune chiare priorità di intervento, anche in riferimento alla valutazione economica delle stesse e alle opportunità finanziarie”. Durante la presentazione di Adaptation, un webdoc proprio sulle azioni messe in atto in Italia per adattarsi al cambiamento climatico, è intervenuta anche la dott.ssa Marta Ellena, ricercatrice del CMCC che ha approfondito il documento che “rappresenta una solida base scientifica e tecnica a supporto del processo decisionale per le fasi di programmazione, pianificazione e allocazione delle risorse necessarie per mettere in atto politiche climatiche e territoriali adeguate e sinergiche fra loro”.

La crisi climatica è inevitabilmente quindi, anche una crisi economica e sociale

“Il nostro ruolo è quello di sviluppare modelli e fornire dati climatici per una risoluzione fino a due km - ha dichiarato Marta Ellena -. Il Report analisi del rischio e cambiamenti climatici in italia fa delle previsioni ma vuole prevenire il rischio. Nell’analisi vengono considerate delle zone hotspot più vulnerabili, come ad esempio i centri urbani, dove vive la maggior parte della popolazione. I principali effetti in questo caso del cambiamento climatico saranno le ondate di calore, considerando il fatto che a metà secolo saremo già a più due gradi. Questo avrà degli impatti in tutta la popolazione. Un altro effetto saranno le precipitazioni meno frequenti ma più intense. Sia il terreno che gli impianti fognari non sono abituati a tali ondate d’acqua e queste non verranno assorbite”. 


LEGGI ANCHE:


“Sappiamo con certezza che ciò accadrà - ha concluso la dott.ssa Ellena -, come accadrà la scarsità idrica e l’erosione costiera”. Tutte queste cose quindi, la scienza dice con ragionevole certezza che accadranno, considerando anche il fatto che in Italia, l’analisi dei dati climatici misurati dalle principali reti di osservazione nazionali e regionali ha permesso di osservare un incremento di oltre 1,1°C della temperatura media annua nel periodo 1981-2010 rispetto al trentennio 1971-2000. A questo bisogna anche aggiungere che otto dei dieci anni più caldi sono stati registrati dal 2011 in poi, con anomalie comprese tra +1,26°C e +1,71°C.

Dati che rendono chiaro il termine: crisi climatica. Per far fronte a questa crisi però, bisogna mettere in atto azioni chiare e concrete. Proprio per capire cosa si sta facendo in questo momento e qual è lo stato dell’arte dell’Italia è nato il progetto Adaptation, cioè un webdoc che analizza come si sta cercando di adattarsi al futuro. Dopo la prima puntata dedicata all’Olanda, il team di Adaptation ha iniziato a viaggiare nelle regioni italiane per raccontare come si stiano adattando al cambiamento climatico. La prima puntata di questo “italian grand tour”, non a caso, è dedicata all’Emilia Romagna, una regione che nel 2018 ha varato il suo piano di adattamento. Dal dicembre 2018 infatti, l’Emilia Romagna ha la sua Strategia unitaria di mitigazione e adattamento.  E’ un documento che definisce chiaramente gli obiettivi da raggiungere, e anche come fare a raggiungerli. 

Proprio l’Emilia-Romagna, ma non solo, negli ultimi anni ha subito pesanti alluvioni riportante anche nel sito del webdoc: 2011 Sala Baganza, Fornovo e Collecchio, giugno 2013 Rimini, gennaio 2014 Bomporto, nel modenese, (con circa 10.000 evacuati), ottobre 2014  ancora il torrente Baganza a Parma, settembre 2015 Nure Trebbia e Aveto, nel piacentino, con tre morti e vari paesi in ginocchio e nel febbraio 2017 l’esondazione dell'Enza a Brescello, nel reggiano, con oltre mille sfollati, cui è seguita l'esondazione del torrente Parma a Colorno. 

Del febbraio 2019 è invece la rottura dell'argine del Reno a Bologna, fino ad arrivare all'esondazione del Savio e alla rottura dell'argine del Montone, nel forlivese, sempre nel 2019. Totale, più di 500 milioni di euro di danni, cui vanno sommati i costi dei danni da mareggiate a Rimini e Cesenatico e le frane.

“La volontà è quella di raccontare il cambiamento climatico ed in particolar modo l’adattamento al cambiamento climatico - ha dichiarato Marco Merola, giornalista e divulgatore e ideatore del webdoc assieme al collega Lorenzo Colantoni -. Questo è un fenomeno di interesse comune dell’intera umanità quindi la sfida, dal punto di vista giornalistico e divulgativo, era quella di farsi capire da tutti e parlare con un linguaggio che fosse comprensibile. Ci siamo concentrati sull’Italia e volevamo raccontare storie di adattamento ed in particolar modo come le comunità locali stanno cercando di adattarsi per convivere con questi fenomeni. In questo senso l’Emilia-Romagna è una regione estremamente interessante ed abbiamo scoperto delle storie paradigmatiche. L’Emilia-Romagna è stata una delle prime regioni italiane ed una delle prime a livello globale a sottoscrivere un memorandum of understanding che vuole essere una ricaduta positiva di quanto è stato ospitato della Cop di Parigi del 2015, cioè quella in cui sono stati stabiliti gli obiettivi da raggiungere per contenere il riscaldamento globale entro un grado e mezzo. Noi siamo stati sul campo per vedere esattamente che cosa stanno facendo per convivere con il mondo che oramai è cambiato”. 

Tema centrale del ‘viaggio’ di Adaptation, che è sostenuto anche dall’università Ca’ Foscari di Venezia ed ha come partner Audible ed il Gruppo Hera, è stato l’acqua. Il suo ciclo di vita, i suoi usi, la salvaguardia, la rigenerazione e la valorizzazione della risorsa, gli investimenti per difendersi dalle esondazioni, l'impatto sulla popolazione.

Le collaborazioni nate sul campo sono state decisive per la riuscita del lavoro. Dal CNR al Consorzio di Bonifica Renana, dall’Autorità di Bacino di Distretto del Fiume Po all’Ecovillaggio Montale, dal Consorzio di Bonifica della Romagna al Gruppo Hera, che ha aperto le porte dei suoi impianti e mostrato tecnologie di frontiera.

Dalla costruzione di alcune paratie alla gestione del verde nelle grandi città, l’Emilia-Romagna è quindi la prima Regione che si sta preparando ai mutamenti climatici. Una visione lungimirante, che cerca di mettere al riparo i luoghi più delicati.“Il processo di adattamento parte da lontano - ha dichiarato durante la presentazione Stefano Venier del Gruppo Hera -. E’ fondamentale ragionare di strategie di adattamento perché i problemi sono già visibili”.

“Adattarsi al cambiamento climatico non significa rassegnarsi, non fare più nulla - ha concluso Marco Merola -. Ridurre la CO2 in atmosfera è una cosa estremamente importante ma complessa, anche tecnologicamente. Nel frattempo però per permettere alla popolazione di vivere in questo Mondo in cui il clima è già cambiato entra in gioco l’adattamento che significa mettere in campo buone pratiche per far in modo che le comunità possano continuare a vivere e prosperare nei luoghi in cui risiedono. Azioni sul territorio, sulle città e su noi stessi, cambiando i nostri stili di vita”.

Se in Emilia Romagna si sta facendo tanto però, in altre parti del Paese la situazione appare meno rosea. Nel comunicato rilasciato dal team di Adaptation si fa notare come “l'Italia versi in uno stato di crisi idrica strutturale, causata da numerosi e concomitanti fattori: eccessivo water footprint, perdite nelle reti, condizioni climatiche sempre più estreme, spreco della risorsa e mancato o insufficiente riuso.

Secondo recenti studi (confortati da azioni di monitoraggio portate avanti nel tempo in tutta la penisola) mancherebbero all'appello 23,4 miliardi di metri cubi d’acqua. Vale a dire una quantità pari a quella contenuta nel lago di Como.

Mancano all'appello 23,4 miliardi di metri cubi d’acqua, una quantità pari al lago di Como

Per essere ancora più chiari, nel 2020 stiamo sperimentando la peggiore crisi di siccità mai verificatasi negli ultimi 60 anni. Significa meno acqua da bere, ma anche meno acqua per la nostra agricoltura, che da sola consuma ben il 70% di tutta l’acqua dolce disponibile.

Negli ultimi 20 anni, poi, la siccità ha provocato danni all’agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro.

La crisi climatica è inevitabilmente quindi, anche una crisi economica e sociale. Progetti come Adaptation hanno lo scopo di rendere chiara una situazione che spesso non viene affrontata con la giusta importanza.

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012