SCIENZA E RICERCA
I cani hanno un “sesto senso”: rilevano il calore attraverso il loro naso
Il “tartufo” dei nostri amici a quattro zampe continua a sorprenderci: una ricerca, condotta dall’università svedese di Lund e l’università Eötvös Loránd di Budapest, ha scoperto che il naso dei cani può individuare anche piccoli cambiamenti di temperatura presenti nell’ambiente. Il rinario è l’area che corrisponde alla regione nasale più prominente nei mammiferi, senza pelo e ricca di terminazioni nervose: nei carnivori, la temperatura di questa zona è notevolmente più bassa rispetto agli erbivori, facendo supporre così che oltre a una funzione informativa, il “tartufo” abbia anche uno scopo sensoriale. Fino a oggi, gli studi avevano rilevato questa abilità in alcuni insetti e rettili e in una specie di mammifero, il pipistrello Desmodus rotundus.
Dogs can sense weak thermal radiation, pubblicata su Nature, è la ricerca che ha confermato questa ipotesi: il cervello dei cani risulta più attivo in presenza di un oggetto caldo. Lo studio è stato diviso in due serie complementari di esperimenti: in Svezia sono stati addestrati i cani al rilevamento di deboli segnali di radiazioni termiche in un ambiente con sole due alternative. La scelta per i soggetti dell’esperimento si divideva tra oggetti neutral, con una temperatura uguale all’ambiente in cui si trovavano (tra i 18.8 e i 19.3 gradi Celsius), e warm, con un aumento dello stato termico tra gli 11 e 13°C e rilevati fino a 1,6 metri di distanza. In Ungheria, invece, hanno effettuato le risonanze magnetiche funzionali sui cani svegli, per determinare dove si verifica l’attività cerebrale durante la rilevazione. Sono stati scelti tre esemplari di dimensioni diverse: 8, 18 e 40 chilogrammi.
Termografo di un cane in un ambiente con temperatura a 27°C. Foto: A Bálint et al. (2020), Nature research
Durante le risonanze hanno notato che la parte del cervello attiva durante la stimolazione con oggetti warm si trova nell’area della corteccia somatosensoriale parietale sinistra ,dove solitamente vengono incanalate tutte le informazioni sensoriali (vista, olfatto, udito, propriocezione etc.) utilizzate per pianificare un’azione. Il segnale di calore che arriva dal “tartufo” serve in particolare a delineare l’ambiente che circonda l’animale: questa funzione si suppone che sia legato al ruolo di predatore. L’esperimento è stato condotto cercando di non attivare altri sensi nell’animale: attraverso le risonanze, infatti, si è notato come l’area legata a questo “senso” sia altamente distinguibile rispetto a quelle destinate , per esempio, alla vista o all’olfatto. Non è ancora chiaro come queste informazioni passino dal “tartufo” al cervello: la pelle e il tessuto del rinario, infatti, sono compatti e la parte nervosa è costituita da grandi assoni mielinizzati nel derma, lontani dai tessuti epidermici che possono alterare le informazioni.
L’obiettivo, infatti, della ricerca era testare questa capacità nella specie Canis familiaris: le variazioni di temperatura degli ambienti, della dimensione del rinario e delle distanze saranno sicuramente oggetto dei prossimi studi. Gli autori della ricerca tengono a precisare che gli esperimenti sono stati fatti seguendo le normative europee relative alla sperimentazione animale e i padroni hanno partecipato attivamente all’addestramento e ai successivi test.