SCIENZA E RICERCA

Una casa su Marte? Ecco i cinque progetti

Come potrebbe essere la nostra casa su Marte? Forse, guardando quel puntino rosso così brillante nelle sere di quest'estate, ci è capitato di immaginare una posibile vita lassù. E se qualcuno ci stesse già pensando? No, non stiamo parlando di un film di fantascienza, ma di un concorso lanciato dalla NASA nel 2014: la On-Site Habitat Competition, un invito a progettare habitat su Marte realizzati con la stampa 3D.

E a luglio sono stati annunciati i cinque progetti vincitori.

Alla base del progetto c'è la crescente necessità di avere delle basi d’appoggio per le future missioni spaziali che siano in grado di accogliere la vita dell’essere umano. Una bella sfida se si pensa ai limiti di un progetto di questo tipo tra cui la difficoltà di trasportare materiali su Marte, l’utilizzo di materiali sostenibili, la difficoltà del trovare risorse in loco, l’atmosfera su Marte, il suolo e la conformazione del paesaggio. Non basta “una casa”, serve un vero e proprio habitat. Anzi, per garantire all’uomo di vivere in un certo ambiente serve anche qualcosa in più: servono gli spazi giusti, il giusto svago, la possibilità di stare in comunità ecc. ecc. E sono proprio tutti questi i parametri studiati dalle squadre concorrenti che hanno preso parte al progetto.

Non stanno solo progettando strutture, stanno progettando habitat che permetteranno ai nostri esploratori dello spazio di vivere e lavorare su altri pianeti (Monsi Roman, program manager dei Centennial Challenges della NASA)

La prima fase ha messo a disposizione un premio da 50 mila dollari per i rendering dei possibili habitat e si è conclusa nel 2015. Nella seconda fase, conclusa l’estate scorsa con un premio di 400 mila dollari, era invece richiesto di concentrarsi sui materiali e sulla loro tecnologia fino alla realizzazione di componenti strutturali. La terza fase comprende più livelli, alcuni virtuali di simulazione dell’habitat e altri di costruzione vera e propria, che si concluderanno nel 2019. Al momento ci sono i cinque progetti vincitori del primo livello virtuale su 18 arrivati da tutto il mondo e con un premio complessivo di 100 mila dollari: sono le basi per un habitat a misura d'uomo sul pianeta rosso.

Zopherus e il “cemento marziano”

Al primo posto si è classificato Zopherus, il progetto del Team Zopherus of Rogers (Arkansas) che utilizza per la maggior parte materiali già presenti sulla superficie di Marte, quindi in grossa parte sostenibili e senza grosse interferenze umane. Oltre alle componenti in polietilene ad alta densità (HDPE – High-density polyethlene), c'è un “cemento marziano” composto da ghiaccio, ossido di calcio e aggregati rocciosi. Per la costruzione di un modulo abitativo si stimano 26 settimane.

Marsha: l’uomo al centro

Anche il progetto del team AI. SpaceFactory of New York utilizza materiali ricavati direttamente dal suolo di Marte: un'innovativa miscela di fibra di basalto e una bioplastica, il poli(acido lattico) o polilattato, derivata da piante che potranno essere coltivate su Marte. Con Marsha i moduli sono tutti separati uno dall’altro, cosa che invece non succede per Zopherus. Inoltre al centro del progetto Marsha c'è l'uomo. Nella presentazione si sottolinea infatti come l’uomo, su un pianeta così lontano, seppur in compagnia di altri esseri umani, abbia bisogno di coltivare passioni, interessi e momenti dedicati a se stesso. Sono quindi previsti spazi dedicati allo svago e al relax come la “literar room”.

La casa di luce

Il team Kahn-Yates (Jackson, Mississippi) ha progettato delle abitazioni singole complete di area giardino e con una struttura che sfrutta al massimo la luce naturale per l’illuminazione diurna e che la notte ricorda il cielo stellato. Anche in questo caso i materiali utilizzati sono HDPE e materiali reperibili direttamente su Marte.

Una casa per proteggersi dalle radiazioni solari

La squadra SEArch+/Apis Cor (New York) è al quarto posto con un habitat alto 11 metri e attento alla protezione dalle radiazioni solari. L’interno del modulo abitativo prevede diversi locali, tutti progettati partendo da come la radiazione raggiunge gli interni e da come si possa massimizzare la protezione nei confronti di questa radiazione.

Un’attenzione alla comunità che cresce

L'habitat della Northwestern University (Evanston, Illinois) è un guscio con diversi locali su un unico livello, mentre quasi tutti i precedenti progetti si sviluppano su più piani. Il progetto è attento a un fattore importante: la possibilità che la comunità su Marte possa crescere. Per questo la quinta squadra ha proposto una soluzione “modulabile” in cui le abitazioni possono essere collegate tra loro a formare un’unica rete permettendo così una facile espansione della comunità e una facile condivisione di ambienti.

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