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Clima: gli Stati Uniti ufficializzano l'inizio dell'iter per il ritiro dall'accordo di Parigi

L'uscita degli Stati Uniti dall'accordo sul clima di Parigi è ufficialmente iniziata. L'atto formale che ha avviato il percorso di ritiro dagli impegni negoziati nel dicembre del 2015 si è realizzato attraverso la consegna, da parte dell'amministrazione guidata dal presidente Donald Trump, dei documenti necessari per notificare la decisione alle Nazioni Unite. L'annuncio è arrivato direttamente dal segretario di stato americano, Mike Pompeo, con un post su Twitter in cui ha sostenuto che gli Stati Uniti propongono un "modello realistico e pragmatico" e sono orgogliosi di porsi come "leader mondiali nella riduzione di tutte le emissioni, nella promozione della resilienza, nella crescita della nostra economia e nel garantire energia ai nostri cittadini".

 

Il ritiro dall'accordo, ha confermato Pompeo in una nota, entrerà in vigore dopo un anno e andrà a coincidere con la data del 4 novembre 2020, giorno in cui gli Stati Uniti conosceranno il nome del presidente che guiderà il Paese fino al 2024. Un appuntamento al quale Donald Trump, che concorrerà per il secondo mandato, guarda da tempo, senza fare mistero delle sue posizioni negazioniste del cambiamento climatico a cui si accompagnano incentivi a favore di settori industriali legati al carbone, al petrolio e al gas naturale. Già nel corso della campagna elettorale del 2016 Trump aveva criticato l'accordo di Parigi, fortemente voluto dal suo predecessore Barack Obama, e una volta insediatosi alla Casa Bianca ha iniziato a smantellare molte misure ambientaliste introdotte dall'ex presidente democratico. L'uscita dall'accordo di Parigi, il più importante trattato internazionale degli ultimi anni in materia di contrasto al riscaldamento globale e che impegna 196 Paesi ad azioni concrete per contenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli dell'epoca preindustriale, era stata annunciata da Trump nel giugno del 2017 in un discorso alla Casa Bianca nel quale aveva parlato di "trattato ingiusto" che rischiava di "danneggiare l'economia degli Stati Uniti".

Il discorso con cui Trump nel giugno del 2017 ha annunciato l'uscita degli USA dall'accordo sul clima di Parigi

L'uscita ufficiale degli Stati Uniti dagli impegni internazionali sul clima è stata accolta con rammarico dal presidente francese Emmanuel Macron che, proprio in queste ore, è in visita ufficiale in Cina. Al centro della sua missione non c'è solo la definizione di accordi commerciali con Pechino, ma è prevista anche la firma di un'intesa con il presidente Xi Jinping che dovrebbe sancire "l'irreversibilità" dell'accordo di Parigi.

La decisione di Trump, arrivata nel primo giorno possibile in base alle complesse norme sul ritiro, determina l'uscita della maggiore economia mondiale dagli impegni presi per far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico e, scrive Lisa Friedman sul New York Times, sebbene la partecipazione americana all'accordo di Parigi sarà in definitiva determinata dal risultato delle elezioni del 2020, i sostenitori del patto affermano di dover iniziare una pianificazione senza la cooperazione americana. "Ci stiamo preparando per il piano B", ha affermato in occasione di una recente visita negli USA Laurence Tubiana, che è stata ambasciatrice francese per i cambiamenti climatici durante i negoziati di Parigi.

E la preoccupazione è elevata, anche perché l'ultimo studio del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), cioè il comitato scientifico dell'Onu sul clima, ha evidenziato che se l'obiettivo minimo di Parigi non verrà raggiunto e, quindi le temperature mondiali saliranno di 2 gradi, i rischi saranno "molto alti": l'aumento delle temperature sarà accompagnato da una maggiore siccità, particolarmente nella regione del Mediterraneo e dell'Africa meridionale, ma saranno più frequenti e intensi anche gli eventi piovosi estremi. 

La speranza di chi ha a cuore il futuro del pianeta è che negli Stati Uniti possa farsi largo una sensibilità capace di andare oltre la visione di Trump, come sta accadendo con il progetto America's Pledge che, intorno alle figure chiave del governatore della California Edmund G. Brown e dell'ex sindaco di New York Michael Bloomberg, riunisce quella parte del paese che è in disaccordo con le politiche ambientali del governo federale. 

 

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