SCIENZA E RICERCA

Il clima è già cambiato, e questi sono gli effetti

Il clima del pianeta Terra non si accinge a cambiare. È già cambiato. I mutamenti significativi che sono stati registrati dalla comunità scientifica sono diversi. E sono tutti convergenti. Proviamo a riassumerli.

La temperatura è aumentata di 1,0 °C

La temperatura media dell’atmosfera alla superficie delle terre emerse e dei mari di tutto il pianeta è aumentata di 0,85 °C tra il 1880 e il 2012. Questa è la valutazione che propone l’IPCC dopo aver analizzato la gran parte della letteratura scientifica sull’argomento. Ovvero, dopo aver tenuto in conto la maggior parte delle ricerche realizzate dagli scienziati esperti di clima di tutto il mondo.

Misure più recenti ci dicono che rispetto al 2012 la temperatura media è ulteriormente aumentata. Di circa un grado, rispetto all’anno di riferimento 1880.

Riferiamoci, per comodità, al dato IPCC relativo al 2012 di 0,85 °C di aumento. Occorre dire che quel dato, 0,85 °C, è un valore medio: l’incremento della temperatura in questi 130 e più anni è infatti compreso in un intervallo che va di un minimo 0.65 °C e un massimo di 1.06 °C. Gli scienziati sanno che tutte le misure che effettuano, anche le più sofisticate, sono affette da errore. Anzi, da più tipi di errori: sistematici o casuali. Per questo esiste una teoria matematica che consente di valutare la dimensione degli errori possibili: la teoria si chiama, appunto, “teoria degli errori”. Per questo a ogni dato scientifico è associato un errore.

Anche gli studiosi del clima sono consapevoli che le loro misure sono affette da errori. E, di conseguenza, sono in grado di valutare la dimensione degli errori possibili sulle misure effettuate. Nel caso dell’aumento della temperatura media a scala planetaria l’errore calcolato cui fanno riferimento gli esperti dell’IPCC è di ± 0,2 °C intorno al valore medio di 0,85 °C. Ecco perché, nel rapporto 2014 sui cambiamenti climatici pubblicato dal Working Group I dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) la variazione riportata è 0.85 [0.65-1.06] °C.

In realtà l’IPCC propone un secondo metodo di misura, fondato sulle medie di diversi periodi (per esempio, la media del periodo1850-1900 e del periodo 2003-2012). I risultati non sono molto diversi e noi, per semplicità, trascuriamo questo secondo metodo.

L’aumento della temperatura in questi 130 e più anni non è stato lineare. Per esempio, nel periodo compreso tra il 1950 e il 2012 la temperatura media alla superficie del pianeta è aumentata a una velocità di 0,12 °C per decade (0,08-0,14 °C), mentre nel periodo compreso tra il 1998 e il 2012 la temperatura è aumentata al ritmo di 0,05 °C per decade (-0,05-0,15). Si ritiene che questo rallentamento non sia strutturale, ma dovuto a un fenomeno che interessa periodicamente l’Oceano Pacifico chiamato El Niño, su cui presto ritorneremo.

E, infatti, la Figura 1 mostra chiaramente che negli ultimi anni la temperatura è ritornata a crescere a un ritmo molto sostenuto. In realtà la figura mostra in maniera molto chiara che ci sono stati due periodi – tra il 1850 e il 2012 – in cui la temperatura media del pianeta è nettamente aumentata: il primo tra il 1920 e il 1950 e il secondo tra il 1980 e il 2019. In questa seconda periodo la temperatura è aumentata con la maggiore velocità.

La temperatura è aumentata su quasi tutto il pianeta

La temperatura media dell’atmosfera alla superficie del pianeta è aumentata ovunque, sia sugli oceani sia sulla terraferma. Solo in alcune zone dell’Atlantico settentrionale e degli Stati Uniti la temperatura è leggermente diminuita, in tutto il resto del mondo (dove sono state effettuate misure sufficientemente rigorose e continue, s’intende) la temperatura è aumentata. In maniera molto netta (colore violaceo) nella fascia centrale dell’Asia, nel Nord e nel Sud America, in alcune zone dell’Africa.

Questo aumento generale della temperatura rispetto al 1850 ha generato molti fenomeni osservabili:

- giorni e notti più caldi (aumento del fenomeno considerato molto probabile dall’IPCC);

- onde di calore (aumento del fenomeno considerato probabile);

- aumento di frequenza, intensità e/o quantità di forti precipitazioni ovvero di fenomeni meteorologici estremi (aumento del fenomeno considerato probabile sulla maggior parte della superficie terrestre);

- aumento della intensità e durata della siccità (fenomeno considerato probabile, ma solo in alcune regioni);

- aumento delle tempeste tropicali e dei cicloni (fenomeno considerato probabile in alcune regioni e virtualmente certo nell’Atlantico settentrionale dal 1970);

- aumento del livello dei mari per effetto diretto dell’aumento della temperatura (fenomeno considerato probabile dal 1970 a oggi).

La temperatura delle acque degli oceani è aumentata di 0,44 °C tra il 1971 e il 2010

Secondo l’IPCC nei quarant’anni compresi tra il 1971 e il 2010 la temperatura media delle acque degli oceani nello strato più superficiale (tra 0 e 75 metri di profondità), è aumentata in media di 0,11 [0,01-0,13] °C per decennio.

Ma le acque degli oceani non sono alla medesima temperatura. Più si scende in profondità più la temperatura diminuisce. In realtà gli oceani è come se fossero fatti a strati, La temperatura diminuisce con la profondità (un andamento che gli esperti definiscono termoclino). La diminuzione segue l’andamento in figura.

Ebbene, l’IPCC ha ricostruito le variazioni di temperatura nei vari strati degli oceani, giungendo a queste conclusioni:

- è virtualmente certo che nel periodo 1971-2010 sia aumentata la temperatura in tutto lo strato superiore, compreso tra 0 e 700 metri di profondità;

- è probabile che, sempre in questo strato, la temperatura sia aumentata anche nel secolo che intercorre tra il 1870 e il 1970.

- è probabile che gli oceani si siano riscaldati nello strato che va da 700 a 2.000 metri di profondità nel periodo compreso tra il 1957 e il 2009;

- è probabile che non ci siano state modifiche sostanziale nello strato compreso tra 2.000 e 3.000 metri nel periodo compreso tra il 1957 e il 2009;

- è probabile che sia avuto un riscaldamento oltre i 3.000 metri e fino al fondo marino nel periodo compreso tra il 1957 e il 2009.

Tutte queste variazioni non sono cosa da poco. Perché il 90% dell’energia in surplus che si è accumulata tra il 1971 e il 2010 è contenuta proprio negli oceani. In particolare, il 60% è contenuto negli strati superiori (fino a 700 metri) e il 30% in quelli inferiori (oltre 700 metri di profondità).

L’IPCC sostiene anche che sia molto probabile che le regioni ad alta salinità (quelle più calde dove c’è maggiore evaporazione) siano diventata più salate, mentre la salinità sia ulteriormente diminuita nelle regioni oceaniche dove è più bassa.

Cambiamenti nella temperatura e nella salinità potrebbero comportare modifiche e forse anche interruzione della circolazione termoalina, ovvero del grande nastro trasportatore che rimescola le acque degli oceani.

Finora, tuttavia, non si sono rilevati cambiamenti nella circolazione termoalina dell’Atlantico, quella meglio studiata. Il sistema regge ancora.

I mari stanno diventando più acidi

I chimici misurano l’acidità in unità di pH, un parametro di natura logaritmica. Secondo il WGI dell’IPCC il pH degli oceani, rispetto all’era pre-industriale, si è abbassato di 0,1 unità di pH, vale a dire che la concentrazione di ioni H+ è aumentata del 26%. Il fenomeno è dovuto al fatto che, in questi ultimi 150 anni, gli oceani hanno assorbito il 30% delle nuove emissioni di CO2. L’anidride carbonica reagisce con l’acqua, generando l’acido carbonico H2CO3 che in soluzione acquosa libera ioni H+. Detta in altri termini, l’anidride carbonica in acqua produce acidità.


L'articolo fa parte di uno speciale più ampio sui cambiamenti climatici.

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