SOCIETÀ

Combattere la corruzione per ritrovare la coesione sociale nel Paese

“Bisogna garantire il buon andamento e la trasparenza della pubblica amministrazione perché è un passaggio fondamentale per ritrovare la coesione sociale nel Paese”. Le parole sono di Giuseppe Busia, Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione. Nella conferenza di presentazione dell’Indice di Percezione della Corruzione il numero uno dell’A.N.A.C. ha voluto ribadire l’importanza non solo di combattere la corruzione, ma anche di fare in modo, attraverso una corretta divulgazione ed una trasparenza nelle azioni di tutti, di rendere la legalità un fenomeno più percepito dai cittadini. 

L’indice di Percezione della Corruzione (CPI)

L’indice di Percezione della Corruzione (CPI) di Transparency International misura infatti la percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica in numerosi Paesi di tutto il mondo. Lo fa basandosi sull’opinione di esperti e assegnando una valutazione che va da 0, per i Paesi ritenuti molto corrotti, a 100, per quelli considerati “puliti”. 

Ai primi posti, come lo scorso anno, troviamo la Danimarca e la Nuova Zelanda con 88 punti mentre Finlandia, Singapore, Svezia e Svizzera si contendono la terza posizione con 85 punti, un gradino più avanti della Norvegia con 84.

L’indice di percezione della corruzione, che analizza 180 diversi paesi basa la sua valutazione su 13 elementi di analisi e sondaggio degli esperti. Tra questi troviamo il World economic forum, la Banca mondiale e l’Economist Intelligence Unit. Analizzare nel dettaglio come questi esperti hanno classificato i vari paesi è utile anche per capire come gli investitori vedono il paese stesso, con conseguente attrattività per eventuali investimenti.

E proprio su questo punto che si è focalizzato Giovanni Tria, ex ministro dell’Economia e delle Finanze, che ha voluto mettere in luce come l’Italia abbia avuto i punteggi più bassi proprio dall’Economist Intelligence Unit. “Questo è un indice soggettivo, cioè non misura il livello della corruzione o i vari tipi di corruzione ma è una percezione della corruzione da parte del mondo degli affari - ha dichiarato l’economista -. Questo è bene capirlo perché a volte la percezione è più importante della corruzione stessa, perché riguarda gli investimenti. Questo è un indice internazionale e concorre inevitabilmente ad influire sugli investimenti stranieri in Italia”. 

“La comunità degli affari è attenta in particolare alla trasparenza nei mercati - ha continuato Tria in collegamento da Milano - , ed è interessante capire sia qual è il punteggio che l’Italia ha preso sia da dove viene questo punteggio. Quella che ha dato il punteggio più basso all’Italia è l’Intelligence unit dell’Economist, che ci ha dato 37, ed è molto attenta a capire come funzionano i mercati. Questi indici di percezione quindi influenzano inevitabilmente anche la comunità degli affari”. 

Il punteggio di 37 ci inserisce nel grande gruppo comprendente anche Paesi come Cina, Turchia, Romania, Brasile, Jamaica e Colombia. L’Italia però, nonostante questo basso voto dato dall’Intelligence unit dell’Economist, nel totale mantiene lo stesso punteggio dello scorso anno.

Negli ultimi anni l’Italia ha infatti compiuto significativi progressi nella lotta alla corruzione: ha introdotto il diritto generalizzato di accesso agli atti rendendo più trasparente la Pubblica Amministrazione ai cittadini, ha approvato una disciplina a tutela dei whistleblower, ha reso più trasparenti i finanziamenti alla politica e, con la legge anticorruzione del 2019, ha inasprito le pene previste per taluni reati. Questo ha permesso al nostro Paese di aver incrementato, negli ultimi 8 anni, di 11 punti, entrando tra i Paesi che hanno avuto miglioramenti più significativi.

L’Italia però, pur mantenendo il punteggio (53), perde una posizione in graduatoria. Il CPI 2020 segna infatti un rallentamento del trend positivo che aveva visto il nostro Paese guadagnare 11 punti dal 2012 al 2019, pur confermandola al 20simo posto tra i 27 Paesi membri dell’Unione Europea. 

 

Un lavoro, quello di Transparency International, che punta a dare degli indici inevitabilmente soggettivi. L’obiettivo però, come dichiarato anche dal Presidente dell’A.N.A.C., è anche quello di avere dei parametri più oggettivi per capire qual è lo stato della corruzione nella pubblica amministrazione.

Gli indici servono - ha dichiarato Giuseppe Busia -, sono strumenti necessari per focalizzare l’attenzione su alcuni punti. Stiamo lavorando però per affiancare strumenti come questo, che si basano sulla percezione, ad altri che si basino su strumenti oggettivi. Il rapporto è estremamente significativo e l’insegnamento che traiamo è l’invito alla focalizzazione sui contratti pubblici, dove esiste maggiore spesa discrezionale. Dobbiamo concentrare i nostri sforzi proprio qui e l’A.N.A.C. è un’istituzione modello sotto questo profilo”. 

“L’altra raccomandazione del rapporto - ha concluso il Presidente dell’Agenzia anticorruzione - è quello di investire nelle istituzioni che hanno il compito di controllare, prevenire e vigilare sulla corruzione. L’A.N.A.C. possiede la banca dati dei contratti pubblici ed ora, con il Next Generation Eu bisogna mettere in trasparenza tutti i dati per far si che il controllo e la verifica di come vengono utilizzati i fondi pubblici sia a disposizione non solo dei controllori, ma di tutti i cittadini. Dobbiamo affrontare la sfida della pandemia ed i rischi connessi ai fondi che arriveranno, e questo è un elemento essenziale in cui occorre lavorare e diffondere la cultura della legalità. Attraverso questo passa non solo lo sviluppo e la crescita economica del Paese, ma passa anche la fiducia dei cittadini verso le istituzioni”. Fiducia quindi, che significa anche coesione sociale, cioè proprio quella che, ad analizzare anche l’ultimo Rapporto Censis, sembra essere sempre più fragile.

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