MONDO SALUTE

Come l'Africa ha sconfitto la poliomielite

La lotta contro la poliomielite in Africa è durata più di 20 anni, ma grazie agli sforzi dei governi locali e agli aiuti internazionali, si è finalmente raggiunto uno storico traguardo, da poco comunicato da parte dell'OMS.
Il 25 agosto 2020, infatti, Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’organizzazione, ha annunciato al mondo l'eradicazione della poliomielite dal continente africano.
Qual è la storia della poliomielite in Africa? In che modo è stato possibile ottenere questo importante risultato e come occorre agire in futuro per mantenerlo?

Lo abbiamo chiesto a Giulia Segafredo, PhD in epidemiologia e biostatistica all'università degli studi di Milano-Bicocca, che per molti anni ha lavorato con l'organizzazione Medici con l'Africa Cuamm.

“La poliomielite, in realtà, sembra essere stata endemica in Africa fin dai tempi degli egizi, come testimoniato in alcuna reperti, tra cui la famosa stele che raffigura il sacerdote Rouma claudicante (ca1600a.C.) conservata a Copenhagen”, spiega Giulia Segafredo.
Bisogna però arrivare al XIX secolo per avere delle descrizioni accurate della malattia nei trattati medici.
La poliomielite è stata identificata come patologia da Jakob Heine nel 1840, mentre il virus che la causa, il poliovirus, è stato isolato nel 1908 da Karl Landsteiner.


A inizio del 1900, quando le grandi epidemie di poliomielite affliggevano Europa e Stati Uniti, si pensava che fosse una patologia dei paesi industrializzati e non una ‘malattia tropicale’ che potesse quindi colpire l’Africa.
Questa tesi, purtroppo, è stata smontata dopo una ventina d’anni.
Complici i sistemi sanitari fragili e un sistema idrico e fognario poco sviluppato, tra il 1948 e il 1954, si verificarono epidemie di larga scala in Sud Africa, Angola, Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Zimbabwe e Uganda che portarono a migliaia di decessi”.

Quali sono state le tappe principali della battaglia contro questa malattia e quanto ha influito la cooperazione internazionale per sconfiggere il virus?

"Direi che le tappe fondamentali sono state due. La prima è stata lo sviluppo del vaccino, avvenuta in due step: grazie al Dr Jonas Salk che formulò il primo vaccino iniettabile (IPV, inactivated polio vaccine) (1954), e poi grazie al Dr Albert Sabin, che produsse in vaccino in forma orale, più adatto all’utilizzo in programmi di immunizzazione di massa.
Nonostante la disponibilità del vaccino, però, i casi di poliomielite continuarono a crescere, principalmente per la difficoltà di raggiungere i bambini per l’immunizzazione in contesti fortemente rurali, in popolazioni nomadiche e molto spesso in conflitto civile.
Nel 1976 fu stabilito l’Expanded Programme of Immunization (EPI) nel continente, e OPV viene inserito tra i vaccini fondamentali da somministrate a tutti i bambini.

Il secondo momento fondamentale direi che è rappresentato dalla creazione della Global Polio Eradication Initiative (GPEI), nel 1988.
L’iniziativa è una partnership pubblico-privata gestita da governi nazionali con sei partners chiave: World Health Organization (WHO), Rotary International, US Centers for Disease Control and Prevention (CDC), UNICEF, Bill & Melinda Gates Foundation e Gavi (Vaccine Alliance).
La GPEI ha fatto degli investimenti massicci in formazione, infrastruttura, sorveglianza epidemica, gestione dei dati e coordinamento tra diversi paesi africani.
Grazie alla GPEI sono state messe in atto campagne vaccinali porta a porta o villaggio per villaggio, e a seconda delle necessità del paese, sono stati coinvolti leader religiosi ed ex pazienti. Insomma, è stata messa in atto una strategia vaccinale capillare e molto efficiente che poi è stata una piattaforme anche per altri tipi di patologie.

Un'altra data importante è il 1996, quando i capi di Stato africani si impegnarono a eradicare questo virus: in quel momento, ogni anno circa 75.000 bambini africani rimanevano paralizzati a causa di questa malattia. La spinta arrivò da Nelson Mandela che, con il supporto del Rotary International, lanciò la campagna Kick Polio Out of Africa.

Questi sforzi hanno fatto sì che l'ultimo caso di polio fosse quello rilevato in Nigeria nel 2016. Dal 1996, grazie alla campagna di eradicazione, sono state distribuite 9 miliardi di dosi di vaccino orale, si è evitato che 1,8 milioni di bambini rimanessero paralizzati e si sono salvate 180.000 vite”.

Quali sono i prossimi obiettivi? A che punto è la lotta contro le altre epidemie che affliggono il continente africano, come AIDS e tubercolosi?

Sicuramente non va diminuita l’attenzione per la poliomielite, deve essere continuato il programma di vaccinazione per mantenere questo risultato importante. L’eradicazione della poliomielite è stata possibile grazie alla disponibilità del vaccino, all’impegno dei governi e grazie ad un ingente sforzo internazionale, aspetti fondamentali per il raggiungimento di questo traguardo, premette Giulia Segafredo.

Per sconfiggere HIV e TB si stanno facendo progressi enormi. Nel caso di HIV/AIDS, ad esempio, anche nel villaggio africano più remoto sono disponibili test e farmaci per HIV e sono stati creati meccanismi internazionali per garantire la disponibilità dei farmaci più innovativi anche nei paesi in via di sviluppo.
I dati di UNAIDS, però, riportavano che dei 25 milioni di persone affette da HIV in Africa, che rimane ancora la regione più colpita, solo 18 avevano accesso alle cure, e i dati sulla TB sono nella stessa linea".

"E’ necessario investire pesantemente nella ricerca di nuove soluzioni diagnostiche e terapeutiche per queste patologie, ed è fondamentale garantire l’accesso a queste innovazioni in Africa.
Per fare questo occorrono sforzi concertati, collettivi e collaborativi che coinvolgano governi, mondo accademico, industria e società civile a tutti i livelli. L’eradicazione della polio ci ha dimostrato che è possibile”, conclude Giulia Segafredo.

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012