UNIVERSITÀ E SCUOLA

Covid-19: l'appello degli scienziati per i test rapidi. Viola, "fondamentali per la scuola"

Nei primi giorni di settembre l’Italia è riuscita a processare un numero quotidiano di tamponi che ha superato ripetutamente la soglia di centomila, con il record di 113.085 registrato venerdì scorso. Un numero importante soprattutto se si pensa che a marzo, durante la fase più critica dell’epidemia, i tamponi eseguiti non avevano mai raggiunto quota 40 mila, soglia appena sfiorata il 2 aprile prima del successivo assestamento tra i 60 e i 70 mila tamponi giornalieri che ha caratterizzato il periodo dalla tarda primavera alla prima metà di agosto. 

La ripresa dei casi di positività al virus SARS-CoV-2 che si è verificata nel periodo estivo ha però posto nuovamente l’attenzione sulla necessità di un monitoraggio rapido e il più possibile capillare dei casi sospetti e di tutti i relativi contatti. Una priorità destinata a diventare ancora più urgente con la riapertura di scuole ed università e con il riaffacciarsi della stagione autunnale che porterà con sè anche il ritorno di virus, come quello influenzale, i cui sintomi sono facilmente confondibili con Covid-19.

Aumentare il numero delle persone sottoposte a test per il rilevamento del virus SARS-CoV-2 sarà quindi fondamentale. Un obiettivo non facilmente raggiungibile utilizzando soltanto il classico tampone naso faringeo, esame che richiede personale specializzato e che può portare a sovraccarico dei laboratori con conseguenti ritardi nella produzione dei referti. Per questo motivo si sta parlando molto dei test rapidi.

Come ha ampiamente approfondito Francesco Suman in un articolo su Il Bo Live, ne esistono di diverse tipologie: alcune sono ugualmente basate sul tampone ma, invece dell'RNA virale, vanno ad identificare le proteine del virus. Per questo motivo sono denominati test antigenici, sono più economici rispetto al tampone tradizionale e permettono di ottenere l'esito dell'esame in tempi ridotti. Ci poi sono i test salivari che presentano l'ulteriore vantaggio della minore invasività della procedura di esecuzione. Anche in questo caso è possibile cercare la presenza del virus sia attraverso l'amplificazione da Pcr (Polimerase Chain Reaction), che rileva quindi l'eventuale presenza di Rna virale, sia attraverso l'individuazione delle proteine. In linea generale i test antigenici, sia salivari che basati sul tampone, hanno una sensibilità inferiore rispetto a quella degli esami molecolari, ma il loro costo contenuto e la rapidità del risultato permette di programmare una maggiore ripetibilità degli screening. 

Nei giorni scorsi una lettera aperta firmata da un gruppo di scienziati italiani ha posto l'attenzione sull'importanza dei test rapidi come strumento di diagnostico che potrebbe fare la differenza in un momento delicato come l'autunno e in un contesto, come quello scolastico, dove la continuità delle attività didattiche rischia di essere messa a dura prova in caso di positività di insegnanti o alunni. Davanti a un sospetto caso di Covid-19 avere i risultati del test entro un quarto d'ora è ben diverso rispetto alla necessità di aspettare 24 o 48 ore. 

Antonella Viola, immunologa dell'università di Padova e direttrice dell'istituto di ricerca pediatrica Fondazione Città della Speranza, è tra gli scienziati che hanno lanciato l'appello. "La chiave che ci permetterà di tornare a una vita normale sarà il test antigenico basato sulla saliva con cui potremo avere una risposta nell'arco di due o tre minuti, un po' come accade con le urine nei test di gravidanza. Stiamo spingendo molto affinché si possa arrivare ad una validazione anche di questo tipo di esame". Intanto però, precisa la docente, un importante aiuto può arrivare dai test antigenici basati sul tampone che sono già stati validati anche in Italia e utilizzati, ad esempio, per il monitoraggio dei passeggeri negli aeroporti di Fiumicino e Ciampino. "È fondamentale - spiega Viola - puntare sui test rapidi anche nelle scuole". Una strategia che al momento è stata abbracciata solo da alcune Regioni, come Lazio, Emilia Romagna e Veneto. 

L'intervista all'immunologa Antonella Viola sulla lettera aperta con cui un gruppo di scienziati spiega la necessità di puntare sui test rapidi per la diagnosi di SARS-CoV-2. Servizio e montaggio di Barbara Paknazar

"In questo momento - spiega l'immunologa Antonella Viola - abbiamo a disposizione una serie di opzioni. Il tampone classico si basa sull’inserimento di un bastoncino all’interno della cavità nasale e nell’esecuzione di un test che si chiama Pcr e che consiste in un’amplificazione dell’Rna virale per riuscire ad identificare l’eventuale presenza del patogeno. Quindi più è necessario amplificare l’Rna, minore è la carica virale presente nel soggetto. Ogni tanto abbiamo anche sentito parlare di cicli. Per fare un esempio, se il virus esce a 38 cicli vuol dire che la carica virale è molto bassa, se invece in laboratorio è stato necessario eseguire solo una ventina di cicli di amplificazione significa che la carica virale è alta. Negli Usa è stato sviluppato e approvato un test molto più rapido, attualmente in utilizzo, che è sempre di questo genere ma prevede l’uso della saliva al posto del tampone. Il soggetto può eseguire il test da solo, gli viene fornito un contenitore per raccogliere la saliva e poi si effettua la normale Pcr, come quella che ho illustrato prima, in cui però si è riusciti ad accorciare i tempi, modificando i protocolli, per poter avere le risposte nel giro di poche ore. La differenza rispetto al tampone è che il metodo non è invasivo, perché magari il bastocino può essere difficile da sopportare per un bambino piccolo, non risente di una variabilità umana nella maggiore o minore bravura dell’operatore nel raccogliere il campione, evita ogni rischio di esposizione da parte dell’operatore, i tempi sono molto rapidi e i costi sono estremamente bassi, inferiori ai dieci dollari. Questa tipologia di test è già approvata dall’Fda americana ed è a disposizione".

Poi ci sono i test super rapidi che sono invece quelli antigenici. "Per intenderci - approfondisce la docente - sono quelli che si usano all’aeroporto di Fiumicino in questi giorni. In questa categoria rientrano due modalità. La prima prevede l’utilizzo del tampone nasale sul quale si ottiene una risposta nel giro di pochi minuti, perché qui non si va ad amplificare l’Rna virale ma è un test che riconosce le proteine del virus. Negli USA al momento l’Fda ha approvato quattro diverse tipologie di questo test, tutti basati però ancora sul tampone. Allo stesso modo funzionano i test eseguiti a Fiumicino, validati dall’Istituto Spallanzani di Roma, e quelli del Veneto, validati dall’ospedale di Treviso. Il vantaggio è la risposta immediata: nell’arco di qualche minuto siamo in grado di sapere se una persona è positiva al SARS-CoV-2 oppure no. Lo svantaggio è che è un po’ meno sensibile rispetto ai metodi, sia basati sul tampone che sulla saliva, che usano la Pcr. La minore sensibilità è però compensata dalla possibilità di ripetere il test 24 ore dopo in tutti i casi in cui riteniamo che una persona è risultata negativa perché il virus è nella fase iniziale di replicazione".

La vera svolta - spiegano gli scienziati che hanno firmato la lettera aperta - potrebbe però arrivare dai test antigenici basati sul campione di saliva. "Nel nostro appello - precisa l'immunologa Antonella Viola - noi abbiamo affermato che tutti questi test antigenici rappresentano un validissimo supporto e dobbiamo adottarli come strumenti diagnostici però abbiamo anche sottolineato che l’obiettivo finale, la chiave che ci permetterà di tornare a una vita normale, sarà il test salivare antigenico. Quindi raccogliere la saliva e avere una risposta nel giro di due o tre minuti. Stiamo spingendo tanto affinché si arrivi alla validazione di questo tipo di test perché con la riapertura delle scuole e l’arrivo dei raffreddori stagionali e dell’influenza il numero di persone che avranno sintomi simili a quelli del Covid sarà elevatissimo e a quel punto si caricherà nuovamente il sistema sanitario con i tamponi. Le persone che avranno bisogno di diagnosi saranno tante ed è inutile negare che alcune zone d’Italia sono organizzate per processare un numero notevole di tamponi, mentre altre avranno molte difficoltà. E poi occorre considerare la rapidità della risposta: immaginiamo una situazione a scuola dove è importante sapere subito se c’è un vero contagio, quindi se bisogna mandare a casa i bambini, disinfettare tutto, chiudere la classe e creare un disagio ai bambini, agli insegnanti e alle famiglie, o se invece è un falso allarme, come un’influenza o un raffreddore, e possiamo ricominciare dopo un quarto d’ora a fare lezione. La spinta è in questa direzione perché cambieremmo davvero le prospettive della riapertura delle scuole".

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