Lockdown, quarantena, assembramento, congiunti, smart working, droplet. Sono più o meno un centinaio le parole, individuate dall’italianista Sergio Lubello e legate alla corrente pandemia, che sono entrate ormai nel linguaggio di tutti i giorni: anglicismi, tecnicismi, termini legislativi, sigle o semplicemente sostantivi ripescati dal passato. Ed è proprio il caso del “coprifuoco”, che sta tornando prepotentemente in voga negli ultimi giorni, a causa del crescente aumento di positivi al Covid-19.
Il coprifuoco è una misura solitamente statale o militare utilizzata da diversi secoli: per trovare l’origine dobbiamo spostarci in Inghilterra, più precisamente nell’11° secolo. Guglielmo I, conosciuto come il Conquistatore, introdusse l’obbligo di spegnere tutte le luci e focolai al rintocco delle campane, al tramonto in estate e intorno alle otto di sera in inverno. Questa usanza era utilizzata non solo in Inghilterra ma anche nel resto dell’Europa, per prevenire lo scoppio di incendi creati dai focolai lasciati incustoditi durante la notte dato che la maggior parte delle abitazioni del Medioevo erano costruite in legno. Guglielmo il Conquistatore ha solamente trasformato questa abitudine in legge, sperando così anche di contrastare gli assembramenti notturni dei suoi oppositori. Quando Enrico I, il quarto figlio di Guglielmo I, salì al trono la norma venne abolita ma rimase la pratica di suonare le campane a un determinato orario della sera, come a Winchester, una delle città che ancora oggi la rievoca ogni sera.
Successivamente, si passò a un’interpretazione più astratta della parola, indicando non più l’atto concreto di spegnere il focolaio ma una proibizione, spesso dettata, in tempi più moderni, dai genitori. Tuttavia esistono degli avvenimenti storici, come questo, in cui il coprifuoco torna nella sfera legislativa. Un esempio è la reistituzione della prassi nel luglio 1943, voluta dal governo Badoglio dopo la caduta del regime fascista per ragioni di ordine pubblico: i cittadini dovevano restare in casa dalle 20 alle 6 del giorno successivo, con le relative modifiche fino alla firma dell'armistizio, l'8 settembre dello stesso anno.
Tornando ai giorni nostri, sono numerosi i paesi europei che stanno applicando il coprifuoco per attenuare l’onda dei contagi. Il presidente Giuseppe Conte sta valutando la possibilità di un coprifuoco su tutta Italia, viste le ultime restrizioni in alcune regioni: tra le più risolute troviamo Campania, Lombardia, Lazio e Sardegna. Anche nel resto dell’Europa, il coprifuoco sembra ormai una scelta obbligata per limitare i contagi: la Francia, con i suoi oltre 41 mila casi, ha deciso di estendere questa misura nel suo territorio, vietando gli spostamenti dalle 21 alle 6 per sei settimane. In Spagna, invece, si sta discutendo per attivare dei coprifuoco localizzati nelle città con più contagi mentre nel Regno Unito il premier Boris Johnson ha ammesso che il sistema di tracciamento dei contagi deve essere migliorato e che è necessario adottare misure più stringenti: sono previsti tre livelli di allerta, ognuno contenente una dettagliata lista di attività da poter fare.
Fonte: ECDC, European Centre for Disease Prevention and Control
La Grecia ha annunciato un coprifuoco, a partire dal 24 ottobre, da mezzanotte alle 5 del mattino in alcune aree particolarmente colpite, mentre in Belgio è già attivo da giovedì 22. Irlanda, Austria, Slovenia e Polonia hanno deciso di applicare il lockdown totale; anche i numeri in Germania stanno crescendo ma sembra che il sistema ospedaliero tedesco non sia ancora sotto stress: le decisioni relative alle misure sanitarie sono in mano ai singoli Stati federali e si dividono in due livelli di gravità, al superamento nel primo caso dei 35 e nel secondo dei 50 contagi ogni 100mila abitanti.