“Ripartenza”, “un nuovo inizio”. Tutti abbiamo in testa queste parole, visto che oggi inizia la cosiddetta fase 2. Questo vale anche per tutta la comunità dell’università di Padova (vi rimando al colloquio fatto con il rettore, Rosario Rizzuto).
In questi giorni si parla di ripartenza per svariati motivi e con anche qualche polemica: i ristoranti vorrebbero ripartire subito, i negozi lo stesso, tutti i comparti economici, lo sport con il calcio in primis. Sommessamente, però, aggiungo un aspetto di cui si parla troppo poco e che dovrebbe ripartire al pari, se non di più, degli altri: la cultura. Lo aggiungo perché innanzitutto la cultura è incardinata nell’articolo 33 della nostra Costituzione: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Noi abbiamo imparato che qualcosa che non ha fondi o finanziamenti non è libero. Non dimentichiamoci, allora, di scienza e arte. La scienza perché non bisogna finanziarla solo quando si capisce quanto importante sia, come in un periodo d’emergenza. Poi l’arte, le arti: i saperi. Lo dico perché si profila ancora un lungo stop prima che i Festival, i teatri e tanto altro possano ripartire. Se fosse così, sarebbe difficile per questo settore rimanere in piedi senza accumulare debiti o soffrire troppo. Sono state fatte varie proposte con aiuti momentanei. Ma gli aiuti finanziari a spot non basteranno. Servirebbe ripensare il sistema di garanzie da dare a tutta la cultura, straordinariamente ricca in Italia, come accade poi in altri Paesi.