SCIENZA E RICERCA

Gli effetti della risata spontanea sui livelli di cortisolo: ridi che si abbassa

"Ridi che ti passa", "Ridere di cuore". "E fattela una risata!" che "il riso fa buon sangue". Dovremmo aggiungere anche "Non farmi ridere!" e "Far morir dal ridere" ma, in questo caso, ci porterebbero fuori strada. Quanti sono i modi di dire legati ai benefici di una bella risata? “Scoppiare a ridere” è un’ottima sintesi: quando la risata spontanea ci sorprende, il nostro corpo improvvisamente sussulta per liberarsi dalle tensioni. Potremmo descriverla come una improvvisa e spontanea esplosione di piacere che ci può cogliere di sorpresa (pratiche come lo yoga della risata, che qui non prenderemo in considerazione, lavorano invece sulla risata autoindotta). Ridere ci fa sentire meglio, libera la mente e fa bene al nostro corpo. I benefici di una risata genuina sono molteplici, dalla salute cardiovascolare alla stimolazione della memoria a breve termine nelle persone anziane.

Ora, la revisione sistematica e meta-analisi Laughter as medicine, A systematic review and meta-analysis of interventional studies evaluating the impact of spontaneous laughter on cortisol levels, pubblicata nel maggio scorso su Plos One, conferma e approfondisce quel che da sempre sappiamo, arricchendo il quadro della nostra conoscenza di nuovi spunti e ulteriori riflessioni. Caroline Kaercher Kramer, endocrinologa dell'Università di Toronto, e Cristiane Bauermann Leitão della divisione di endocrinologia dell'ospedale di Porto Alegre in Brasile hanno preso in considerazione una serie di studi pubblicati tra il 1950 e il 20 aprile 2022 per valutare l'impatto delle risate spontanee sui livelli di cortisolo. Dopo aver identificato 3.089 studi - di cui 3.070 esclusi sulla base del titolo e dell'abstract, diciannove rientrati in una valutazione dettagliata che ha portato all'esclusione di altri undici -, sono stati selezionati otto studi pubblicati dal 1989 al 2021, con dati relativi a 315 partecipanti, tra cui individui sani, partecipanti con diabete e obesità e pazienti in emodialisi, con una età media di 38,6 anni. Cinque studi hanno valutato una singola sessione di risate, tre hanno valutato più sessioni nell'arco di 4-6 settimane. "Rispetto alle normali attività, gli interventi che innescano risate spontanee hanno indotto una riduzione di circa il 32% dei livelli di cortisolo, suggerendo un impatto sull'asse HPA come via metabolica associata all'effetto antistress dell'umorismo. L'impatto positivo delle risate sulla risposta del tampone del cortisolo era già evidente dopo una singola sessione di risate, con una riduzione di circa il 37%, osservata indipendentemente dalla strategia di induzione della risata (visione di film comici o terapia della risata) o dal dosaggio del cortisolo (salivare e sierico)".

Ridi che si abbassa, potremmo dire: "I risultati supportano la convinzione che la risata spontanea sia una buona medicina (preventiva o terapeutica) perché associata a una riduzione significativa dei livelli di cortisolo. Questa analisi ha dimostrato il potenziale ruolo terapeutico degli interventi che inducono la risata come strategia complementare per migliorare il benessere di tutti e hanno evidenziato la necessità di ulteriori ricerche volte a migliorare il senso dell'umorismo collettivo". E ancora: "Studi precedenti hanno dimostrato il potenziale impatto del senso dell'umorismo e della risata sulla salute cardiovascolare [...] I nostri risultati ampliano e rafforzano l'importanza della risata spontanea nella promozione della salute, dimostrando una riduzione significativa e oggettivamente misurata del cortisolo indotta da una risata genuina".

Abbiamo chiesto un commento alla professoressa Carla Scaroni, che dirige l'Unità Operativa di Endocrinologia dell'Azienda Ospedale - Università di Padova. “La review cerca di dimostrare in maniera obiettiva quel che è riconosciuto da sempre dal pensiero comune, ovvero che la risata fa bene. Si cerca di dimostrarlo dosando uno degli ormoni dello stress, tra i più importanti: il cortisolo, prodotto da due ghiandole piccolissime e preziose che stanno sopra i reni e che per questo si chiamano surreni. Va detto che senza cortisolo non possiamo vivere, perché la pressione crolla e il sodio nel sangue precipita. Senza il lavoro dei surreni si muore, in tempi brevissimi. Dunque, il ruolo del cortisolo è molto importante e ci aiuta a superare i momenti di stress: un esempio, quando uno studente deve sostenere un esame le sue ghiandole surrenali si spremono e buttano fuori cortisolo per affrontare le difficoltà. D'altro canto, troppo cortisolo e quindi troppo stress non fanno bene, soprattutto nelle ore serali/notturne: noi siamo fatti per produrne molto la mattina, quando dobbiamo essere più attivi, ma nelle ore notturne il cortisolo si riduce e arriva ai livelli più bassi. Questo è del tutto naturale, siamo ‘costruiti’ così. Se lo stress è eccessivo, ed è soprattutto serale, le cose si complicano: il cortisolo alto non ci fa bene, ha risvolti metabolici, ovvero favorisce lo zucchero e il colesterolo alto nel sangue, di conseguenza l'invecchiamento precoce delle arterie, e alza la pressione arteriosa e degli occhi".

Definito il quadro generale, nello specifico cosa ci dice la review? "A breve distanza dalle risate che possono scaturire dalla visione di una commedia, dello spettacolo di un comico o dalle battute di un amico divertente, i livelli di cortisolo scendono, l'ormone dello stress cala - commenta Scaroni -. Questa review raccoglie lavori che risalgono anche a molti anni fa e condotti con metodi diversi, dosando il cortisolo nel sangue e, più recentemente, nella saliva. Metodo, quest'ultimo, per me più attendibile e che si può eseguire con un semplice tampone, in più momenti della giornata, proprio per capire quanto può durare l'effetto benefico, mentre il prelievo di sangue rappresenta uno stress per molte persone, tanti hanno paura di farlo". E continua: "Si tratta di una review scientificamente non perfetta perché prende in considerazione anche studi datati e non un gran numero di casi, ma al tempo stesso è interessante perché ci porta a fare una riflessione sociale sui benefici delle attività ricreative, soprattutto nelle ore serali".

Spostiamo ora il punto di vista e pensiamo ai pazienti ricoverati negli ospedali. Il medico statunitense Patch Adams ha introdotto in corsia, tra i bambini, la clownterapia, la terapia del sorriso. A tal proposito, si legge nella review: "Una precedente meta-analisi di 24 studi (1.612 bambini) ha dimostrato che i clown-dottori possono contribuire a migliorare il benessere psicologico e le risposte emotive nei bambini e negli adolescenti in ambiente ospedaliero, con quattro studi che hanno riportato una riduzione dei livelli di cortisolo salivare dopo aver assistito alle visite dei clown rispetto alla misurazione precedente alla visita. La pratica del buonumore nell'assistenza clinica è più diffusa tra la popolazione pediatrica, forse perché le motivazioni psicologiche alla base di una risata genuina negli adulti sono più complesse, essendo influenzate dal background culturale, dall'istruzione, dalle convinzioni e dai tratti psicologici dell'individuo". Al di là dell'età, in generale, nel percorso di cura la risata può diventare terapia complementare per migliorare il benessere dei pazienti. La risata, ma non solo: l'intero contesto medico e di accoglienza risulta importante. "Di questo sono certa - commenta Scaroni -. Un ambiente confortevole, rilassante, colorato, profumato può fare tanto per chi è ricoverato. Oltre alle risate, anche solo una musica piacevole può fare molto. Al personale sanitario non manca l'empatia anche se, negli ultimi anni, i sorrisi sono rimasi nascosti sotto le mascherine".

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