SOCIETÀ
Geospazio. La carica dei privati arriva alle stazioni spaziali
Immagine artistica della futura stazione spaziale Axiom. Foto: Axiom Space
La notizia è di pochi giorni fa: Thales Alenia Space ha firmato il contratto per la produzione di due moduli abitativi destinati alla società texana Axiom Space. Lanciati rispettivamente nel 2024 e nel 2025, i due componenti saranno inizialmente attraccati alla Stazione Spaziale Internazionale (Iss), mentre dal 2027 si staccheranno per formare la prima stazione spaziale completamente privata utilizzabile per scopi commerciali.
Il contratto ha un valore di 110 milioni di euro e rappresenta un riconoscimento importante per la società franco-italiana, che finora ha contribuito per oltre il 50% alla realizzazione dei moduli pressurizzati della Stazione Spaziale Internazionale. È proprio al modulo Iss Node 2 (Harmony), costruito dalla controllata Thales Italia, che verrà inizialmente ancorato l’Axiom Segment prima di essere indipendente. Oltre ai laboratori per gli esperimenti scientifici, ognuno dei due moduli potrà ospitare fino a quattro persone. Il primo si chiamerà Axiom Hub (AxH1) e sarà equipaggiato con una grande finestra con vista sulla Terra, analogamente alla Cupola della Iss, sempre made in Italy. Questo primo modulo sarà dotato anche di un adattatore per permettere l’attracco con i veicoli di rifornimento e di trasporto. Nel 2025, come detto, si aggiungerà il modulo AxH2, raddoppiando il volume abitativo.
Poi arriverà un terzo modulo, con il quale inizieranno le operazioni per separarsi dalla Iss. La prima fase di assemblaggio della stazione spaziale della Axiom si concluderà nel 2027 con il quarto modulo Power Tower, che si aggancerà alla porta posta sullo zenit del primo modulo Hub. Grazie ai suoi pannelli solari, da questo momento la stazione sarà in grado di separarsi dalla Iss e di volare in modo indipendente, cosa che avverrà certamente non oltre il 2030, quando la Stazione Spaziale Internazionale verrà dismessa e distrutta con il rientro nell'atmosfera terrestre.
Illustrazione della stazione spaziale cinese Tiangong, con la sua forma a T (il modulo centrale al centro e una capsula laboratorio su ogni lato). Foto: CMS/CNSA
La Stazione Axiom, come la Iss, viaggerà in orbita bassa a 400 chilometri dalla superficie terrestre alla velocità di circa 27mila chilometri all’ora, costituendo un laboratorio commerciale e un’infrastruttura residenziale nello spazio a disposizione di aziende ed enti sia privati che pubblici. Sarà utilizzata anche per viaggi turistici privati.
Attualmente sono due le stazioni spaziali che orbitano sopra le nostre teste. Oltre alla Iss, dallo scorso aprile viaggia in orbita bassa anche la cinese Tianhe – Armonia dei Cieli – che nel 2022 verrà ampliata con due ulteriori moduli. La Cina punta infatti a completare la costruzione di Tiangong 3 (Tempio del Cielo) entro il 2023, nel corso di undici diverse missioni. La costruzione della prima stazione modulare cinese, quarta nella storia (dopo Skylab, Mir e Iss), è stata spinta dal governo di Pechino anche per l’impossibilità di partecipare al progetto Iss, e potrà ospitare stabilmente un equipaggio di tre-sei astronauti.
La Cina, in volata solitaria, sta cercando di attuare in totale autonomia una strategia civile, commerciale e militare a lungo termine nello spazio. All’interno della stazione è stato predisposto uno spazio esclusivo per i partner internazionali e per i loro esperimenti scientifici, confermando le intenzioni della Cina di permettere un uso dell’infrastruttura ad altre nazioni.
Con queste premesse siamo forse in grado di interpretare meglio i lanci patinati di turisti spaziali più o meno noti in una rincorsa di promesse e slogan dei giorni scorsi. Non dimentichiamo però che già nel 2001 la Russia portò a bordo della Iss (ovviamente con la Soyuz) il milionario statunitense Dennis Tito in qualità di viaggiatore spaziale privato.
L'assemblaggio dei primi moduli della Stazione Spaziale Internazionale tra il 1998 e il 2010
Affinché qualcuno possa dire di trovarsi "nello spazio" deve superare la cosiddetta Linea di Kármán, accettata convenzionalmente anche dalle Nazioni Unite come confine dello spazio. Oltre la quota di circa 100 chilometri l'aria inizia a essere talmente rarefatta che i sistemi di propulsione basati su forze aerodinamiche non possono funzionare. Sebbene con maggiore riluttanza, la Linea di Kármán è accettata anche dalle autorità degli Stati Uniti, che la fissano però a un'altezza inferiore, attorno agli ottanta chilometri, che secondo Andrew Gallagher Haley (l'avvocato americano che per primo, negli anni Sessanta, si specializzò in diritto spaziale) è la quota dove gli aerei tradizionali cessano di produrre la portanza che li tiene in volo. È questo che distingue una missione turistica in orbita bassa da un volo suborbitale.
Ora che la nuova corsa allo spazio è aperta anche agenzie spaziali private, il mercato globale e le sue enormi potenzialità economiche e strategiche si sviluppano in un ecosistema in cui il settore pubblico e quello privato convivono, e in cui nuovi attori e investitori possono proporre modelli di business innovativi e nuove sfide globali. Questo sarebbe già sufficiente per cambiare lo scenario geopolitico dello spazio – in particolare in orbita bassa – già nel prossimo decennio. In attesa di spingere l’esplorazione spaziale con una presenza umana stabile verso frontiere più ambiziose come la Luna e Marte, l’orbita terrestre bassa (low-earth orbit o Leo) resta ancora l‘avamposto umano nello spazio: anche per questo sia la Nasa che l’Esa hanno aperto i loro programmi ad attività private e commerciali nell’ambito della Low-Earth Orbit Economy.
Tutto questo rende oggi il settore spaziale particolarmente promettente anche a livello economico; riservato in passato a militari e scienziati, in seguito a telecomunicazioni e previsioni del tempo, oggi le cosiddette orbite basse sono ormai percepite come un’estensione del suolo terrestre, e in quanto tali sono letteralmente preso d’assalto da un serie di soggetti pubblici e privati. Attenzione però: si tratta di un settore ancora in gran parte privo di una regolamentazione condivisa a livello internazionale. Attualmente tra le agenzie spaziali partner nell’Iss rapporti e responsabilità legali sono garantiti dalla sottoscrizione di accordi normativi, ormai in parte obsoleti e insufficienti a regolare lo scenario spaziale e geo-politico futuro, molto più complesso che negli anni Novanta. La prospettiva è che insomma, dopo una parentesi all’insegna della collaborazione, il cielo possa tornare ad essere un terreno di scontro e di conquista per le potenze, oltre che per ricchissimi magnati desiderosi di emulare le gesta dei corsari.
Serie GEOSPAZIO
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