lucciole
Come ben noto il successo riproduttivo delle lucciole si basa sulla bioluminescenza, un fenomeno in cui viene prodotto, a seguito di una reazione chimica, un segnale luminoso per comunicare e attirare l’interesse di un potenziale partner. Uno studio pubblicato su BioScience mostra come questo peculiare comportamento, che da sempre ha stimolato la fantasia divenendo parte integrante dell’immaginario collettivo, rischi di diventare improduttivo a causa dell’inquinamento luminoso di origine antropica.
Questi animali, di cui si contano oltre 2.000 specie nel mondo, sono soggetti a diversi rischi legati alle attività umane. Come per la maggior parte degli organismi, la minaccia più grande deriva dalla perdita di habitat a seguito di fenomeni come l’urbanizzazione, l’industrializzazione e l’aumento di terreno dedicato all’agricoltura. Quest’ultima, in particolare, porta con sé un ulteriore problema, cioè l’utilizzo di pesticidi, diserbanti e fertilizzanti. Infatti composti organici come organocloruri, organofosfati e neonicotinoidi (questi ultimi proibiti in Europa dal 2018, ma diffusi in altre zone del mondo, come negli Stati Uniti) sono estremamente dannosi anche per gli insetti che non costituiscono una minaccia per i raccolti, tra cui le lucciole. Anche quando non agiscono in maniera diretta su questi piccoli coleotteri luminosi, tali prodotti possono risultare letali per vie secondarie, in quanto vengono assimilati da altri invertebrati, come lumache e lombrichi, che vengono poi mangiati dalle larve delle lucciole, che muoiono prima del raggiungimento della fase adulta, uno stadio dalla durata molto breve, in cui generalmente non si nutrono, dedicandosi esclusivamente alla ricerca di un partner e all’accoppiamento.
A tutto questo si aggiunge un ulteriore problema. Gli individui che riescono a raggiungere la maturità sessuale fanno sempre più fatica a trovare un partner e riprodursi, a causa dell’eccessiva luminosità dell’ambiente nelle ore notturne. Essa può essere causata in maniera diretta e avere effetto su una determinata zona, come nel caso della luce dei lampioni, dei cartelli pubblicitari, di grandi impianti sportivi e dalle fiamme di impianti petrolchimici, oppure in modo indiretto e a più ampio raggio, come nel caso del fenomeno noto come skyglow, cioè la luminosità del cielo notturno, escluse le fonti naturali come la luna e le stelle, che provoca una sorta di cupola luminosa sopra le città, ma che si propaga nell’atmosfera andando a influire anche su habitat distanti.
La necessità di un ambiente notturno buio è fondamentale per il successo riproduttivo di questi insetti bioluminescenti. Sia maschi che femmine sfruttano gli impulsi luminosi, prodotti nell’addome, per riconoscere gli individui della stessa specie e per comunicare. Ma nelle zone illuminate artificialmente, diventa estremamente difficile distinguere i segnali provenienti da altri individui, e negli ultimi anni si sta registrando un calo delle popolazioni in tutte le parti del mondo.
Se vogliamo preservare la biodiversità, inclusi questi animali che hanno sempre affascinato l’uomo, divenendo un simbolo del romanticismo in tutte le culture, è necessario valutare tutte le conseguenze delle attività antropiche e cogliere la visione d’insieme degli effetti diretti e indiretti che alterano i delicati equilibri naturali.