SCIENZA E RICERCA

Insight, la Nasa studia il cuore di Marte

Forse il suo destino non sarà quello di essere ricordato come il lander più famoso della storia della Nasa. E il suo nome non potrà mai superare la celebrità dei rover Spirit e Opportunity, vere star della Nasa e non solo per le scoperte scientifiche che hanno garantito. 

Ma l’oggetto scientifico della missione InSight, sempre della Nasa, sarà determinante per il futuro dell’esplorazione spaziale e per la conoscenza di tutto il nostro Sistema solare. InSight sta per Interior Exploration using Seismeic Investigations, Geodesy and Heat Transport: lo scopo del lander, ammartato con successo il 26 novembre 2018, è infatti quello di studiare le profondità di Marte. Grazie a degli strumenti geofisici estremamente sofisticati, InSight sarà in grado di scoprire l’impronta digitale del processo di formazione del pianeta, così come di misurare i suoi “segni vitali”: le sue “pulsazioni”, cioè l’attività sismica, la sua temperatura e i suoi “riflessi”, cioè come reagisce alle forze gravitazionali del Sole e dei suoi satelliti.

Perché Marte? Tutte le precedenti missioni hanno investigato la superficie di Marte, esaminando i canyon, i vulcani, le rocce e il terriccio, ma nessuno aveva ancora tentato di studiare l’evoluzione storica del pianeta, al di sotto della crosta. Studiando elementi quali la grandezza, la densità e la struttura del cuore del pianeta, InSight potrà dare risposte non solo su Marte, ma anche su tutti gli altri corpi del Sistema solare. D’altra parte, Marte è grande abbastanza da aver superato gli iniziali stravolgimenti geologici, ma è anche abbastanza piccolo da tenere traccia di tutti i processi di formazione della sua storia. Studiare queste traccia, insomma, garantirebbe il più grande e accurato database di questo tipo, utilizzabile incrociando i dati già in possesso per altri pianeti del Sistema solare. 

Il lavoro del lander sarà di precisione: la sonda è equipaggiata con due strumenti in grado di effettuare il primo “check up” del pianeta nei suoi 4,5 miliardi di anni di storia. Si tratta del SEIS (Seismic Experiment for Interior Structure) e dell’HP3 (Heat Flow and Physical Properties Package). 

La missione durerà almeno due anni e, sicuramente, non sarà l’ultima con destinazione Marte. Il pianeta rimane infatti il sorvegliato numero uno all’interno del nostro sistema solare. 

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