SOCIETÀ

In Italia viene minacciato un amministratore pubblico ogni 15 ore

559 atti intimidatori contro degli amministratori pubblici in un anno significano uno ogni 15 ore. Il dato allarmante esce dal report annuale rilasciato da Avviso Pubblico. La nona edizione del Rapporto “Amministratori sotto tiro”, che censisce gli atti di minaccia e di violenza nei confronti degli amministratori locali e dei funzionari della Pubblica amministrazione mette in risalto come oltre il 75% dell’intero territorio nazionale sia stato coinvolto da almeno un atto intimidatorio di questo tipo. A questi naturalmente bisogna aggiungere ciò che è difficilmente monitorabile, cioè gli atti intimidatori o le minacce che non vengono denunciate.

In Italia viene minacciato un amministratore pubblico ogni 15 ore

“Gli atti intimidatori contro gli amministratori locali costituiscono una tematica attuale di estrema delicatezza, specie in questa fase dell’emergenza Covid - ha dichiarato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese in collegamento durante la presentazione al pubblico del Rapporto - Il fenomeno è in crescita e richiede attenzione perché i sindaci e gli amministratori rappresentano il punto di riferimento immediato per le comunità provate dagli effetti della pandemia. L’intimidazione contro un sindaco non solo è un’offesa alla comunità, ma è una lesione dei valori alla base del vivere civile, del principio democratica. Invito chi è vittima di tali atti a denunciare gli episodi per erodere la cosiddetta cifra oscura: noi dobbiamo conoscere per poter intervenire”.

L’intimidazione contro un sindaco non solo è un’offesa alla comunità, ma è una lesione dei valori alla base del vivere civile, del principio democratica Luciana Lamorgese

Gli atti intimidatori

Negli ultimi tre anni l’andamento degli atti intimidatori censiti da Avviso Pubblico è stato pressoché costante: 537 nel 2017, 574 nel 2018 e 559 nel 2019. Lo scorso anno sono state 83 le Province coinvolte, 336 i Comuni colpiti e, per la seconda volta nella storia del Rapporto, sono stati censiti atti intimidatori in tutte le regioni d’Italia. 

Le regioni

Per la seconda volta nella storia del Rapporto “Amministratori sotto tiro” nessuna regione italiana ha riscontrato zero atti intimidatori. La più colpita, per il terzo anno consecutivo, è la Campania che si conferma la regione in cui si è registrato il maggior numero di intimidazioni a livello nazionale, con 92 casi censiti. Segue la Puglia che, con i suoi 71 casi, ha fatto segnare il maggior incremento di tutto il territorio nazionale rispetto al 2018. Terzo posto per la Sicilia con 66 casi censiti, regione in cui emerge un dato in netta controtendenza rispetto al recente passato (-24%).

Si conferma poi sui livelli dell’anno precedente la Calabria, con 53 casi. Al quinto posto poi, si piazza la Lombardia che, con 46 atti intimidatori, fa segnare il nuovo picco più alto per le regioni del Centro-Nord Italia. La regione con una sola intimidazione è la Valle d’Aosta, mentre il Veneto nel 2019 ha riscontrato 23 atti intimidatori.

A livello provinciale invece il territorio più colpito è stato quello di Napoli con 41 casi, seppur in calo del 13% rispetto al 2018. Seguono Roma (24 casi), Cosenza (22), Foggia (21), Palermo e Torino (18), Salerno e Lecce (17), Milano (16) e Avellino (15).

L’identikit dell’Amministratore sotto tiro

Nel rapporto di Avviso Pubblico si è poi cercato di tracciare la figura tipo di un amministratore minacciato. “E’ un Sindaco, di un Comune superiore ai 20mila abitanti di un territorio a tradizionale presenza mafiosa, che viene aggredito fisicamente o a cui viene bruciata l’auto parcheggiata nei pressi dell’abitazione. Esistono, tuttavia, delle differenze - si legge nel report - tra quanto accade nel Centro-Nord e nel Sud Italia relativamente alle minacce e intimidazioni perpetrate ai danni di amministratori, dirigenti e funzionari pubblici. Il 61% del totale dei casi censiti (342) si è registrato nel Mezzogiorno, in particolare il 42.6% dei casi nel Sud (percentuale stabile rispetto al 2018) e il 18.6% nelle Isole (in calo). Il restante 39% del totale (217 casi censiti) si è verificato nel Centro-Nord, dove si riscontra un aumento del 5.5% delle minacce e intimidazioni rispetto al 2018. Da segnalare anche un deciso incremento dei casi complessivi nelle regioni del Nord (da 102 a 147), mentre si registra un calo nei territori del Centro (70 casi)”. 

Una grande parte delle minacce inoltre, precisamente l’87%, arriva in modo diretto, cioè colpisce direttamente la persona, non il luogo di lavoro sia esso il municipio, altre strutture o  mezzo di trasporto. Tra questo 87% più della metà sono atti intimidatori diretti rivolti contro amministratori locali (56%), ma anche il personale della pubblica amministrazione non è esente, subendo il 27% delle minacce dirette. Sono i sindaci infine, ad essere i più esposti agli atti intimidatori (57,3%), seguiti dai consiglieri comunali (22,5%, in aumento), assessori (12,8%) e vicesindaci (5,2%).

Nel 2019 inoltre, sono state 92 le intimidazioni rivolte alle amministratrici, minacciate principalmente attraverso i social network (21%), seguiti dalle lettere o messaggi minatori (18,4%), dagli incendi (13%) e dalle aggressioni (11%).

Con che modalità vengono effettuate le intimidazioni

C’è un fattore che negli ultimi anni è balzato ai primi posti tra le modalità di intimidazione degli amministratori pubblici: le minacce tramite social network. Queste nel 2019 hanno rappresentato il 15% del totale, superate solamente dalle aggressioni (18%) e dagli incendi (18%).

Nel 2019 inoltre si è confermato un trend già emerso lo scorso anno, cioè una netta diversificazione nella tipologie di minacce utilizzate fra Nord e Sud del Paese. Gli incendi, che sono la prima tipologia di minaccia al Sud e nelle Isole, si trovano solo al 7°posto nell’area Centro-Nord, con il 6% dei casi. I già citati social network, sono decisamente usati per veicolare minacce al Centro-Nord Italia (22.6% dei casi), mentre scendono al quarto posto nell’area Sud-Isole (10%). C’è una tipologia però che unisce il Paese: stiamo parlando delle aggressioni che sono utilizzate tanto nel Sud e nelle Isole (il 19.6% dei 342 casi censiti nell’area) che al Centro-Nord (18% dei 217 casi censiti).

C’è una netta diversificazione infine, tra i grandi ed i piccoli comuni. Nei comuni che superano i 50mila abitanti l’aggressione fisica è il mezzo più utilizzato per intimidire l’amministratore (28.5% dei 200 casi censiti), mentre nei Comuni più piccoli è l’incendio (20.6% dei 359 casi censiti).

I motivi delle minacce

Cercando di capire qual è la motivazione che spinge un eventuale atto intimidatorio bisogna fare una netta divisione tra le minacce provenienti da comuni cittadini e quelle di matrice criminale. Una minaccia su tre infatti si può racchiudere nella prima tipologia. Un terzo dei cittadini che intimidiscono gli amministratori (33,6%) lo fanno motivando il fatto con il malcontento suscitato da una scelta amministrativa sgradita. Un altro 18% invece è riferibile ad un vero e proprio disagio sociale, come la richiesta di un sussidio economico negato o problemi legati al tema del lavoro. Il 17% si riferisce invece a casi di “violenza politica”, estremismi di entrambe le sponde politiche. Il 13% di minacce è strettamente collegato a casi di intolleranza connessi al tema dell’immigrazione e all’accoglienza dei rifugiati. 


 

Ci sono poi le minacce di matrice criminale. Nel 2019 sono stati 71, quindi il 13% del totale, gli atti intimidatori, che si sono verificati in 40 Comuni che, in un passato più o meno recente, sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa. Lo scorso anno inoltre, sono stati 21 i consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose in Italia. Ventisei, invece, i decreti di proroga di precedenti scioglimenti. 

 
Come ogni anno quindi, il rapporto "Amministratori sotto tiro" delinea la situazione italiana. Sappiamo che molti casi non sono e non possono essere censiti ma è proprio per questo che alcuni dati sono da prendere con estrema serietà. Sappiamo che le mafie fanno affari in tutta Italia ma ora sappiamo anche che le intimidazioni sono effettuate con modalità molto diverse da nord a sud Italia. Il ruolo degli amministratori locali, soprattutto in questo periodo di pandemia, è fondamentale. Sono loro infatti che quotidianamente si ritrovano in prima linea ad affrontare non solo le situazioni di matrice criminale, ma anche un diffuso malcontento che, in mancanza di seri interventi da parte dello Stato, rischia di aumentare esponenzialmente.

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012