CULTURA
L'altra metà del sogno mi appartiene: vita, amore, poesia di Alicia Gallienne
Alicia Gallienne. Foto: Alvaro Canovas
"A cosa possiamo credere? Solo alla vita, quando la morte ti sorride". Parigi, febbraio 2020, l'attore Guillaume Gallienne ritrova le poesie della cugina Alicia, morta per una malattia incurabile. Lo stesso anno quei versi vengono pubblicati dall'editore Gallimard, riscuotendo un incredibile successo di pubblico e critica.
Questa è una storia di straordinaria bellezza e lacerante dolore: arriva dritta al cuore e si traduce in un'opera rivelatrice di un raro talento poetico, dentro e oltre i confini della vicenda personale. All'alba del 24 dicembre 1990 Alicia Gallienne muore. A soli vent'anni. Un destino spietato, una fine prematura, una vita breve segnata dalla sofferenza ma anche e soprattutto dalla forza dell’amore. Tra il 1986 e il 1990 Gallienne scrive centinaia di poesie, pubblicate infine, trent'anni dopo la sua scomparsa, dalla casa editrice dei suoi sogni. In Francia l'opera diventa subito un caso letterario. Ora L'altra metà del sogno mi appartiene arriva in Italia - grazie a Molesini Editore Venezia e nella traduzione di Francesco Zambon, professore emerito di Filologia romanza all’Università di Trento - come dono e risposta al desiderio di pubblicazione dell'autrice stessa, mai nascosto, mai realizzato in vita.
Che importa che cosa mi lascio alle spalle, purché la materia si ricordi di me, purché le parole che mi abitano siano scritte da qualche parte e mi sopravvivano. (Pasqua 1988)
Gallienne guarda in faccia il suo destino, lo fa con lucida consapevolezza scrivendo poesie autentiche, mai querule, capaci di sprigionare una luce potente, senza tempo, senza fine. Non si abbandona alla commiserazione, non mente a se stessa né agli altri, sceglie di vivere intensamente, non si risparmia. Di lei scrive Sophie Nauleau, che ha selezionato i testi da pubblicare (escludendo le prime poesie adolescenziali, a eccezione di "un silenzio / cui tutto ho consegnato / mi invade, / palpita in me, / si accende e mi brucia") e firmato la prefazione: "Tenera e pudicamente generosa, più preoccupata di non causare dolore a coloro che la circondano che di lamentarsi della sua triste sorte. Un'anima che si mangiava le unghie, ma truccandosi perfettamente. Il midollo osseo di una donna molto anziana in un corpo di ninfa con profondi occhi blu. Una innamorata che legge Hegel, Kafka, i surrealisti e il Diario letterario di Paul Léautaud, mentre si pettina i lunghi capelli scuri ondulati".
E poi il quaderno a mare, / I fiori nella sabbia, / Le farfalle alle stelle.
Poi il quaderno a terra, / Le farfalle tra le erbe, / I fiori al vento.
Una conversazione con Francesco Zambon, filologo, studioso di fama internazionale e traduttore attento e rispettoso dell'opera di Gallienne per l'edizione italiana, ci ha permesso di esplorare temi, stile, sentimenti e non detti della giovane poetessa francese. "Oltre la singolarità e la drammaticità del caso - spiega Zambon -, possiamo riconoscere un valore assoluto alla poesia di Gallienne. Chissà cosa avrebbe potuto scrivere se fosse vissuta di più". Colta, brillante, affamata di conoscenza e scoperta, “leggeva i grandi poeti francesi dell'Ottocento e Novecento, a partire da Baudelaire, e al tempo stesso si dedicava a letture di carattere filosofico e religioso. E tutto questo mantenendo una grande originalità nella sua scrittura: è una poetessa d’amore ed è soprattutto mistica, perché tratta il tema in modo filosofico e religioso. In lei non vi è una fede certa, non era credente, ma alcune sue poesie che possono sembrare al limite della blasfemia rivelano in realtà una tensione al trascendente: quella che, in alcuni grandi mistici, si soddisfa proprio attraverso l'amore". Anche il tema della morte non si traduce mai in lamentazione ma è vissuto attraverso una attesa lucida, "quasi con un distacco", che riesce a far emergere un autentico e profondo amore per la vita.
E penserò a te Dio mio / Di cui avrò forse dimenticato il nome / Allora lascia che ti odi / Senza piangere / Come quest’acqua stupida / E mal suddivisa / Che cade dal cielo / Ma cade dove non è necessario / Lascia che ti odi / Per tutti quelli che non puoi / Liberare dal male / Lascia che ti odi a lungo / Per persuadermi che ci sei ancora / Per persuadermi che ci sono ancora / Là dove avanzano le correnti umane / Come macchine / Con occhi pieni di niente.
In Gallienne l'amore ha molte forme e altrettanti destinatari. Oltre ai versi struggenti dedicati alla madre ("dire che ti amo e che ti aspetto è ancora un eccesso di non abbastanza") e al padre ("perché solo i tuoi occhi sono inesauribili nell'amarmi, / sotto il cielo d'estate / o i giardini della tempesta"), scrive per il fratello Éric, morto prematuramente nel 1977, con cui condivide dunque la stessa sorte ("le cose belle di questo mondo, Éric, le avrei volute / conoscere con te / avrei voluto che tu mi vedessi crescere"), e dedica versi ad altre persone amiche e amate: nonostante la giovane età, vive due grandi storie d'amore di cui troviamo traccia poetica. "Scrive d'amore anche in termini assoluti - aggiunge Zambon -, senza legare il sentimento sempre e soltanto a specifiche figure", ma esaltandone il significato universale.
Il titolo dell'opera L’altra metà del sogno mi appartiene (L'autre moitie du songe m'appartient) è un verso di Gallienne: "Di non facile interpretazione, è la conclusione di un testo in cui racconta un sogno, la visione di una scala che diviene simbolo del proprio destino: una specie di scala di Giacobbe biblica ma senza inizio e senza fine”. E Zambon conclude: “Io penso che quel verso si riferisca a tutto ciò che non può essere detto o a quel che non vuole dire, per poterlo custodire dentro di sé, o ancora a quello che lei stessa non sa esprimere pienamente. Si riferisce a tutto quello che c'è di più intimo e vero".
Spesso mi ritrovo a filosofare sulla vita, a volere tutto subito e immaginare la necessità. Salgo sempre una grande scala scricchiolante: ogni passo mi fa male perché mi trattengo per abbeverare il silenzio. Questa scala è così alta che mi è impossibile indovinarne l'inizio e la fine. A dire il vero, non so bene se mai si riesca ad arrivare; però voglio giungere a tutti i costi in cima alla scala [...] Salgo perché il senso comune discende e probabilmente c'è ancora tempo per salvare ciò che resta.
L'altra metà del sogno mi appartiene.
La produzione poetica di Alicia Gallienne è vasta. In questa traduzione italiana L'altra metà del sogno mi appartiene (Molesini Editore Venezia) viene proposto in tre volumi. Il primo, appena pubblicato, contiene due sezioni: Le Dominanti e I Notturni. Nel secondo troveranno posto le due parti del Libro nero, il terzo conterrà L'infinito meno uno.