SCIENZA E RICERCA

L'editoriale. Comunicare la scienza: nessuno è onnisciente

La settimana scorsa abbiamo parlato del calo di fiducia nella scienza, forse dovuto anche a dei problemi di comunicazione della stessa scienza.

Se – come detto – uno scienziato deve imparare a parlare anche del processo e non solo del prodotto, non deve dare certezze, non parlare con fare autoritario e non fare previsioni, ci si deve ricordare che nessuno scienziato e onnisciente. Prendiamo la pandemia come esempio: è un fenomeno complesso che non riguarda solo la virologia e la biologia, riguarda la nostra vita quotidiana, la psicologia, la sociologia. Tanti punti di vista e nessuno può essere in grado di coprirli tutti. Bisognerebbe avere il coraggio di dire “non lo so”.

Non ci sono tabù quando si parla di scienza: se si affrontano temi di fake news come l’origine di un virus in laboratorio, si deve essere molto più trasparenti di quanto si sia stati, ricordando che molte informazioni arrivate non sono state sempre molto chiare, ma che, al momento, è improbabile che il virus sia uscito da un laboratorio. Si può parlare di argomenti che rischiano di generare notizie false. Essere reticenti, al contrario, rischia di alimentare teorie di cospirazione proliferanti su Internet.

Poi c’è un punto molto istituzionale: in questi mesi le esperte e gli esperti intervenuti nel dibattito del coronavirus lo hanno fatto a titolo personale. In altri Paesi non è così: gli scienziati parlano come portavoce di una istituzione, di una comunità scientifica che ha raccolto tanti dati e può dare lo “stato dell’arte” della situazione.

Gli scienziati hanno ovviamente libertà di parola, ma quando c’è confusione, devi aspettarti che la reazione del pubblico sia di disorientamento, soprattutto se si dibatte con altri colleghi. Allora si deve arrivare a un momento in cui nella comunicazione ci deve essere una voce istituzionale che fornisce al pubblico, ai politici, ai giornalisti un tessuto di dati  ed evidenze scientifiche comuni.

Infine, resta la postura con cui si comunica: sbagliato dire “non accetto il confronto perché io sono uno scienziato e tu no”. Il dissenso argomentato nella scienza in linea di principio è sempre foriero di qualcosa di utile. Quindi, quando si scatena una fake news, non basta smentirla, ma diventa più efficace smontarla: far vedere le metodologie e i trucchi su cui si basa. Dare gli antidoti per riconoscerle.

La pandemia potrebbe darci informazioni utili per migliorare anche il futuro della comunicazione della scienza.

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