UNIVERSITÀ E SCUOLA

Leggi razziali, le scuse dell'accademia italiana

A coloro che sostengono che questo atto sia tardivo, rammento che l’alternativa è che non fosse mai compiuto”. La senatrice a vita Liliana Segre, così come l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei) rappresentata dalla sua presidente Noemi Di Segni, ha accolto le scuse formali dell’intera Accademia italiana. Accademia che il 20 settembre 2018, con una solenne e toccante cerimonia tenutasi a Pisa, nell’assolato cortile della Sapienza, ha riconosciuto le proprie responsabilità per aver applicato senza obiezioni le leggi razziali del 1938, discriminando da allora e fino alla fine della guerra i propri docenti e studenti ebrei.

Sono scuse che arrivano dopo ottant’anni, ma sono suonate sincere e costruttive grazie alle parole del rettore dell’università di Pisa Paolo Mancarella: “La parola scuse che abbiamo dovuto usare solo per far comprendere la nostra intenzione, è eloquente ma, al contempo, inappropriata e inadeguata. Che cosa dà a noi, a me, il diritto di pronunciare oggi parole così nette e risolute, com’è necessario a un proposito di risarcimento morale e civile? Niente e nessuno. Quel che penso è che noi, oggi, sentiamo il dovere di farlo pur senza averne il diritto. Il tempo, lunghissimo, trascorso ci dà un vantaggio, non un diritto. Non hanno più presa su di noi oggi le ragioni – di Stato, di corporazione, di carriera, di quieto vivere, di indulgenza reciproca – che al momento della Liberazione impedirono di unire alla reintegrazione di docenti e studiosi cacciati ignobilmente dalle università italiane, anche il riconoscimento aperto della folle iniquità che li aveva offesi. Troppo facile quindi chiedere scusa. Ma noi oggi dobbiamo avere la forza di non obbedire mai, di non obnubilare mai la mente per cedere a nuove inique ragioni: di Stato, di corporazione, di carriera, di quieto vivere, di indulgenza reciproca. Dobbiamo cominciare dalle scuse”.

 

Furono 448 i docenti ebrei allontanati dalle università italiane, 727 gli studiosi di accademie e istituti di ricerca e circa un migliaio di studenti: a loro vanno aggiunti 279 presidi di scuola media, innumerevoli maestri e seimila bambini, o forse più, che furono allontanati da un giorno all’altro dalle scuole pubbliche italiane. Tra loro, c’era anche Liliana Segre che allora aveva appena compiuto otto anni. Con la “Cerimonia del ricordo e delle scuse” i rettori delle università italiane hanno espresso ammenda per i loro predecessori, che attuarono diligentemente le leggi razziali, e lo hanno fatto nel luogo simbolico del cortile della Sapienza di Pisa, a pochi chilometri dalla tenuta di San Rossore dove, il 5 settembre del 1938, il Re firmò le prime leggi che discriminavano gli ebrei italiani.

“Ci sono vite che a partire da questo luogo sono state sospese, stravolte, distrutte”, ha ricordato Mancarella. Come quella dell’entomologa Enrica Calabresi, dell’università pisana, “che nel 1944 fu arrestata dai fascisti a Firenze. Destinata ad Auschwitz, il 20 di gennaio, nel carcere di Santa Verdiana, ingerì una fialetta di fosforo di zinco che da tempo portava con sé. Fa uno strano effetto pensare che oggi nel mondo ci siano creature animali che portano il suo nome”.  Dopo il rettore pisano è intervenuta Noemi Di Segni: “Oggi, in questo ateneo, dinanzi a noi, rappresentanti delle comunità ebraiche in Italia, con emozione e solennità sono state pronunciate parole e riflessioni importanti che abbiamo ascoltato con il cuore e con la mente”. 

Mancarella e Di Segni hanno poi scoperto, insieme, una lapide a perpetuo ricordo dell’evento: evento, come sottolineato dalla presidente della Ucei, “senza precedenti nella storia di questo paese e delle sue istituzioni educative”.

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