SCIENZA E RICERCA

L’importanza delle nonne nei gruppi di orche

Le nonne, si sa, tendono a coccolare e viziare i propri nipoti, poiché il loro ruolo all’interno della famiglia non prevede eccessive responsabilità, assunte invece dai genitori, nei confronti dei più piccoli. Questo comportamento si credeva proprio dell’essere umano, ma, per la prima volta, è stato riscontrato in un’altra specie, per la precisione nelle popolazioni di orca (Orcinus orca), dove può avere svolto un importante ruolo nell’evoluzione di questi cetacei. Uno studio pubblicato su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) ha, infatti, rilevato un minor tasso di mortalità nei giovani di orca accuditi dalle nonne, avvalorando quella che i biologi evoluzionisti chiamano “ipotesi della nonna”, teoria secondo la quale la presenza di nonne, non più fertili, in un nucleo familiare aumenta la probabilità di sopravvivenza dei nipoti.

L’ipotesi della nonna nell’essere umano

Tale ipotesi fu formulata per la prima volta dall’antropologa Kristen Hawkes negli anni ’90, a seguito di alcuni studi effettuati nel corso del decennio precedente sugli Hazda, una popolazione di cacciatori e raccoglitori originaria della Tanzania. L’antropologa, ora docente all’università dello Utah, si concentrò sul ruolo delle nonne, che si dedicavano alla raccolta di cibo da dare ai nipoti. Un comportamento proprio dell’essere umano, osservò la scienziata, dato che si pensava che in altri mammiferi, inclusi i primati, gli individui ormai svezzati si procacciassero il cibo da soli. Questo aiuto nel crescere i più giovani avrebbe permesso alle madri in età ancora fertile di figliare nuovamente. Avere più figli e avere una nonna disponibile a prendersi cura dei più piccoli significa avere una maggior fitness, termine che in biologia indica la probabilità di sopravvivenza e di riproduzione della prole.

L’ipotesi della nonna in altre specie animali

Ad oggi l’avvento della menopausa è documentato in pochissime specie animali oltre agli esseri umani, tra queste vi sono alcuni cetacei odontoceti come orche, beluga, narvali e globicefali. Le femmine di queste specie vivono anche alcuni decenni senza poter più procreare, una condizione tanto rara quanto curiosa a livello evoluzionistico. Perché un individuo non più in grado di riprodursi continua a vivere per molti anni? Che ruolo biologico può svolgere? Ora uno studio delle Università di York ed Exeter (Regno Unito), del Centre for Whale Research (USA) e di Fisheries and Oceans (Canada), della durata di 36 anni e concentratosi su due popolazioni di orca, corrobora la validità dell’ipotesi della nonna al di fuori dell’essere umano. Entrambe le popolazioni, una al largo della costa nord-occidentale del Canada, l’altra degli Stati Uniti, sono stanziali, questo significa che la prole rimane all’interno del branco di appartenenza, formato da diversi nuclei familiari. Gli scienziati hanno potuto così quantificare il tasso di sopravvivenza di 378 piccoli, distinguendo quelli con nonne in menopausa da quelli senza nonne o con nonne ancora feconde.

Intervista a Howard Garret, fondatore dell'organizzazione Orca Network

Il risultato mostra come le nonne non più fertili, quindi escluse dalla competizione riproduttiva, aiutino i nipoti a procacciare il cibo. Questo è un fattore molto importante, che permette una maggior probabilità di sopravvivenza dei giovani, soprattutto in periodi di scarsità di cibo. Infatti la morte di una nonna, avvenuta nei momenti in cui le prede erano meno disponibili, ha fatto registrare il più alto incremento della mortalità dei nipoti.

Un altro ruolo chiave viene svolto dalla trasmissione culturale, già osservata in questi cetacei. Gli adulti, infatti, insegnano ai più piccoli i metodi di caccia, e l’esperienza accumulata da una nonna, che viene trasmessa ai nipoti, permette loro di essere più competitivi nell’arco della propria vita. Le nonne fertili, che hanno nuovi figli di cui prendersi cura, non possono investire la stessa energia nell’accudire i nipoti, i quali risultano meno competitivi, quindi con meno probabilità di successo.

L’ipotesi della nonna, quindi, sembrerebbe spiegare come mai in questi odontoceti si sia evoluta la menopausa e la seguente parte di vita caratterizzata dall’impossibilità di avere figli, caratteristica assente nella maggior parte delle specie animali.

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012