SCIENZA E RICERCA

L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e Lucia Votano: due belle storie

Il rapporto fra scienza e istituzioni è sempre stato strettissimo e variegato, pubblico e privato. Emergono di continuo cattivi esempi, sia nel lavoro degli storici che nel resoconto dei giornalisti, in genere non riferiti a discutibili comportamenti degli scienziati (che pure talvolta ci sono, a prescindere dalla insopprimibile e fertile libertà di errare), quanto piuttosto alla fatica di adeguare ritmi e modalità contingenti dei rappresentati istituzionali protempore alle esigenze pluriennali della ricerca e dello studio, delle azioni e dei pensieri a essi connessi.

Capita, comunque, anche di imbattersi in buoni esempi. Fanno meno notizia, ma è commendevole riferirne e rifletterci sopra. Uno di questi probabilmente è la vicenda italiana dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (qui spesso richiamata da Pietro Greco, anche per la positiva rete di collaborazioni con l’Università di Padova), ben raccontata a fine 2022 dalla grande scienziata Lucia Votano, un’esperta profonda conoscitrice interna dell’ente INFN, più volte collaboratrice de Il Bo Live: Lucia Votano, Una storia di successo. L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Di Renzo Roma 2022, pag. 177).

L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) è stato fondato nel dopoguerra e ha festeggiato nel 2021 i primi settanta anni di gloriosa storia all’interno della migliore ricerca scientifica pubblica, italiana e internazionale. Il decreto istitutivo del presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) risale all’8 agosto 1951, su impulso della chiara visione strategica di poche menti illuminate, soprattutto due: Edoardo Amaldi e Gilberto Bernardini, con l’obiettivo di dare un assetto istituzionale moderno alla fisica nucleare e particellare, rivitalizzando l’eredità di una grande scuola che era stata capace di risaltare in Europa. Questo è il punto: non una decisione imposta dall’alto per colmare un vuoto, piuttosto una strutturazione collaborativa e reciprocamente fertile di scuole e fermenti preesistenti.

Dopo il notevole contributo italiano allo sviluppo della scienza di fine Ottocento e inizio Novecento (astronomia, chimica, biologia e medicina, matematica, fisica), in particolare dalla fine degli anni Venti e per tutti gli anni Trenta la fisica italiana si era indirizzata intorno a due filoni e a due grandi maestri, Fermi a Roma (via Panisperna) rispetto allo studio dei costituenti del nucleo atomico, Rossi a Firenze e Padova rispetto allo studio dei raggi cosmici, entrambi giunti al vertice internazionale in un rapporto di stima reciproca. Negli ultimi anni della dittatura fascista, arrivarono poi le pessime violente disastrose leggi razziali e la fisica italiana pagò un prezzo altissimo.

Enrico Fermi a Stoccolma per il premio Nobel vinto nel 1938 non indossò l’uniforme richiesta dal regime e non fece il saluto fascista, la moglie Laura Capon era ebrea e i coniugi decisero di non fare più ritorno in Italia, esuli prima a Copenaghen poi negli Stati Uniti. Bruno Rossi era ebreo, fu espulso dall’università (insieme a tanti altri docenti) e abbandonò anche lui il nostro paese, prima a Copenaghen (sempre da Niels Bohr) e poi a Manchester e negli Stati Uniti. Entrambi rimasero in contatto con Amaldi durante la guerra e nel dopoguerra, sono dunque gli antenati nobili dell’INFN.

La grande scienziata Lucia Votano nasce nel novembre 1947 a Villa San Giovanni, in fondo alla penisola sullo stretto di Messina, padre Ciccio medico radiologo (specializzatosi a Modena) e madre Alfonsina emiliana (appunto), sposatisi a Crevalcore, dove nel dicembre 1944 nasce la sorella maggiore Graziella, poi trasferitisi insieme in Calabria. Lucia nasce al sud e ha tre anni quando viene fondato l’INFN, ragazzina diligente e allegra a scuola, spirito libero e critico verso il piccolo ambiente locale, vocata e iscritta alla facoltà di Fisica della Sapienza ad appena 17 anni, immigrata a Roma dove da allora risiede, insegnando e ricercando per università e laboratori non solo italiani, a lungo protagonista in quelli INFN di Frascati, prima donna a dirigere quelli INFN del Gran Sasso. Racconta nel suo bel testo due storie scientifiche di successo (da cui il titolo): quella dell’istituto italiano e quella, inevitabilmente e sommessamente, propria.

La prefazione del recentissimo volume è di Antonio Zoccoli, attuale presidente INFN. La premessa dell’autrice risulta esemplare: parte dai numeri, da alcuni recenti dati sulla popolazione del nostro paese, i bambini nati innanzitutto, una decrescita quasi continua a partire dal picco del 1964, a tratti solo rallentata grazie al fenomeno dell’immigrazione. Votano è esplicitamente consapevole delle dinamiche complesse e interdisciplinari necessarie ad analizzare le statistiche (come anche l’invecchiamento progressivo delle madri al momento del parto, l’aumento percentuale di genitori non coniugati o di almeno un genitore straniero, la tendenza anche delle donne immigrate a fare meno figli); i numeri servono a porsi domande, a controllare fattori diversi o politici e ad allargare lo sguardo verso il futuro comparato dei sapiens sul pianeta. Non a caso l’autrice fa spesso riferimento al compianto comune esimio amico Pietro Greco, per esempio sulla Società della Conoscenza e sulla storia della scienza in Europa.

Sempre con garbo critico e linguaggio chiaro, i passaggi cruciali nella vita dell’INFN, istituzionale e scientifica (fin da subito collante dell’identità europea verso il CERN, oggi in cinque continenti e oltre trenta paesi, con migliaia di ricercatori e ricercatrici) vengono scanditi da una quindicina di capitoli cronologici, talora intervallati da foto, da poesie, dall’illustrazione delle teorie accennate e, soprattutto, dai cenni al personale percorso di ricerca e collaborazione: l’amata Calabria della Costa Viola e dell’Aspromonte, laurea nel 1971, vincitrice di concorso CNEN nel 1974, figlio nato a gennaio 1975, nell’organico INFN dal 1976 al pensionamento nel 2012 (prima più nel campo della fisica delle particelle, poi più in quella astroparticellare, delle grandi dimensioni e dell’universo), successivamente associata senior e oggi emerita. Dopo le “pacifiche” conclusioni, manca purtroppo un indice finale dei nomi con le tante straordinarie personalità una o più volte citate, entrando spesso nel merito del loro ruolo scientifico.

Votano riassume nei primi capitoli le ricerche innovative e gli spunti teorici delle prime generazioni di grandi fisici italiani, molto rilevanti per l’intera cultura italiana del Novecento, a partire da Pietro Blaserna (Fiumicello, 1836 – Roma, 1918), da Orso Mario Corbino (Augusta, 1876 – Roma, 1937) e dei già richiamati Enrico Fermi (Roma, 1901 – Chicago, USA, 1954) e Bruno Rossi (Venezia, 1905 – Cambridge, USA, 1993), soffermandosi sulla parallela storia della scienza e della fisica cui molto contribuirono, la nascita della fisica quantistica, il ruolo di neutroni e neutrini (parola da italiana a mondiale), le componenti primaria e secondaria dei raggi cosmici, fino al fondamentale famoso esperimento di Pancini, Piccioni e Conversi del 1946 sulla misura della vita media del mesotrone (con l’inizio della moderna fisica delle particelle).

La svolta contro la scienza del regime fascista e delle leggi razziali è spiegata molto bene. Le “razze” di cui parlava il Manifesto di una decina di “scienziati” del 14 luglio 1938 facevano esistere giuridicamente e socialmente qualcosa che biologicamente e geneticamente non esiste. Le normative e le pratiche amministrative connesse condannarono al confino, alla deportazione, alla morte, all’esilio decine di migliaia di italiani e italiane perbene, essenziali alla vita civile e culturale del nostro paese. Chi riuscì a salvarsi fece la fortuna economica e scientifica di altri paesi, soprattutto degli Stati Uniti, con il grave effetto di rimuovere e “decapitare” istituti, studiosi e ricercatori della fisica europea.

L’autrice fa cenno alle dinamiche complessive del dopoguerra e al rilancio della fisica italiana, concentrandosi all’inizio sulla opportuna indipendenza fra la ricerca nucleare finalizzata a progettazione e realizzazione di centrali per la produzione dell’energia elettrica (il CNEN) e la ricerca teorica e sperimentale in fisica subnucleare e nucleare (l’INFN), conquistata attraverso opzioni e provvedimenti a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta. L’INFN è l’unico tra gli enti pubblici di ricerca a essere governato non da un Consiglio di Amministrazione, ma dal Consiglio Direttivo, costituito fin dal 1951 dai direttori delle varie sedi (oggi una anche a Padova, come detto) e indirizzato alla democratica partecipazione delle varie componenti del “personale”. Votano spiega molto bene come nella scienza non debba e non possa valere il principio di autorità e che spesso le buone idee vengano da menti giovani e curiose.

La prioritaria vocazione internazionale dell’INFN è stata poi sempre salvaguardata, fra l’altro partecipando fin dal dopoguerra (con Amaldi, in un manipolo di fisici pionieri) alla proposta di realizzazione e poi dal 1953 alla fondazione del laboratorio internazionale del CERN a Ginevra, dove oggi operano circa mille ricercatori italiani che partecipano ai maggiori esperimenti, soprattutto intorno al Large Hadron Collider, il più potente acceleratore di particelle del mondo, confermando così anche che la scienza è parte essenziale del patrimonio comune europeo formatosi progressivamente, seppur certo non in modo lineare, negli ultimi mille anni e resta collante primario dell’identità europea contemporanea. Il CERN ha considerato sempre bandite le ricerche per la creazione di nuove armi; né ci sono brevetti o licenze esclusive perché ricerche ed esperimenti sono finanziati da denaro pubblico.

Con dettagliata competenza, Votano illustra caratteri e dinamiche dei Laboratori Nazionali di Frascati (LNF) e, più rapidamente, dei due acceleratori che ne hanno segnato lo sviluppo e il successo, ADONE E DAΦNE, accennando in quella parte del volume anche al contesto economico-produttivo degli anni Cinquanta e Sessanta, quando emerse con Mattei e Ippolito la prospettiva di indipendenza energetica di un’Italia tecnologicamente avanzata, fermata da rivalità internazionali e morti sospette mai chiarite (qui esaminate parlando di un bel libro di Bruno Arpaia:;). L’autrice si trasferì poi a Ginevra e al laboratorio DESY vicino ad Amburgo in Germania, per poi approdare ai Laboratori del Gran Sasso (LNGS).

I cenni alle esperienze professionali sono sempre accompagnati da sintetici richiami al quadro generale della fisica, dalla teoria elettrodebole al Modello Standard e al concetto di simmetria, dall’”innaturale” valore della massa del bosone di Higgs alle nuove ricerche su nascita ed evoluzione dell’universo, queste ultime sintetizzate in cinque paragrafi intitolati: “storia dell’universo”, “scomparsa dell’antimateria”, “neutrini”, “lato oscuro”, “teorie di grande unificazione e di decadimento del protone”). Votano è coautrice di quasi trecento pubblicazioni scientifiche e ha già pubblicato nell’ultimo decennio due volumi di ricca divulgazione scientifica, anche con quest’ultimo continua a fare la sua parte “raccontando un piccolo pezzo di storia italiana, più importante forse di quanto si possa immaginare e molto istruttiva”.

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