UNIVERSITÀ E SCUOLA

Museo diffuso Unipd. La filiera del farmaco e l'analisi degli alimenti

Da un lato l'intera filiera del farmaco, articolata nelle fasi di sintesi, analisi del prodotto, valutazione della sua efficacia e sicurezza e formulazione finale per la somministrazione. Dall'altro le attività di controllo degli alimenti con tutte le misurazioni necessarie per stabilire i parametri più importanti di liquidi come l'acqua o il latte. 

E' il doppio filone in cui si sviluppa lo spazio espositivo del dipartimento di Scienze del farmaco che per la sua collezione, messa a punto nell'ambito delle celebrazioni per gli 800 anni dell'università di Padova, ha scelto di fornire una panoramica dei filoni di ricerca che, storicamente, caratterizzano il dipartimento. 

Ripercorriamo l'allestimento insieme alla professoressa Maria Teresa Conconi che ci illustra le caratteristiche e i meccanismi di funzionamento degli strumenti in mostra (datati tra il 1920 e il 1950) tra cui spiccano un apparecchio di manifattura artigianale per la microdeterminazione dei gruppi alcossilici nei composti organici, un densitometro, una raccolta di saccarimetri e termometri e un calcolatore automatico che permetteva di determinare per via indiretta il residuo secco del latte.

Servizio, riprese e montaggio di Barbara Paknazar

La parte iniziale dell'esposizione è incentrata sulla filiera del farmaco dalla sintesi del prodotto e fino alla sua formulazione conclusiva per la somministrazione nell’uomo. Il primo strumento in mostra serviva per verificare se il composto sintetizzato corrispondesse esattamente alla struttura desiderata. "La sostanza sintetizzata veniva messa nell’ampollina assieme ad un reagente, veniva poi scaldata e si formavano dei vapori che condensavano grazie da un refrigeratore. I vapori passavano in un’altra ampolla, entravano a contatto con degli altri reagenti e alla fine si ottenevano delle specie chimiche che venivano poi determinate con un altro metodo. In tal modo si determinavano quantitativamente dei gruppi funzionali", spiega la professoressa Conconi.

Un esempio di come si poteva valutare l’efficacia di un composto è invece il chimografo ritratto in un'immagine inserita nella parte centrale della collezione. 

"E' un registratore di segnali: era formato da un cilindro che ruotava molto lentamente tramite un meccanismo ad orologeria ed era avvolto da una carta annerita. Sul cilindro veniva appoggiato un pennino collegato ad una leva che a sua volta era collegata ad un tessuto, per esempio un muscolo. Il muscolo veniva a contatto con il composto da testare e se il muscolo si contraeva il pennino si muoveva e si otteneva una registrazione".

Per quanto riguarda il prodotto finito l'allestimento presenta poi un'immagine della fiala di Erlich. "E' stata donata da Paul Erlich e contiene il Salvarsan che è stato il primo chemioterapico introdotto nel 1909 per la cura della sifilide. Questa fiala è attualmente conservata al Musme", spiega Conconi.

Il dipartimento però non ha solo formato professionisti del farmaco ma anche figure professionali che si sono specializzate nell'ambito del controllo degli alimenti. La seconda parte della collezione è dedicata proprio agli strumenti che consentivano di effettuare diversi tipi di analisi di questo genere, con un focus particolare sui liquidi. 

"In vetrina è esposto un densitometro che serviva appunto per determinare la densità dei liquidi, è formato da una parte espansa in cui ci sono dei frammenti di piombo collegati ad un’asta graduata. Il densitometro veniva immerso nel liquido, galleggiava e al livello dell’interfaccia tra aria e liquido toccava l’asta graduata su cui si leggeva la misura della densità. La collezione contiene poi una raccolta di saccarimetri e termometri: i primi hanno un funzionamento simile a quello che abbiamo visto per il densitometro, chiaramente l’asta graduata presenta i valori di quantità di saccarosio contenuta nella soluzione. Abbiamo infine un calcolatore automatico: come gli strumenti predecenti risale agli anni ’20 e ’30 del secolo scorso e permetteva di ottenere la misura del residuo secco del latte partendo da due dati già stabiliti come il peso specifico e la percentuale di grasso nel latte".

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