CULTURA

Pasolini a fumetti

Pier Paolo Pasolini è seduto nello studio di casa sua, di fronte al giornalista Furio Colombo. Sono amici da tempo: più che un’intervista il loro è un dialogo, cordiale ma lucido al tempo stesso, quasi tagliente. Non immaginano che sarà il loro ultimo incontro, involontario testamento di uno degli intellettuali più importanti del Novecento, non solo italiano.

Parte da questa immagine, resa nota anche dal recente film di Abel Ferrara, Il delitto Pasolini di Gianluca Maconi (2021), da poco pubblicato dalla casa editrice BeccoGiallo, specializzata nell’utilizzare il fumetto d’autore per reportage e libri dal forte impegno civile. Del resto Pasolini, intellettuale tra i più amati e letti, pare prestarsi come pochi a uno strumento nato per l’infanzia ma che negli ultimi anni sembra aver raggiunto la piena maturità artistica e culturale. Apripista in questo senso è Intervista a Pasolini, pubblicato dal fumettista e musicista Davide Toffolo nel 2002 per Biblioteca dell’Immagine e in seguito ristampato da Coconino e infine, a partire dal 2015, da Rizzoli Lizard con il titolo Pasolini. Nel libro, pubblicato anche in francese e in spagnolo, Toffolo incontra un misterioso “Sig. Pasolini”, immaginando con un espediente tra il fantastico e l’onirico la sua proverbialmente capacità di analisi alla prova del mondo di oggi.

È invece del 2015, quarantesimo anniversario della morte, un altro volume pubblicato sempre da BeccoGiallo:  Diario segreto di Pasolini, di Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini. “La cosa più importante che Pasolini avrebbe potuto dare ai suoi contemporanei sarebbe stata il suo diario” è stato scritto dopo la sua morte. Giocando su questa ipotesi fantastica, Stamboulis e Costantini illustrano un’autobiografia immaginaria, ma al contempo dotata di solide basi documentali: interviste, film, appunti e lettere private. Il diario ideale tracciato dagli autori ripercorre la prima parte dell’esistenza di Pasolini, dall’infanzia alla tragica morte del fratello Guido, trucidato nel 1945 a Porzûs assieme ai compagni della resistenza cattolica dai partigiani comunisti. Pasolini prima di diventare Pasolini, che si racconta in prima persona durante gli anni decisivi della giovinezza: un romanzo di formazione che in parte racconta, in parte – come diceva PPP – rimitizza la realtà, ottimo sia per i fan che per coloro che si accostano per la prima volta alla figura e al pensiero del grande intellettuale.

Pier Paolo Pasolini portava in sé tormenti e contraddizioni, che in lui divenivano fonti di ispirazione e strumenti per una conoscenza più profonda della realtà. Marxista, dichiaratamente ateo e anticlericale, era tuttavia percorso da un profondo afflato spirituale, espresso nel celebre Vangelo secondo Matteo del 1964: un film oggi definito dallo stesso Osservatore Romano una delle migliori opere su Gesù della storia del cinema, ma che durante la fase di lavorazione suscitò perplessità e resistenze perché l’autore aveva già collezionato diverse denunce e processi per atti osceni e per vilipendio.

Soprattutto il libro di Gianluca Maconi si sofferma soprattutto su un altro aspetto fondamentale dell’opera del grande autore, quello dell’analisi e della denuncia: “Un autore – disse una volta in un’intervista –, quando è disinteressato e appassionato, è sempre una contestazione vivente”. Il Pasolini ritratto in quest’ultimo volume è tutt’altro che ottimista sullo stato e il futuro del mondo: vede una società in preda a un profondo degrado, caratterizzata dall’omologazione consumistica e da una modernizzazione impetuosa e cieca. Una situazione che nella sua analisi porta a una crescente alienazione dell’individuo: “La tragedia è che non ci sono più esseri umani, ma solo strane macchine che sbattono l’una contro l’altra”, dice nell’intervista a Colombo, eloquentemente intitolata Siamo tutti in pericolo.

Una corsa continua e impazzita che però porta al rischio dell’autoannullamento totale. “Tutti sono i deboli, perché tutti sono vittime – sono le ultime parole dello scrittore –. E tutti sono i colpevoli, perché tutti sono pronti al gioco del massacro. Pur di avere. L’educazione ricevuta è stata: avere, possedere, distruggere”. Parole che oggi, in tempi di pandemie e di guerre, suonano terribilmente profetiche. E che per questo è ancora più urgente tornare a leggere e meditare.

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