SOCIETÀ
Perché nel XXI secolo ha senso visitare Homo Faber una mostra sull’artigianato?
Viviamo tempi confusi. Tra algoritmi, social network e possibili scenari apocalittici da Intelligenza Artificiale fuori controllo, è facile disorientarsi. Il futuro ci appare più come una minaccia che come un’opportunità. Per ritrovare la rotta in questo mare agitato può essere utile una visita ad Homo Faber presso l’isola di San Giorgio a Venezia (accessibile fino al 30 settembre). La mostra è dedicata alla celebrazione del lavoro artigiano. E già questo è un primo punto sul quale riflettere. Il tema non è di per sé nuovo: nel corso degli ultimi dieci anni ci sono stati molti dibattiti sull’importanza del saper fare e dell’uomo artigiano sia nel nostro paese sia a livello internazionale. Tuttavia, vedere con i propri occhi una così elevata concentrazione di quantità e qualità esecutiva ha la forza comunicativa che solo le cose estreme sanno trasmettere. Se qualcuno nutriva dei dubbi sul potenziale economico del lavoro artigiano si potrà ricredere. Chi invece aveva capito la centralità del tema, come molti imprenditori e artigiani italiani, non potrà che trovare una straordinaria valorizzazione del proprio operato. Dovendo scegliere a cosa ancorarsi per il prossimo futuro, per l’Italia e anche per l’Europa, vista la numerosa presenza di artigiani da tutto il continente, non possiamo che ripartire da qui, sapendo che si tratta di un vantaggio competitivo che può essere sfruttato sia dal piccolo artigiano indipendente che dalla multinazionale del lusso.
Un secondo spunto riguarda il modo di comunicare l’artigianalità. La mostra non si limita a presentare il prodotto finito e punta a far emergere il lato meno noto del lavoro artigiano: il processo di produzione. E lo fa in molti modi: attraverso immagini iconiche, con allestimenti scenografici, usando la realtà virtuale e soprattutto mostrando dal vivo gli artigiani al lavoro. Oltre ai manufatti, si rendono visibili le storie di chi ha contribuito a realizzarli. Il visitatore può quindi comprendere la complessità, spesso insospettabile, che questi oggetti nascondono. Per fare prodotti di qualità ci vuole molto lavoro e la paziente collaborazione tra molti soggetti: il designer, l’artista e naturalmente l’artigiano, anzi spesso più di uno con competenze tra loro complementari.
Questa scelta ha il merito di rendere accessibile a chiunque, anche a chi non ha mai messo piede in una bottega, la dimensione culturale del prodotto. Si tratta di un’indicazione molto importante per le nostre imprese che potrebbero utilizzare lo stesso approccio per migliorare la comunicazione dei prodotti sui mercati internazionali. Con l’aggiunta di una forza in più: al “Made in Italy” oggi si può affiancare un “Made in Europe” che potrebbe dare ancora più visibilità sui mercati internazionali.
Il terzo suggerimento che possiamo ricavare dalla mostra riguarda la qualità di lavoro che vogliamo avere nel XXI secolo. L’approccio artigiano al lavoro è agli antipodi rispetto quello che ci ha consegnato la modernità: richiede tempo, competenza e grande applicazione. L’Homo Faber si realizza nella produzione dell’oggetto mettendo in campo tutta la propria arte e creatività. Lavora con e non per la tecnologia con l’obiettivo di creare qualcosa di originale. E’ un messaggio che dovremmo tenere a mente quando il nostro mondo si popolerà di Robot e Intelligenza Artificiale. Il lavoro artigiano diventerà fondamentale perché non è facilmente codificabile dalle macchine. Un esempio? Pensiamo alla moto El Solitario, costruita in stile Mad Max modificando un modello di serie delle BMW. A vederla dal vivo è irriconoscibile rispetto al modello disponibile sul mercato. Il lavoro artigiano ha la capacità di creare una differenza sostenibile perché difficilmente imitabile e imprevedibile. Se questo è vero dovremmo lavorare di più e meglio sul nostro sistema formativo costruendo dei percorsi formativi che esaltino l’approccio artigianale in tutti i campi del nostro sapere. Il che richiede la combinazione tra due elementi opposti: competenza tecnica e originalità. Un artigiano deve conoscere molto bene gli strumenti che usa e allo stesso tempo deve essere in grado di piegarli al proprio progetto. Il Robot è il nuovo scalpello?
Infine, un tema che la mostra non affronta direttamente ma che comunque la visita fa emergere riguarda la stretta relazione tra artigianato e lusso. Molti dei prodotti presenti sono di altissima qualità e possono essere acquistati solo da una nicchia ristretta di consumatori. Eccellenza si accompagna con esclusività. La domanda che dovremmo porci è se il lavoro artigiano possa trovare una propria sostenibilità economica al di fuori di questi ambiti di mercato e giocare un ruolo da protagonista anche per segmenti meno abbienti. Il bisogno di differenziazione è sicuramente più ampio di quello della clientela del lusso. Questa è una sfida importante sul quale si gioca un pezzo importante della nostra competitività futura.