SCIENZA E RICERCA

Ricerca e innovazione, qual è l'origine della crisi in Italia?

Ha già ricevuto una medaglia dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il libro bianco "La ricerca scientifica in Italia per una società sostenibile e sicura", elaborato da diversi esperti per conto del Gruppo 2003 ed edito da Zadig di Milano. Il rapporto è stato presentato mercoledì 20 marzo all'Accademia dei Lincei, a Roma.

Il focus del libro bianco è la sicurezza coniugata con la ricerca scientifica nei settori più disparati, dal clima alla sanità, dall'economia al digitale. Un approccio originale : da non perdere. 

Ma i due primi capitoli sono dedicati alla politica della ricerca - rispettivamente in Italia e in Europa - e meritano particolare attenzione. 

Il capitolo "Ricerca è Innovazione in Italia" è firmato da Leopoldo Nascia e da Mario Pianta e non si limita al solito quanto giustissimo grido di dolore per l'ormai storico sottofinanziamento del sistema scientifico e universitario italiano, cui fa da contraltare la crescente produttività dei ricercatori del nostro Paese. Altro che fannulloni, come pure ha sostenuto qualche autorevole commentatore: i ricercatori italiani riescono con pochi fichi secchi a sedersi al tavolo nobile nuziale della scienza planetaria. Ma Nascia è Pianta non si limitano a ribadire la reiterazione di questa sorta di miracolo. No, Nascia e Pianta avvertono: siamo giunti a un punto di svolta. La diminuzione del 20% degli investimenti pubblici in R&S (ricerca e sviluppo) e il taglio del 14% della spesa pubblica per l'università, stiamo per perdere anche i fichi secchi. Il sistema rischia di non reggere più a lungo. 

Inoltre, sostengono gli autori, "la struttura economica dell'Italia continua a registrare una scarsa presenza nei settori ad alta tecnologia. Ci si può chiedere se queste caratteristiche delle aziende italiane rappresentino un limite strutturale alla possibilità di crescita economica". 

Detta in altri termini: non è che la crisi economica e la divaricazione crescente con le altre economie europee che si protraggono da trent'anni sono dovute all'incapacità del sistema Paese di modificare la sua specializzazione produttiva? La vocazione per le medie e basse tecnologie non regge più nell'economia globale della conoscenza. 

Non essere riusciti a - anzi, non aver neppure tentato di - cambiare il tipo di prodotti in questa nuova condizione economica ci sta condannando. 

Nascia e Pianta propongono un'analisi comparata con la politica della ricerca e dell'innovazione - in una parola, con la politica economica - della Germania. E il risultato è impietoso. In piena crisi, la Germania ha alzato l'asticella e ha aumentato gli investimenti in ricerca e nell' università. Noi abbiamo invece cercato di far cassa a scapito della ricerca e dell'università. Col risultato registrato da Mario Draghi: oggi siamo la palla al piede dell'Unione dal punto di vista economico.

Luca Moretti ha invece redatto il capitolo su "Ricerca e Innovazione in Europa", illustrando con ottima definizione di dettaglio il nuovo bilancio europeo, la sfida della Brexit e il Programma Quadro Horizon Europe", che entrerà in vigore nel 2021 e nelle intenzioni della Commissione di Bruxelles dovrebbe avere un budget di 100 miliardi di euro spalmati in sette anni. Per Moretti si tratta di una grande opportunità per i ricercatori italiani. Mai l'Europa ha investito tanto in R&S. 

Tuttavia ci sono due limiti, in questo programma. Uno lo ha messo in evidenza Moretti molto chiaramente: continua la tendenza a sottolineare l'importanza della ricerca applicata e dell'innovazione, su pressione dei governi, dimenticando un po' che il motore di tutta la linea dell'innovazione è la ricerca di base o, come si dice adesso, curiosity driven

Un altro elemento invece lo aggiungiamo noi. Cento miliardi in sette anni, significa all'incirca 14 miliardi l'anno: più o meno il 5% di quanto spendono in totale i singoli paesi  dell'Unione in R&S. In altri termini negli USA, in Cina o in Giappone c'è una sola testa che pensa alla politica pubblica della ricerca. In Europa c'è ne sono 28 (o 27 + 1). Troppi galli nel pollaio perché possa fare giorno. 

 

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