SCIENZA E RICERCA

Il nostro mal di schiena ha origini antiche

Dopo diverse ore passate al pc, seduti alla scrivania, chini sulle sudate carte, iniziamo a sentire dolori ovunque: a quel punto decidiamo di lasciare per qualche minuto la postazione di lavoro, camminare un po’ e fare stretching per cercare sollievo. Durante la stesura di questo articolo, senza nascondere una certa sofferenza, sbuffando, mi alzerò dalla sedia almeno un paio di volte per inarcare la schiena e massaggiare il collo: per chi ha fatto della scrittura il proprio mestiere, questi sono dolori da mettere in conto. In tanti oggi soffriamo di mal di schiena da "lavoro d'ufficio" ma sbagliamo a considerarli fastidi della contemporaneità perché l’origine è antichissima e già ne soffrivano gli scribi dell'antico Egitto.

Nella società egizia del terzo millennio a.C., "solo l'1% della popolazione sapeva leggere e scrivere in geroglifici". Lo scriba, funzionario pubblico a cui era affidato il compito di redigere atti e documenti, rappresentava dunque una nobile eccezione e, per questo, era molto stimato e godeva di privilegi. Lo studio Ancient Egyptian scribes and specific skeletal occupational risk markers (Abusir, Old Kingdom), pubblicato su Nature e condotto dai ricercatori del dipartimento di Antropologia, Museo nazionale di Praga, e dell'Istituto di Egittologia dell’Università di Praga, punta a far luce su un argomento insolito con l’obiettivo di capire se i compiti ripetitivi e le posture correlate all'attività di scriba possano rendersi evidenti in vere e proprie trasformazioni dello scheletro e se sia quindi possibile identificare fattori di rischio legati a quel mestiere specifico. "Ad oggi non è stato pubblicato nessuno studio analogo capace di valutare in modo completo i fattori di rischio sull'intero scheletro legati alla professione".

Sono stati analizzati i resti degli scheletri di 69 maschi adulti vissuti tra il 2700 e il 2180 a.C. Basandosi sulle tracce scritte che ne illustravano le caratteristiche, rinvenute sui sarcofagi della necropoli di Abusir, sono stati identificati 30 scribi, dai quali è stato possibile isolare tratti specifici: segni che testimoniano la presenza di danni a collo, spalle, mascella inferiore. "Differenze significative tra gli scribi e il gruppo di riferimento hanno attestato una maggiore incidenza di cambiamenti negli scribi e si sono manifestati soprattutto nell'insorgenza di osteoartrite", spiegano i ricercatori. "La nostra ricerca rivela che restare seduti o inginocchiati a gambe incrociate per lunghi periodi di tempo, nonché svolgere compiti ripetitivi legati alla scrittura e alla regolazione delle penne durante l'attività di trascrizione, causavano un sovraccarico estremo delle regioni della mascella, del collo e delle spalle". Per la precisione, ecco le aree maggiormente interessate: entrambe le articolazioni temporo-mandibolari, colonna cervicale, spalla destra, primo osso metacarpale destro, tuberosità ischiatica sinistra, condilo femorale mediale destro e faccetta mediale sull'astragalo destro.

Posizioni di lavoro degli scribi. (A) posizione a gambe incrociate, sartoriale (statua dello scriba dell'alto dignitario Nefer, Abusir - foto Martin Frouz); (B) posizione inginocchiata-accovacciata (decorazione murale della mastaba di Seneb, un funzionario egizio affetto da nanismo); (C) posizione in piedi (decorazione murale della mastaba di Seneb); (D) in base alla decorazione del rilievo della tomba, diversa posizione delle gambe quando si è seduti. Disegno di Jolana Malátková. 

Brukner Havelková, P., Dulíková, V., Bejdová, Š. et al. Ancient Egyptian scribes and specific skeletal occupational risk markers (Abusir, Old Kingdom). Sci Rep 14, 13317 (2024)


Seduto a gambe incrociate, con una tavola in grembo su cui lavorare, testa piegata verso il basso e in avanti, schiena curva: è la prima immagine che associamo a uno scriba. "Quando si tenta di ricostruire un possibile schema di attività abituali in individui di popolazioni passate il contesto archeologico e storico è cruciale - si legge nello studio -. Per gli scribi dell'antico Egitto ci sono prove (testuali, decorazioni murali in rilievo in tombe e statue) che forniscono informazioni sul modo in cui venivano svolte le attività lavorative. ​​Durante l'era faraonica i funzionari egiziani utilizzavano una sottile penna, a pennello, fatta di giunco, finché non fu sostituita dalla penna di canna di origine greca intorno al 100 a.C. Scrivevano regolarmente su papiro, ostraka o tavole di legno. Abbiamo anche una conoscenza abbastanza accurata delle posture assunte per svolgere la loro professione e in cui trascorrevano periodi relativamente lunghi".

Dunque quante e quali erano le posizioni assunte? Principalmente tre, all’apparenza non troppo impegnative ma in realtà faticose e logoranti se ripetute quotidianamente e mantenute per diverse ore, perché in grado di influire su precise aree dello scheletro: "Semplificando, si può supporre che gli scribi adottassero la posizione a gambe incrociate (sartoriale), in cui la gonna allungata fungeva da tavolo, la posizione inginocchiata-accovacciata, una gamba accovacciata con il secondo ginocchio sul pavimento (solitamente visibile nelle raffigurazioni bidimensionali) e la posizione eretta".

The conversation ha dedicato un approfondimento pubblicando un articolo firmato da due autrici dello studio di Nature: Petra Brukner Havelková, antropologa e curatrice del Museo nazionale di Praga, e Veronika Dulíková, ricercatrice in Egittologia all'ateneo di Praga: "Come antropologi ed egittologi, volevamo scoprire come il lavoro influenzava i corpi degli scribi - scrivono-. Abbiamo studiato i resti scheletrici di uomini privilegiati della necropoli di Abusir, in Egitto, scoprendo che gli scribi sviluppavano numerosi problemi rispetto ad altri uomini vissuti nell'Antico Regno". Erano più inclini di altri a sviluppare cambiamenti degenerativi nei loro scheletri, "mostravano segni di osteoartrite, in particolare nell'articolazione della mascella, nella regione cervicale, nella spalla destra, nel pollice destro e nell'articolazione del ginocchio".

Si intuiscono facilmente le cause dei problemi a schiena, mani, ginocchio, ma perché anche alla mascella? Senza ignorare la relazione esistente tra il carico sulla colonna cervicale e l'articolazione temporo-mandibolare, il motivo si rintraccia nell'abitudine degli scribi di masticare il pennello di giunco: "Gli strumenti venivano tagliati in diagonale e masticati all'estremità per formare una testa simile a un pennello. Quando questa penna diventava frastagliata o intasata di inchiostro, lo scriba tagliava di nuovo l'estremità e masticava la sezione successiva. La masticazione frequente o prolungata può essere un fattore di rischio per disturbi dell'articolazione temporo-mandibolare".

Oggi a fatica usiamo la penna, trascuriamo la scrittura a mano per battere invece sui tasti dei nostri pc restando, comunque, seduti e piegati sulle scrivanie per molte ore al giorno. Sono cambiati gli strumenti, i testi da redigere, gli obiettivi, ma il mal di schiena è rimasto lo stesso: un dolore costante e fedelissimo capace di attraversare luoghi e tempo. Adesso, se permettete, mi alzo e vado a fare due passi, magari mi passa.

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