SCIENZA E RICERCA
Tane e digiuni, ghiaccio e riscaldamento globale: la dura vita degli orsi polari
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In un Artico che si trasforma rapidamente a causa dei cambiamenti climatici, gli orsi polari lottano per la sopravvivenza: la perdita di ghiaccio marino sta alterando le loro opportunità di procurarsi il cibo. In questo periodo dell'anno, le mamme e i cuccioli appena nati sono insieme nelle tane sotto la neve e la giornata internazionale dell'orso polare, il Polar Bear Day, che si tiene ogni anno il 27 febbraio, coincide proprio con questa stagione. Nel tardo autunno o all'inizio dell'inverno le mamme orse danno alla luce da uno a tre cuccioli, allattandoli finché saranno abbastanza forti da sopportare le sfide dell'Artico, uscire e dirigersi verso il ghiaccio marino per cacciare le foche. Il periodo della tana è un momento delicatissimo nella vita di un orso polare: i piccoli devono crescere (e lo fanno rapidamente) e le mamme devono nutrirli, restando però senza cibo per mesi e, dunque, potendo contare solo sulle riserve di grasso corporeo per sostenersi.
In uno studio del 2023, condotto dall'Università di Toronto Scarborough, si fa riferimento alle prestazioni di allattamento degli orsi polari associate al tempo di digiuno e alle condizioni fisiche delle madri. Il latte degli orsi polari contiene circa il 31% di grassi al momento della nascita dei cuccioli, passando a circa il 18% quando i cuccioli raggiungono un anno di età. Sebbene le mamme possano allattare fino al secondo anno di età dei cuccioli, alcune anticipano i tempi e smettono dopo il primo compleanno: questo potrebbe dipendere dalle condizioni fisiche della madre, perché l'allattamento richiede molte energie dal punto di vista energetico.
Come scrive la prima autrice Louise Archer, riferendosi alla ricerca, "per ogni famiglia di orsi polari, abbiamo calcolato per quanto tempo sono stati a digiuno sulla terraferma in base alla data di rottura del ghiaccio marino di quell'anno, stimando il contenuto energetico del latte materno e identificando importanti fattori che ne influenzano l'apporto energetico, con l'obiettivo di capire se gli orsi moderano il loro investimento di allattamento e, in tal caso, perché. Abbiamo scoperto che il contenuto energetico del latte di orso polare diminuisce quanto più a lungo gli orsi sono rimasti lontani dal ghiaccio marino e a digiuno sulla terraferma. Anche le condizioni fisiche delle femmine contano: non sorprende che quelle con riserve energetiche inferiori producano latte con il più basso contenuto energetico. Alcune avevano già smesso completamente di produrre latte quando sono state sottoposte al campionamento, anche se ancora accompagnate dai cuccioli [... ] Le femmine che trascorrono più tempo a digiunare e bruciano le proprie riserve di grasso sono costrette a dare priorità alle proprie esigenze energetiche, con meno energia disponibile da destinare ai cuccioli". E Archer conclude il suo articolo con queste riflessioni: "Il calo delle prestazioni di allattamento potrebbe aver già giocato un ruolo sull'aumento della mortalità dei cuccioli, in un contesto definito da stagioni più lunghe senza ghiaccio, e sulla riduzione complessiva della popolazione della baia di Hudson occidentale, diminuita di circa la metà dall'inizio degli anni Ottanta. Se il riscaldamento causato dall'essere umano non verrà frenato e la perdita di ghiaccio marino continuerà, le femmine di orso polare avranno sempre più difficoltà a provvedere sia a se stesse che ai loro cuccioli". E da queste parole, scritte nel 2023, le condizioni non sono di certo migliorate.
Ora, un nuovo progetto di ricerca, in corso proprio in questi giorni alle Svalbard, in Norvegia, si pone l'obiettivo di aumentare la comprensione del comportamento degli orsi polari nel periodo in cui le mamme con i cuccioli escono dalla sicurezza delle loro tane nella neve. Attraverso l'utilizzo di telecamere da remoto, alimentate a energia solare, i ricercatori stanno raccogliendo informazioni su aspetti chiave del comportamento degli orsi polari nelle tane, in un'area fortemente colpita dalla perdita di ghiaccio marino, per riuscire a comprendere l'impatto del riscaldamento climatico sui tassi di sopravvivenza dei cuccioli. I ricercatori cercheranno di capire, inoltre, quanto tempo impiegano le mamme e i cuccioli a uscire dalle tane e per quanto tempo le famiglie di orsi polari ci restano prima di dirigersi verso il ghiaccio marino, cosa fanno dopo essere usciti e quali sono le condizioni fisiche di mamme e cuccioli.
Altre due ricerche recenti svelano le condizioni critiche e l'urgenza di proteggere le popolazioni di orsi polari che, negli ultimi 50 anni, hanno subito una riduzione a causa dei cambiamenti climatici, la diminuzione dell'estensione del ghiaccio marino, le azioni degli esseri umani. In particolare, uno studio dedicato al rapporto e alla convivenza tra esseri umani e orsi polari a Churchill, in Canada, pubblicato su Nature, supportato dal Polar Bears international, condivide la conoscenza indigena per promuovere la conservazione della fauna selvatica nell’Artico, evidenziando le possibilità di coesistenza e l’importanza delle relazioni nel rispetto reciproco tra persone e orsi polari. I ricercatori del Polar Bears International, Churchill's Indigenous Knowledge Keepers, Environment and Climate Change Canada e Royal Roads University, spiegano: "La coesistenza tra persone e orsi polari favorisce la conoscenza nella gestione e nella ricerca sulla fauna selvatica". A Churchill, in Canada, come in molte comunità del Nord, sono aumentati gli incontri con gli orsi polari poiché il cambiamento climatico continua a sciogliere il ghiaccio marino cruciale per la loro sopravvivenza. Oltre il 91% dei residenti di Churchill è legato al territorio da generazioni e abituato a vivere accanto agli orsi polari. Nonostante le ricerche sugli orsi polari in questa regione, pochi rapporti accademici sono stati co-redatti da popolazioni del luogo o incentrati sulla conoscenza locale: questo studio incontra il loro sapere per promuovere la conservazione della fauna selvatica nell'Artico. "Una delle cose belle che abbiamo fatto con il progetto di ricerca è stata quella di includere gli anziani che conoscono la storia della convivenza con gli orsi polari. E anche i giovani ci hanno dato ottimi consigli su come dovrebbe essere il futuro della convivenza con gli orsi polari", ha spiegato Georgina Berg, co-autrice, custode della conoscenza nella comunità e membro del Consiglio consultivo di Polar Bears International e Churchill Indigenous Knowledge Keeper. "Gli orsi polari sono come la nostra famiglia e dobbiamo essere rispettosi quando viviamo con loro. Erano qui prima di noi, questa è la loro casa".
Infine, lo studio pubblicato su Science e condotto dall'Università di Toronto, ancora una volta con la collaborazione del Polar Bears international, riflette sul declino della popolazione degli orsi polari che vivono nella parte occidentale della baia di Hudson, collegandolo alla riduzione del ghiaccio marino causata dal cambiamento climatico. La ricerca evidenzia l'urgente necessità di un'azione climatica per proteggere gli orsi polari, specialmente i cuccioli vulnerabili, poiché l'Artico si riscalda quattro volte più velocemente della media globale. Il rapporto Energetic Constraints Drive the Decline of a Sentinel Polar Bear Population introduce un modello bioenergetico basato sull'analisi di dati a lungo termine relativi a 42 anni di osservazioni e monitoraggio, dal 1979-2021. Gli studiosi hanno analizzato l'energia acquisita e utilizzata dagli orsi polari per collegare le condizioni ambientali a individui e popolazioni. Agli orsi polari serve il ghiaccio marino per cacciare e quindi per sopravvivere. La popolazione di orsi polari è diminuita di quasi il 50 percento. Inoltre, i dati di monitoraggio mostrano che anche la dimensione media degli orsi polari si sta riducendo: la massa corporea delle femmine adulte è diminuita di 39 kg e quella dei cuccioli di un anno di 26 in un periodo di 37 anni. Prima autrice è la già citata ricercatrice Louise Archer che sottolinea come la riduzione del ghiaccio marino porti gli orsi a "trascorrere meno tempo a cacciare le foche e più tempo a digiunare sulla terraferma. Ciò influisce negativamente sul bilancio energetico, portando a una riduzione della riproduzione, della sopravvivenza dei cuccioli e, in ultima analisi, al declino della popolazione".
Tracciamento degli orsi polari della baia di Hudson
Sul sito del Polar Bear international, il team di ambientalisti, scienziati e volontari, la cui attività è al centro di questo articolo, mette a disposizione un sistema di tracciamento degli orsi polari della baia di Hudson - molti hanno un nome, Anuri, Ares, Porzia, tutti hanno una sorta di carta d'identità - permettendo a chiunque di seguire gli spostamenti di questi animali sul territorio e conoscere i progetti di ricerca in corso. Si tratta di un set di dati di monitoraggio a lungo termine. Ogni autunno, un campione di orsi polari femmine viene dotato di collari GPS, nella Western Hudson Bay, dall'Università di Alberta e da Environment and Climate Change Canada e, nella Southern Hudson Bay, dall'Università di York e dal Ministero delle risorse naturali dell'Ontario. Hanno età diverse, solitamente tra i 5 e i 25 anni, e possono muoversi da sole o insieme ai cuccioli.