Isis sta capitolando ma i combattenti dello Stato islamico controllano ancora alcune porzioni di territorio tra Siria e Iraq dove iniziano a essere sempre più tangibili anche la presenza e la pressione di potenze esterne che su queste terre intendono esercitare la loro influenza. Spiega quello che sta succedendo oggi e quali prospettive si stanno aprendo per queste terre il professor Renzo Guolo, docente di Sociologia dell’Islam all’università di Padova.
I combattimenti in queste terre si sono fermati in molte aree e l'Isis sembra non essere più il nemico comune; ma possiamo parlare realmente di Paesi in pace? Qual è la situazione oggi?
No, non ancora, se non altro perché almeno in Siria, i raid proseguono anche in questi giorni da parte delle forze russe e l'Isis non è completamente debellato anche se ovviamente la sua presenza si è notevolmente ridotta. Isis non è ancora riuscito a unire contro di sé una o più coalizioni che, nonostante obiettivi politici molto diversi, sono state unite almeno sulla questione del combattere e far venir meno la dimensione statuale dello Stato Islamico. In questi stati restano tuttora aperti problemi politici legati al fatto che, l’Iraq fino al 2003 e la Siria fino al 2011, erano Paesi multi confessionali, seppure sottoposti a forme di natura dittatoriale, che oggi vivono fortemente il problema della convivenza.
“ I grandi gruppi confessionali che vivono nei due Paesi, sunniti e sciiti, e la presenza delle minoranze cristiane o di altre minoranze che sono state sottoposte a forti violenze nel corso della guerra civile siro-irachena, faticano a ritrovare un equilibr
Forse questa è la più grande eredità in negativo di questo conflitto. E poi si sono aperte altre questioni come la vicenda curda e il conflitto tra Arabia Saudita e Iran che fanno dell’area siro-irachena l'oggetto del loro confronto politico e non solo.
Quali sono gli interessi che si stanno muovendo adesso su questi Paesi?
Sono molti i soggetti politici che vogliono esercitare oggi la loro influenza in Medio Oriente. Tra i soggetti esterni, la Russia è tornata in Medio Oriente con un intervento diretto in Siria e sta ricreando le condizioni per avere una politica estera nuovamente rivolta all'esterno e all’area mediorientale come era prima del 1989. La Turchia, invece, ha ripreso una sorta di politica ‘neo ottomana’ di espansione e di controllo dopo che per molto tempo ha guardato all'Europa. L'Iran, da parte sua, intende difendere uno spazio geopolitico d’influenza che segue l'asse che da Teheran, attraverso Damasco, arriva alla Beirut di Hezbollah, e preme per esercitare una forte influenza in Paesi che sono a maggioranza sciita come l'Iraq oppure in cui la minoranza sciita sia quella però di matrice alawita (gruppo più vicino agli sciiti anche se non sciita in senso stretto che da sempre esercita un potere rilevante attraverso quella che possiamo chiamare ‘la dinastia degli Assad’). Infine c’è l’Arabia Saudita che vuole contrastare il dominio dell'Iran che vive come potenza confessionale concorrente in quell’area e che, negli ultimi anni, ha iniziato a esercitare una forte influenza per motivi legati alla questione della sua sicurezza; l’Arabia Saudita, inoltre, considera l’Iran la vera e propria minaccia strategica per la propria esistenza. Tutte questioni, queste, che riguardano la politica degli stati dell'area all'interno di due Paesi che hanno, con diverso grado, una certa instabilità interna ancora abbastanza forte. C’è poi la questione della convivenza dei diversi gruppi etno confessionali e il grande problema dei profughi quelli provenienti dall'esterno ma anche dall’interno. La situazione bellica della Siria, infatti, negli ultimi anni ha causato lo spostamento di milioni di persone e ciò rende ancora di più queste aree fortemente instabili.
Quali possono essere le prospettive future di territori così fortemente instabili?
L’elemento chiave sicuramente è la stabilità politica perché senza la costruzione di un potere centrale che sia in grado di ricontrattare con le sue diverse articolazioni etno confessionali un equilibrio complessivo, il problema diventa molto forte. In queste aree ci sono stati scontri su base confessionale alimentati poi dall'intervento di potenze esterne e questo ha fatto venir meno, in qualche modo, la fiducia reciproca nel mettere assieme sunniti e sciiti o altre minoranze che possono essere state considerate, ad esempio, alleate del proprio antagonista politico confessionale. Il vero nodo, quindi, é riuscire a ritrovare l'ordine politico.
“ L'unico elemento che può portare a una stabilizzazione in quei paesi e quindi anche a risolvere la situazione dei profughi, può essere la redifinizione di un contratto statuale tra le diverse componenti che vivono in quelle aree e un riconoscimento di app
Quello che oggi domina però, al di là dell'indebolimento molto forte dell'Isis, è invece ancora un braccio di ferro tra potenze esterne sull'Iraq e la Siria e le grandi questioni interne. Tra queste, il ruolo dei curdi, che sono stati coloro che hanno messo gli scarponi sul terreno in Siria per combattere le milizie dello Stato islamico insieme agli iraniani e agli hezbollah libanesi e che oggi si trovano, come sempre nella loro storia, come un vaso di coccio tra vasi di ferro cioè tra quanti, per ragioni diverse, non vogliono che la loro azione politica produca la potenziale nascita di uno o più stati curdi che potrebbero destabilizzare i confini internazionali riconosciuti.
Rispetto all’azione terroristica di Isis, anche se recentemente ci sono stati episodi sicuramente meno organizzati di quanto accaduto in passato, ciò non esclude che possano riproporsi con la stessa intensità in un prossimo futuro. La minaccia ideologica del radicalismo islamista può essere superata nel momento in cui questo movimento, che non è solo movimento politico ma anche movimento di idee che tende a discutere e riscrivere l'intera teologia islamica degli ultimi 14 secoli, si confronterà con una sconfitta sul piano interno finendo per essere considerate una sorta di devianza dal filone religioso principale.
C'è una battaglia delle idee in corso nel mondo islamico attorno a questo tema non ancora conclusa se non altro perché a molti l'Islam, declinato in chiave radicale jihadista, appare come l'ultima grande ideologia antagonista rispetto all'ordine delle cose esistenti. Finché questa percezione si alimenterà è difficile che il fenomeno in qualche modo si esaurisca.