Quando comincia la vecchiaia? Quando dobbiamo smettere di andare a fare paracadutismo? E la pesca d’altura ha le stesse regole? Ci sono deroghe per i pescatori di professione che non sono ancora arrivati a quota cento?
Alla prima di queste domande abbiamo provato a rispondere ma per quanto riguarda lo sport sono sotto gli occhi di tutti le prove per dimostrare che al giorno d’oggi alla vecchiaia si può pensare più tardi.
Di recente sono fioccati gli articoli sui "vecchietti di Wimbledon", con un Federer che ha perso solo in finale contro Đoković. È vero però che Federer è un’eccezione: essere competitivi (per usare un eufemismo) a 37 anni è davvero un privilegio di pochi, e lui lo sa: “In termini tennistici – ha dichiarato su un canale cinese – sono passato sulla sponda dei vecchi, non c’è dubbio a riguardo. L’età media di ritiro è tra i 30 e i 33 anni, io ne ho 37 e lo capisco se mi chiamano vecchio”.
Eppure nel circuito ci sono stati altri colleghi “attempati” quanto lui: Andre Agassi, che ha ottenuto il primo posto nell’ATP ranking superati i 33 anni, Andy Murray, Juan Carlos Ferrero e lo stesso Novak Đoković, che ha battuto Federer e che a 32 anni dovrebbe, secondo gli standard, essere a fine carriera (ma non sembra proprio). Sempre a Wimbledon ha trionfato, perdendo come il coetaneo Federer solo in finale, anche Serena Williams, che tra l’altro ha partorito la prima figlia a 36 anni ed è rientrata nel circuito quasi subito.
In ogni caso, Federer non detiene il primato di longevità: dovrà impegnarsi ancora due anni se vuole raggiungere Jimmy Connors, che ha disputato la sua ultima semifinale di slam a 39 anni e che nella sua carriera è riuscito a giocare sia contro Borg e McEnroe sia contro Agassi. Alla Williams poi va peggio: per quanto sia coriacea, riuscirà a rimanere nel circuito fino ai 49 anni come ha fatto la ceca naturalizzata americana Martina Navratilova, che nel 2006 ha vinto gli US Open in doppio misto?
La musica non cambia in ambito calcistico: anche lì troviamo giocatori particolarmente longevi che non ne vogliono sapere di appendere gli scarpini al chiodo, e alcuni di loro non se la cavano affatto male: uno su tutti, Gianluigi Buffon 41 anni, ex portiere della nazionale con cui ha vinto il mondiale del 2006 e bandiera della Juventus. Buffon è tornato alla Juve dopo un anno al Paris Saint-Germain e si è già fatto valere nella partita contro l’Inter all’International Champions Cup, parando i rigori di Ranocchia, Borja Valero e Longo. Tra i portieri ricordiamo anche Albano Bizzarri, ex del Chievo, che a 41 anni gioca ancora nel Foggia, in serie B, e Shay Given, classe ’76 che si è dovuto arrendere a malincuore al ritiro solo nel 2017.
Magari per i portieri è più facile, come conferma Andrea Ermolao, direttore dell'unità di medicina dello Sport e dell'Esercizio dell'azienda ospedaliera di Padova e professore al dipartimento di medicina del nostro ateneo. Bisogna infatti fare un distinguo tra gli sport di potenza e quelli in cui la tecnica gioca un ruolo fondamentale e che vedono quindi l'esperienza come valore aggiunto: per Bolt, insomma, l'età incideva più che per Buffon e Federer. Ogni sport, comunque, trae vantaggio dall'approccio scientifico alla disciplina, che determina il miglioramento della preparazione atletica e la conseguente diminuzione degli infortuni, che alla lunga diminuiscono la lunghezza della carriera di uno sportivo di alto livello. Un approccio scientifico sempre più elaborato permette di mantenere una buona condizione atletica più a lungo: mentre un tempo in molti sport i carichi di lavoro dipendevano dalle abitudini dell'allenatore, ora variabili come l'intensità degli esercizi vengono individuate da esperti del settore che, basandosi su evidenze scientifiche acquisite grazie a numerosi test, possono anche definire per lo sportivo un programma più personalizzato che ottimizzi i carichi di lavoro. La tecnologia e il monitoraggio sono diventati parte integrante di molti sport professionistici: i ciclisti per esempio hanno il cardiofrequenzimetro monitorato direttamente dall'ammiraglia e sono in comunicazione costante con lo staff tramite gli auricolari. In questo modo possono calibrare la loro prestazione senza incorrere in problemi che solo pochi anni fa non erano prevedibili.
Tornando al mondo del pallone, se è vero che i portieri sono più longevi degli altri, c'è anche da dire che i nonnetti non mancano nemmeno in altri reparti: il difensore Lucio, che gli interisti ricorderanno sicuramente per la vittoria del triplete, ha guidato la difesa del Gama fino al 2018 per poi trasferirsi alla Brasiliense, entrambe squadre di prima divisione che nel 2019 si sono giocate la finale. E Sergio Pellissier, per esempio, ha 40 anni e si è ritirato solo alla fine del campionato 2018/2019, collezionando 19 presenze e segnando anche quattro reti con il suo Chievo. E come non nominare Francesco Totti, bandiera della Roma, che si è ritirato a 40 anni come Zanetti e Paolo Maldini? Sottotraccia, ma non per questo meno importante, c’è anche Alessandro del Piero, che ha chiuso alla stessa età ma, giocando all’estero, ha forse fatto meno clamore. Il calciatore più longevo, comunque, è un giapponese e si chiama Kazuyoshi Miura: è un ex del Genoa e a 52 anni gioca ancora in serie B con la Yokohama FC: magari il segreto dell'eterna giovinezza (sportiva) risiede nel sushi e non nella pietra filosofale.