SOCIETÀ

Ucraina: la testimonianza dello scienziato Andrii Semenov, in fuga da Kiev

A ormai una settimana dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina l’offensiva russa continua a intensificarsi, facendo affievolire le speranze in un esito positivo dei negoziati e portando paura, distruzione e morte. 

Nelle ultime ore i bombardamenti hanno colpito le principali città del Paese, provocando vittime anche tra i civili e costringendo migliaia di persone alla fuga. Secondo l’UNHCR, gli ucraini fuggiti dalla guerra sono 800 mila e di questo passo - spiega la stessa agenzia Onu “la situazione sembra destinata a diventare la più grande crisi di rifugiati in Europa di questo secolo”.

L’avanzata delle truppe russe prosegue anche verso Kiev, già presa di mira dai missili, e nei giorni scorsi al deserto della città, su cui vige il coprifuoco, faceva da controparte la folla di persone riversatesi alla stazione ferroviaria per prendere un treno e lasciare la capitale, con la speranza di oltrepassare il confine o almeno trovare un posto più sicuro.

In molti hanno raggiunto la città ucraina occidentale di Lviv (Leopoli), finora rimasta esclusa dagli attacchi ma pronta a difendersi in caso di necessità. La sua posizione, a una settantina di chilometri dal confine con la Polonia, l'ha resa una meta per i rifugiati che cercano una via di fuga dal Paese: col trascorrere del tempo i treni verso ovest sono però sempre meno e il vecchio teatro della città è diventato un rifugio d'emergenza.

Tra le persone che hanno lasciato Kiev per cercare di mettersi in salvo c'è anche Andrii Semenov, ricercatore del Bogolyubov Institute for Theoretical Physics, un centro scientifico che fa parte dell'Accademia nazionale delle scienze dell'Ucraina, il più importante ente governativo di ricerca del Paese.

Semenov ha accettato di condividere con Il Bo Live il racconto di questi giorni così drammatici e alcune riflessioni sull'impatto che la guerra sta avendo su tutte le attività scientifiche."Il 23 febbraio, il giorno prima dell'inizio della guerra, stavamo discutendo dei finanziamenti per la ricerca, anche semplicemente quante penne o carta acquistare. Piccoli problemi burocratici da risolvere, ma poi la mattina del 24 febbraio tutto è cambiato e con le esplosioni la nostra vita è stata completamente stravolta". 

All'interno del Bogolyubov Institute for Theoretical Physics della National Academy of Sciences of Ukraine, Semenov stava organizzando le attività di un gruppo di giovani scienziati impegnati nell'ambito di ricerca dell'ottica quantistica, alcuni dei quali sono in stretto contatto con il professor Paolo Villoresi, ordinario di Fisica dell'università di Padova. "Abbiamo ottenuto risultati interessanti e stavamo lavorando agli articoli. Adesso non so come andremo avanti perché i miei studenti e colleghi sono tutti in una situazione difficile. C'è chi è a Kiev, dove adesso è un disastro, e chi è in altre città dell'Ucraina".

"Io - prosegue Semenov - sono a Lviv e ho trovato un appartamento in affitto per un breve periodo di tempo. Ad essere sincero per il momento non discutiamo nemmeno di come portare avanti il nostro lavoro scientifico ma sono certo che potremo tornare a farlo. Per prima cosa però la guerra deve finire perché adesso la priorità è come sopravvivere". 

La testimonianza completa dello scienziato ucraino Andrii Semenov

Lo scienziato del Bogolyubov Institute for Theoretical Physics aggiunge un ulteriore motivo di amarezza. A partire dal 2014, ci spiega, la comunità scientifica ucraina aveva intrapreso un percorso di cambiamento rispetto al sistema ricevuto dall'ex Unione sovietica. "Uno studente di dottorato veniva pagato circa 250 euro al mese e lo stipendio di un professore si aggirava intorno ai 500 euro. Era molto demotivante ma avevamo iniziato a cambiare le cose e, per esempio, la National Research Foundation of Ukraine opera in modo trasparente per quanto riguarda i fondi da distribuire alla comunità scientifica. E siamo riusciti a lavorare in modo molto efficiente anche durante la pandemia. Sfortunatamente però il 24 febbraio è stato distrutto tutto. La guerra deve finire e noi vogliamo riprendere il nostro lavoro".

Intanto nei giorni scorsi il mondo scientifico ha fatto sentire la propria voce con ripetuti appelli per la pace. E tra le prese di posizione c'è anche la lettera aperta firmata da oltre 4000 scienziati e giornalisti scientifici russi che sottolineano l'assenza di ogni giustificazione razionale per questa guerra e chiedono di fermare le operazioni militari. 

"Se vogliono davvero aiutarci - commenta al riguardo Semenov - gli scienziati russi dovrebbero far sentire la propria voce in modo molto più forte, anche scendendo in strada a protestare. E' vero che rischiano di trascorrere due settimane in carcere ma noi siamo sotto le bombe, compresi i bambini".

La solidarietà che continua ad arrivare dai colleghi di ogni parte del mondo è comunque estremamente importante, spiega Semenov. "Il supporto che stiamo ricevendo fa bene al nostro morale e ci motiva perché non ci fa sentire soli. Voglio ringraziare tutti i colleghi dell'università di Padova e anche i colleghi russi. Ma a questi ultimi chiedo di esprimersi in modo più forte perché una lettera o una e-mail non bastano". 

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