CULTURA

Van Gogh, Monet, Degas: la gioia dell'arte

È qualcosa di più di una mostra d'arte, è la storia di un amore. Quello tra Paul Mellon e Rachel Bunny Lambert, marito e moglie e tra i più importanti e raffinati mecenati del Novecento. È la storia di più amori, perché alla vicenda privata dei coniugi Mellon si aggiunge l'amore per l'arte e per la natura, per i giardini, per i cavalli e per la casa, per la bellezza della vita. 

Palazzo Zabarella a Padova ospita Van Gogh, Monet, Degas, The Mellon collection of French art dal Virginia museum of fine arts (26 ottobre - 1 marzo), un'esposizione curata da Colleen Yarger che presenta, in esclusiva per l’Italia, settanta capolavori, la maggior parte di piccole dimensioni (questo era il gusto della coppia di collezionisti), dalla Mellon collection of French art del Virginia museum of fine arts. Edgar Degas, Gustave Courbet, Eugène Delacroix, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Paul Cézanne, Vincent Van Gogh, Pierre Bonnard, Pablo Picasso, Henri Matisse, Paul Gauguin. Nomi da far girare la testa, protagonisti di una esposizione raffinata, grandiosa e al tempo stesso intima, di un allestimento che regala il piacere di una scoperta non solo artistica, nel senso più ampio del termine, ma anche e prima di tutto privata, personale, seguendo l'avventura di una coppia unita nella vita e nell'arte. "Né Bunny né io abbiamo mai avvertito il desiderio di possedere un quadro solo perché era importante e certamente neppure perché lo consideravamo un buon investimento", diceva Paul Mellon, svelando così il segreto e l'anima di una collezione davvero unica. 

La mostra si apre con Mounted Jockey, Fantino a cavallo di Théodore Géricault e Young woman watering a shrub, Giovane donna che annaffia un arbusto di Berthe Morisot, opere che definiscono subito il racconto e dicono molto di Paul Mellon e Rachel Bunny Lambert: il primo amante dei cavalli, la seconda appassionata di giardini e del piacere semplice della vita domestica.  Figlio del banchiere e segretario al Tesoro degli Stati Uniti Andrew Mellon, appassionato d'arte e figura determinante per la nascita della National gallery of art di Washington nel 1937, Paul Mellon (1907-1999)  studia a Yale e a Cambridge, si interessa d'arte inglese, a vent'anni colleziona litografie e opere relative allo sport, ma non dà subito il meglio di sé: la sua straordinaria vocazione da collezionista si esprime a partire dal matrimonio con Rachel Bunny Lambert (1910-2014), grande appassionata d'arte francese, e l'acquisto del loro primo Matisse una settimana dopo le nozze. La coppia inizia a collezionare opere d'arte francese (il nucleo principale viene acquistato negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso): opere prima amate intimamente e poi, rispondendo a un sincero desiderio di condivisione della bellezza, donate a grandi musei come la National gallery di Washington, lo Yale centre for British art di New Haven e il Virgina museum od fine arts di Richmond. Diceva nel 1986 Paul Mellon, riferendosi alla moglie: "Furono il suo entusiasmo, il suo gusto e le sue doti intuitive che, come fiammiferi gettati su una catasta di legna secca, fecero divampare in me quel fuoco latente che sarebbe sfociato inevitabilmente in una lunga e collaborativa ricerca di questi radiosi oggetti". 

Non esiste nessun sostituto intellettuale o emotivo dell'esperienza di ammirare dal vivo un capolavoro originale Paul Mellon, 1983

Dopo la rassegna dedicata a Joan Miró e quella a Paul Gauguin e gli Impressionisti, la Fondazione Bano chiude la trilogia dedicata alle più prestigiose collezioni private del mondo, divenute poi pubbliche, individuando un filo rosso in grado di collegarne le narrazioni, ma puntando soprattutto sulla valorizzazione delle loro identità, dell'anima di ogni allestimento che, appunto, diventa occasione per svelare storie affascinanti di uomini e donne strettamente legate all'universo artistico. Ora a Padova il pubblico ha l'opportunità di incrociare una avventura d'arte e collezionismo che copre un arco cronologico che va dalla metà dell’Ottocento ai primi decenni del Novecento, tra il Romanticismo e il Cubismo, passando attraverso l'incredibile stagione dell’Impressionismo. 

L'esposizione si concentra inizialmente sulle due passioni dei Mellon, i cavalli e i giardini, per poi entrare nel vivo, al piano superiore di Palazzo Zabarella, presentando, oltre a quella di apertura del piano terra, con opere di Delacroix, Mêne, Degas, altre sette sezioni: vedute di Parigi, città amata profondamente dai Mellon, al centro del loro gusto per l'arte (la coppia frequentava le gallerie locali), i cavalli (nel 1971 il cavallo da corsa Mill Reef di Mellon vinse il Prix de l'Arc de Triomphe a Longchamps) e la moda (Bunny vestiva regolarmente da Balenciaga e, più tardi, da Hubert de Givenchy), con opere di Lépine, Van Gogh, Bonnard, Marquet; fiori, grande passione di Bunny che si dedicava con gioia al giardinaggio e all'orticoltura con opere di Redon e Fantin-Latour, Sisley e Van Gogh; persone, con un focus sui ritratti e opere, tra gli altri, di Courbert, Degas, Tissot, Cézanne e Monet; acqua, elemento che ha attraversato la vita dei Mellon fin dalla gioventù, con le spiagge di Boudin e Manet e le palme da cocco di Pissarro; interni e tavoli, sezione particolarmente interessante perché in grado di svelare dettagli relativi alla vita privata dei coniugi e, in particolare, di Rachel Bunny Lambert Mellon, riconosciuta signora del buon gusto, perfezionista, amica di Jaqueline Kennedy a cui dava consigli sull'arte del ricevere, e protagonista di un aneddoto secondo il quale, in occasione della visita della regina d'Inghilterra, decise di costruire una stanza tutta nuova, solo per il tè. A questa sezione appartiene anche La cassettiera cinese di Pablo Picasso (1953).

E ancora, la campagna francese, un'oasi di pace per la coppia, rivelata dal Campo di papaveri, Giverny di Claude Monet (1885). Infine, il trionfo dell'impressionismo e la trasformazione delll'ordinario, in un arco di tempo che va dal 1873 al 1917, è sintesi dell'avventura dei Mellon e incanta con il Paesaggio tropicale di Henri Rousseau (1910) e un gioiello di pura dolcezza come la Piccola ballerina, di quattordici anni di Edgar Degas, modello eseguito nel 1880 e fuso dopo il 1922, acquisizione del Virginia museum of fine arts che continua sulla strada segnata dai due collezionisti.

Possedere questi dipinti, oltre al piacere quotidiano che ci regalavano, significava anche provare la gioia subliminale di sapere che un giorno sarebbero stati ammirati e amati da moltissime persone Paul Mellon, 1986

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