SOCIETÀ

Il destino di un neolaureato

Pierdibaldo Parri è un brillante neolaureato al DAMS. Ha finito l’università nei tempi previsti e col massimo dei voti, ed è molto fiducioso per il suo avvenire. I fatti sembrano dargli ragione: dopo un colloquio che è quasi una formalità, viene assunto con un contratto di apprendistato alla rivista cinematografica “Pellicole e pop corn”, per la quale passa i due anni successivi a guardare film e scrivere recensioni. È un sogno che si avvera e Pierdibaldo è estremamente soddisfatto, anche perché il suo capo è molto fiero di lui, e lo ricopre di complimenti. Quando il contratto scade, però, il signor Dardanelli, rammaricato, gli dice che non può fargli un contratto a tempo indeterminato: il personale è già al completo. Pierdibaldo sorridendo risponde che dopo l’apprendistato, di questi tempi, non puntava assolutamente al tempo indeterminato, e che si accontenterebbe volentieri di un contratto a tempo determinato, sapendo perfettamente che deve ancora fare esperienza. La risposta è lapidaria: “Mi dispiace, Pierdibaldo, ma questi contratti ci costano troppo, quindi abbiamo deciso di eliminarli dalle nostre politiche di assunzione.” Pierdibaldo, a quel punto, gira amaramente i tacchi, pensando che il suo collega Foschi passa la giornata lavorativa saltellando dalla pausa caffè alla pausa cicca, fissando vacuamente il monitor tra le due, e che nonostante ciò ha un posto fisso, ma non ha tempo per compiangersi e quindi si prepara a cercare un nuovo lavoro. Tutto sommato è ancora fiducioso e il destino gli sorride di nuovo: viene assunto in uno dei pochi piccoli cinema superstiti dopo l’avvento dei multisala. Si occupa della programmazione settimanale e della comunicazione con la stampa. Manco a dirlo, contratto di apprendistato. D’altronde, pensa Pierdibaldo, non ha mai svolto attività del genere, quindi non poteva pretendere di più. Alla scadenza il suo datore di lavoro gli dà un’affettuosa pacca sulla spalla e gli rende noto che siccome credono molto in lui hanno deciso di sobbarcarsi le spese per assumerlo a tempo determinato: un altro anno aspetta Pierdibaldo al cinema Paradise. Trecentosessanta giorni dopo il suo datore di lavoro si presenta con una faccia plumbea: “Ci dispiace, ma non riusciamo ad assumerti a tempo indeterminato.” Pierdibaldo lo rassicura: gli va bene anche un altro contratto a tempo determinato. Poi, quando le acque saranno più tranquille, si potrà pensare a un contratto più sicuro. Il signor Aggravi scuote la testa: “Purtroppo non si può fare: dopo un anno a tempo determinato dobbiamo aspettare novanta giorni per farti un altro contratto di quel tipo, e noi non possiamo stare tre mesi senza qualcuno che ricopra il tuo ruolo: prenderemo un altro giovane in apprendistato.” A nulla valgono i tentativi del nostro eroe, che gli assicura che per quei tre mesi lavorerebbe anche gratis, visto che sul posto di lavoro si è trovato molto bene. Il signor Aggravi si rifiuta di farlo lavorare in nero, perché è troppo rischioso, quindi Pierdibaldo non ha altra scelta che mettersi alla ricerca di un nuovo impiego. Questa volta non è così fortunato, e non riuscendo a pagare l’affitto è costretto a tornare dai suoi genitori. Dopo qualche mese riesce a trovare un altro posto come tecnico luci in un teatro: non è il lavoro dei suoi sogni, ma vuole assolutamente tornare a vivere da solo quanto prima. Tipologia di contratto? Ormai è superfluo esplicitarla. Alla scadenza, come da copione, Pierdibaldo si sente ripetere le cose che ormai ha imparato a memoria: niente tempo indeterminato, troppe tasse per il tempo determinato, prenderanno un altro apprendista. Ma Il nostro eroe, con la forza della disperazione, ha il coraggio di prodursi in un estremo tentativo: “Ma… E un Co.Co.Pro?” La domanda viene accolta da un coro di risate: i Co.Co.Pro. sono passati di moda: ormai stipularli è un’impresa titanica: i lavoratori devono avere un profilo così altamente specifico che ormai nessuno è più in grado di trovare degli escamotage per assumere personale in questo modo.

È passato del tempo, e Pierdibaldo ormai si è arreso: ha un biglietto per Londra e le valigie sono quasi pronte. Squilla il telefono: è un numero che non conosce e quando risponde sente una voce familiare: “Pierdibaldo, ti ricordi di me? Sono il signor Dardanelli!” “Salve. Qual buon vento?” risponde Pierdibaldo a denti serrati. “Ho una bellissima notizia per te! Finalmente si è conclusa la causa di ricorso che ci ha intentato il tuo vecchio collega, Foschi, te lo ricordi? Insomma, lo abbiamo licenziato, e alla fine siamo riusciti a levarcelo dai piedi! Quindi pensavamo di reintegrarti alla rivista a tempo indeterminato, perché eri davvero bravo come giornalista cinematografico!” Pierdibaldo guarda il biglietto per Londra, che sorride ammiccante dal suo letto. Poi guarda il telefono. Al signor X risponde che deve pensarci un attimo, e riattacca, chiedendosi quale sadico capriccio del destino lo abbia fatto nascere in un paese come l’Italia.

 

Anna Cortelazzo

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